‘Albertino’ ucciso, la madre del 19enne: “Proviamo tanta pena per Lukas”

“Nostro figlio non ce lo può restituire niente e nessuno, perciò se ci auguriamo che sia stato un incidente è soprattutto per quest’altro ragazzo”. A parlare sono Antonello Melone e Mariella Alivesi, i genitori di Alberto, il 19enne ucciso dal suo amico e coetaneo Lukas Saba con un colpo di calibro 22 all’interno di un monolocale in piazza Teatro ad Alghero. “Oggi quel ragazzo mi fa soprattutto pena, perché sono sicura che non sta passando e a lungo non passerà dei bei momenti”, aggiunge Mariella come riportato da La Nuova Sardegna. “Mio figlio è morto per mano dell’amico, un ragazzo che stava tutti i giorni con lui”, prosegue la madre di ‘Albertino’: “Tutto è rimediabile, tranne la morte di nostro figlio”.

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Ieri Lukas è stato interrogato dal gip del Tribunale di Sassari Antonello Spanu, al quale ha ribadito la versione dei fatti già raccontata al pm Mario Leo: “È stato un tragico gioco. Non sapevo che la pistola fosse carica e non avrei mai sparato contro il mio migliore amico”. Al termine dell’interrogatorio il gip ha respinto la richiesta di arresti domiciliari per il giovane, confermando la misura cautelare in carcere.

Intanto emergono i primi risultati della tac e dell’autopsia eseguita eseguita dai medici legali incaricati dal sostituto procuratore Mario Leo, che coordina le indagini condotte dai carabinieri del reparto investigativo del comando provinciale di Sassari e dalla compagnia di Alghero, sul corpo di Alberto. La traiettoria del colpo di pistola che ha ferito a morte il barista algherese va dall’alto verso il basso. Chi ha sparato sovrastava fisicamente la vittima. Probabilmente Alberto era seduto e chi l’ha colpito con la calibro 22 era in piedi. Il colpo, secondo quanto emerso dall’autopsia, ha perforato lo sterno, la trachea, l’esofago e l’aorta, provocando una gravissima emorragia.

All’esame hanno partecipato i due periti indicati dalla Procura, Francesco Serra e Salvatore Lorenzoni, quello indicato dalla famiglia della vittima, Francesco Lubinu, e quello nominato dalla difesa, Antonio Nieddu. Nel frattempo gli inquirenti stanno lavorando per ricostruire anche le ore precedenti all’omicidio e capire per quale motivo sul luogo del delitto si trovasse quella calibro 22 “Derringer” di proprietà del padre del ragazzo arrestato la notte tra venerdì e sabato e tuttora accusato dal sostituto procuratore Mario Leo di omicidio volontario. Secondo alcune testimonianze raccolte dai carabinieri in queste ore, il presunto omicida avrebbe girato per Alghero con la pistola nei pantaloni già dal pomeriggio.

“L’ha puntata anche contro di me, come se fosse uno scherzo”, ha raccontato uno di loro, fornendo questo dettaglio anche ai genitori della vittima, che è andato a trovare nella loro abitazione. “L’ho anche sgridato, gli ho detto di non fare sciocchezze e di lasciarla a casa – è la sua versione – perché era carica e poteva mettersi in qualche guaio”. Da domani la salma di Alberto Melone sarà esposta nella camera mortuaria dell’ospedale civile di Sassari. Da lì partirà alla volta di Alghero, in direzione della cattedrale di Santa Maria, dove sarà allestita la camera ardente. Nella stessa chiesa giovedì alle 15.30 sarà celebrato il funerale del ragazzo.

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