Alluvione Olbia, indagati davanti al Gup: gli ex assessori comunali si difendono

Interrogatori e dichiarazioni spontanee. Così si è aperta oggi l’udienza preliminare per il secondo procedimento penale avviato dalla Procura di Tempio sulle sei morti morti e sui danni causati dall’alluvione che il 18 novembre del 2013 devastò Olbia e il suo territorio. Sotto accusa ci sono l’ex vicesindaco e ex assessore all’Urbanistica di Olbia, Carlo Careddu, già assessore regionale ai Trasporti, difeso dagli avvocati Guido Da Tome e Benedetto Ballero; l’ex assessore ai Lavori pubblici di Olbia, Davide Bacciu, assistito dagli avvocati Marco Salis e Piera Ferrara, e otto tra dirigenti, ingegneri e geometri del Comune: Tino Azzena, Mauro Scanu, Paolo Meloni, Francesco Pisanu, Luigi Sanna, Sergio Usai, Claudio Vinci e Michele Territo.

Tutti gli indagati, accusati d’aver predisposto lavori di sistemazione idraulica sui canali che attraversano Olbia e di non aver tenuto conto di uno studio preliminare al Puc – il piano urbanistico comunale – che prevedeva preliminarmente le aree ad alta pericolosità idraulica del territorio comunale, si sono detti del tutto estranei a ogni contestazione. I due politici hanno sostenuto, davanti al gip Cristina Arban, che i lavori di tombamento e sistemazione dei canali che attraversano Olbià vennero progettati ed eseguiti tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta, quando loro erano poco più che adolescenti. Mentre per quanto riguarda lo studio Pai (il Piano di assetto idrogeologico per le macroaree di Olbia e frazioni) quello consegnato alla fine del 2011 era parziale e relativo alla sola macroarea di Multa Maria, fatto che è stato acclarato in un precedente procedimento penale che vedeva come indagati (prosciolti con formula ampia) alcuni degli attuali coimputati. Gran parte dei parenti delle vittime si erano costituite parte civile nell’udienza dello scorso dicembre: i familiari di Francesco Mazzoccu e di suo figlio Enrico (due delle vittime dell’alluvione) con l’avvocato Elias Vacca, le sorelle Paola e Domenica Casalloni, figlie di Anna Ragnedda (la donna morta affogata nel suo letto sommerso da fango e acqua) con l’avvocato Mario Perticarà, una terza figlia della Ragnedda, Antonietta Casalloni, con l’avvocato Alex Russo.

Parte civile anche un operaio che nella alluvione causata dal passaggio del ciclone Cleopatra perse due abitazioni, Paolino Muzzetto. Nella richiesta di rinvio a giudizio per omicidio colposo plurimo e disastro colposo, il pubblico ministero ha contestato a tutti gli indagati diverse omissioni relative alla progettazione e ai lavori nei canali che esondarono. Stando all’accusa, dirigenti e assessori avrebbero autorizzato la realizzazione delle opere di sistemazione idraulica del Rio Siligheddu nonostante l’inadeguatezza dell’alveo, e l’esecuzione di modifiche ai ponticelli lungo il rio Ua Niedda in assenza dello studio idrogeologico e idraulico riguardante la stima delle portate di piena necessaria a garantire il regolare deflusso delle acque. Agli ex assessori Carlo Careddu e Davide Bacciu viene contestato, inoltre, di non aver utilizzato uno studio (il Pai) che era stato consegnato nel dicembre 2011 agli uffici comunali, contenente un’analisi dettagliata delle aree a pericolosità idraulica presenti nel territorio comunale. L’udienza preliminare è stata aggiornata al prossimo 21 maggio per le discussioni, con la facoltà per gli indagati di depositare memorie e ulteriori richieste istruttorie.

G.P.C.

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