È caduto in prescrizione dopo trent’anni, senza che si siano perseguiti i colpevoli, il reato di sequestro di persona a scopo di estorsione di cui fu vittima Silvana Dall’Orto: la donna, oggi 74enne, moglie dell’industriale delle piastrelle Giuseppe Zannoni, fu rapita il 19 ottobre 1988 dalla sua villa di Dinazzano di Casalgrande, nel Reggiano, e liberata sull’Autocisa la notte tra l’1 e il 2 maggio 1989 dietro pagamento di un riscatto di quasi 4 miliardi di lire. Lo scrive l’edizione reggiana de Il Resto del Carlino.
Le indagini puntarono fin da subito sull’Anonima sarda e ripresero vigore due anni fa, quando la Procura antimafia di Bologna indagò 16 persone, tutte sarde tranne un emiliano, e dispose analisi per scoprire eventuali impronte digitali e tracce di Dna su oggetti e indumenti lasciati dai banditi, ripresi in esame dopo vari appelli della Dall’Orto a far luce sulle tracce genetiche con i metodi scientifici attuali. Nessuno di loro è risultato avere il Dna polverizzato sui reperti del sequestro; i genetisti hanno però appurato che un codice genetico è ascrivibile al fratello di un indagato, nel frattempo deceduto. Il fascicolo è stato così archiviato.