‘Albertino’ ucciso, i genitori di Saba: “Lukas non è affatto un assassino”

“Lukas non è un assassino”. L’imprenditore Sergio Saba e sua moglie Marieke Hellendoorm difendono così il figlio Lukas Saba, 18 anni, dipendente nell’attività nautica del padre, che in circostanze ancora in corso di accertamento venerdì sera ha esploso il colpo di pistola che ha ucciso Alberto Melone, barista algherese di 19 anni, mentre si trovavano in un monolocale di piazza del Teatro ad Alghero. “Quel ragazzo era il più caro amico di Lukas, erano sempre insieme, siamo davvero dispiaciuti per lui e per i suoi familiari – dicono -. Quando è successo il fatto altri due ragazzi sono scappati per lo spavento, lui è rimasto lì e ha cercato di salvarlo, cercava di tamponargli la ferita – proseguono -. Si voleva suicidare, i medici del 118 gli hanno dato un calmante”.

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“Lukas è stato definito come un killer, ma killer significa che qualcuno ti ha mandato apposta per uccidere – spiegano ancora Sergio Saba e Marieke Hellendoorm -. In questo caso è stato un incidente”. Ragazzo irrequieto e senza voglia di far nulla? “Falso, lavora con me, è regolarmente assunto”, dice Saba. “Vive con noi, in campagna”, sottolineano lui e la moglie. “Quello di piazza del Teatro è un punto d’appoggio – riferiscono -, ci andava solo quando doveva uscire con gli amici”. Chiarito anche il giallo della pistola che ha ucciso Alberto Melone. “È mia, la tenevo sotto il letto, viviamo in campagna e serve come difesa”, assicura il padre. “Quella mattina sua mamma ha rifatto il letto e l’ha vista, era sotto il materasso, dove la nascondevo per ogni emergenza”. L’ipotesi è che “Lukas potrebbe averla presa nel pomeriggio, prima di uscire”. Forse “voleva fare una spacconata, voleva farla vedere agli amici, di certo il colpo è partito per sbaglio”. È quello che Lukas Saba, difeso dall’avvocato Gabriele Satta, ribadirà oggi anche al gip”. La sua versione, specificano i genitori del giovane accusato di omicidio volontario, “l’hanno confermata anche gli altri due ragazzi”. Tra l’altro, “il grilletto di quel tipo di pistola è abbastanza morbido, perciò è verosimile che il colpo possa essere partito per sbaglio”.

Intanto si è concluso l’interrogatorio con il gip del Tribunale di Sassari, Antonello Spanu. “È stato un tragico gioco. Non sapevo che la pistola fosse carica e non avrei mai sparato contro il mio migliore amico”, ha detto Lukas. Saba si è presentato davanti al Gip accompagnato dal suo avvocato, Gabriele Satta, e ha confermato quanto già aveva detto al pm Mario Leo, aggiungendo che la pistola calibro 22 è di proprietà del padre. L’ha presa per gioco – ha ricostruito davanti al gip- e sempre per gioco, pensando che fosse scarica, l’ha puntata contro Alberto Melone e ha premuto il grilletto. Nelle prossime ore il gip deciderà se concedere o meno i domiciliari a Saba. Nel frattempo sarà nominato il medico legale per l’autopsia su Meloni.

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