Anticorruzione, sanità sarda nel mirino: a Cagliari fari puntati sul ‘caso’ Brotzu

Aumentano le segnalazioni contro episodi di corruzione e illeciti nella pubblica amministrazione. Anac e Transparency International mappano la situazione italiana. Tra il 2017 e il 2018 in Sardegna ci sono state trentaquattro contestazioni. E nella sanità spunta il “caso” dell’ospedale Brotzu, a Cagliari, dove andranno verificate diverse accuse, fino a prova contraria solo presunte: denaro per favorire l’accettazione di pazienti, un concorso già vinto in partenza e abusi nelle prestazioni intramoenia.

In inglese si chiamano ‘whistleblower’, letteralmente ‘coloro che suonano il fischietto’. Nella pratica chi segnala attività illecite all’interno di organizzazioni pubbliche o private. Di fatto sono gli informatori dell’anticorruzione che ora, tutelati dalla legge italiana, l’ultima è la numero 179 del 2017, si fanno avanti con più coraggio. Dipendenti di Comuni, Regioni, enti pubblici ma anche lavoratori e collaboratori di imprese che hanno rapporti con la pubblica amministrazione. A loro disposizione ci sono apposite piattaforme che, garantendo l’anonimato, facilitano la segnalazioni. Lo dice la stessa Autorità nazionale anticorruzione (Anac) che nei giorni scorsi ha pubblicato i dati aggiornati: “A un anno esatto dalla sua introduzione sono state 607 le segnalazioni attraverso il sistema informatico Whistleblowing. Di queste – si legge in una nota – 63 sono state inviate alle competenti Procure della Repubblica e 70 alla Corte dei conti, per accertare la sussistenza di profili penali o di danno erariale. Lo strumento in questi mesi si è rivelato molto apprezzato, tanto che attualmente circa il 70 per cento delle segnalazioni di whistleblowing arrivano all’Anac tramite questo canale”.

Lo stesso lavoro è stato fatto da Transparency International Italia che dal 2014, tramite la piattaforma Alac (Allerta anticorruzione), offre a tutti i cittadini la possibilità di ricevere assistenza qualora vengano a conoscenza di illeciti o comportamenti contrari all’interesse pubblico. È possibile grazie al programma Globaleaks: chi segnala può dialogare in modo anonimo con chi riceve il messaggio e non c’è possibilità, per il ricevente o altri soggetti, di rintracciare l’origine della segnalazione. Che poi può arrivare al responsabile anticorruzione dell’ente, all’Anac, alla Corte dei Conti o in Procura.

Dal suo avvio Alac ha ricevuto 618 segnalazioni protette, di queste 152 nell’ultimo anno. I numeri sono illustrati nel report A voce alta: “Il 2018 è stato un anno di svolta perché è stato il primo da quando è entrata in vigore la nuova legge a tutela di chi segnala casi di corruzione all’interno del proprio ente, i cosiddetti whistleblower” dichiara Giorgio Fraschini, esperto di Transparency International e responsabile Alac. Tuttavia le difficoltà non mancano: “Nonostante la nuova legge introduca importanti tutele ed il canale informatico per ricevere le segnalazioni recentemente attivato dall’Autorità Nazionale Anticorruzione, i dubbi dei semplici cittadini sul come e a chi rivolgersi sono ancora tanti”.

Il caso Sardegna. L’Isola negli ultimi due anni risulta essere al settimo posto tra le Regioni per le segnalazioni inviate (34). Tra le province nell’ultimo anno spiccano Roma, con 18 casi, Napoli (13), Torino e Cagliari, entrambe con 9. Tra le tipologie di illecito più frequenti dominano i casi di favoritismo e clientelismo (41 su 152), seguiti da frodi e violazioni contabili (34 segnalazioni) e abuso di posizione pubblica (14).

A livello nazionale la sanità si conferma tra i settori più critici, seguita dalla pubblica amministrazione e dal settore dell’educazione, in cui si evidenziano soprattutto casi di assenteismo nelle scuole e anomalie nelle nomine universitarie. Ma è proprio dalle corsie degli ospedali che spunta il caso del Brotzu di Cagliari, il più importante della Sardegna. “Abbiamo ricevuto diverse segnalazioni – si legge nel report -, le irregolarità erano varie e richiedevano dei controlli da parte di soggetti con un accesso privilegiato alle informazioni riportate. Erano infatti molto specifiche e precise, ma non supportate da sufficienti documenti. Si riferivano a richieste di denaro per favorire l’accettazione di pazienti, abusi dell’intramoenia a danno della struttura ospedaliera, un concorso interno di cui sarebbe stato noto il nome del vincitore ancora prima dell’uscita del bando”.

Cos’è successo dopo le segnalazioni. “Abbiamo deciso di contattare il responsabile anticorruzione dell’ente, che si è trovata in difficoltà nello svolgere accertamenti così delicati. Ha quindi deciso – è scritto – di richiedere al direttore generale dell’ospedale l’istituzione di un comitato di garanzia per poter valutare le segnalazioni nel modo più preciso e completo possibile. Il comitato è stato istituito a settembre ed è al lavoro sulle segnalazioni ricevute. La decisione ha sicuramente comportato un dilatamento dei tempi ma ha contribuito a implementare una gestione più strutturata e professionale delle segnalazioni”. Insomma dovrà essere accertato se quanto denunciato ha fondamento oppure sia il disegno di un corvo per screditare qualcuno.

C’è da dire che proprio il Brotzu il 23 novembre 2017 è stata la prima struttura sanitaria regionale a siglare un protocollo d’intesa con Transparency International per sensibilizzare i dipendenti alla cultura della legalità. E sono sempre di più gli enti pubblici che, seguendo la legge sul ‘whistleblowing’, stanno predisponendo una piattaforma informatica crittografata per garantire la riservatezza di chi segnala. Lo stanno facendo anche in Sardegna dove l’Ats (Azienda per la tutela della salute) e i Comuni di Gonnosfanadiga, Loculi, Luras stanno testando la piattaforma WhisteblowingPA che intanto è già attiva nei Comuni di Sennori, Sestu, Sinnai, Sorgono, Villaputzu, Villasimius e al Consorzio di Bonifica centrale della Sardegna.

Andrea Deidda

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