A Cagliari più punteggio nei concorsi a chi parla il sardo, il dibattito è aperto

Un premio nei concorsi a chi conosce la lingua sarda: la mozione, approvata martedì in Consiglio Comunale a Cagliari, impegna l’amministrazione a inserire il sardo tra i criteri di valutazione nelle selezioni pubbliche ma sono tante le perplessità: c’è chi parla di provvedimento illegittimo, chi di penalizzazione ingiusta per chi non è abituato a parlare in limba.

Il tema è stato proposto dal consigliere Enrico Lobina e votato favorevolmente da 18 consiglieri, ora toccherà a Sindaco e Giunta capire le modalità di attuazione del provvedimento. “Cagliari ha deciso, col dibattito di martedì e col voto favorevole alla mozione, di fare passi in avanti concreti sul bilinguismo“, commenta Lobina. “Ora vorrei che in tutti i consigli comunali di Sardegna si votassero mozioni simili e che quanto prima si arrivasse ad un cambiamento di mentalità delle strutture amministrative della Sardegna”. Non tutti positivi però i commenti sulla proposta, di fatto un limite per coloro che per tante ragioni non parlano sardo. Se nel resto dell’isola, soprattutto nei piccoli centri, quasi tutti capiscono e parlano sa limba, a Cagliari solo sei persone su dieci dichiarano di usarla nel quotidiano, come conferma uno studio presentato qualche anno fa dalla ricercatrice Anna Oppo; il 36,7% dei cagliaritani ammettono invece di averne solo una competenza passiva. E’ legittimo che in un concorso pubblico venga introdotto un criterio simile? “Assolutamente, lo permette la legge 482 del 1999 che tutela e valorizza le minoranze linguistiche in Italia” precisa Giuseppe Corongiu, direttore del Servizio Lingua Sarda della Regione. “Ovviamente ci si deve attenere a premialità aggiuntive, non a escludere i candidati che conoscono solo l’italiano”. Qualche perplessità invece per Alessandro Bianchi, sindaco di Nuoro: “Apprezzabile il tentativo di dare ai Sardi più possibilità per usare la lingua negli uffici pubblici, ma c’è da interrogarsi sulla legittimità di concorsi così strutturati”. Negativo invece il parere per Paolo Casu, consigliere sardista: “Mi sembra una proposta che rischia di rimanere nel cassetto. Ogni concorso rischia di essere invalidato. Anche perché molte persone non hanno avuto la fortuna di imparare il sardo”.

In realtà la mozione cagliaritana non è una novità: la selezione bandita nel gennaio 2012 dal Consiglio Regionale per l’assunzione di quattro giornalisti prevedeva, tra le materie della prova orale, “elementi di linguistica sarda dai quali si possa evincere almeno un’adeguata comprensione della lingua sarda parlata e scritta”.
E le altre lingue minoritarie parlate in Italia? Alcune delle regioni a cui si rivolge la legge 482 del ’99, “Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche” già da tempo hanno inserito le lingue come prova di idoneità nei concorsi pubblici: in Val d’Aosta ad esempio l’esame per operatori amministrativi impone come requisito la conoscenza di francese e italiano insieme, e si può scegliere l’una o l’altra lingua per sostenere la prova. Stesso criterio per gli aspiranti funzionari del comune di Bolzano: escluso chi non parla italiano e tedesco, lo stesso bando è pubblicato bilingue. La novità di premiare chi conosce il sardo negli uffici amministrativi non è dunque un’anteprima cagliaritana, nonostante le polemiche di chi si sente penalizzato da questo criterio. Sarà interessante capire ora come Sindaco e giunta riusciranno a metterlo in pratica.

Francesca Mulas

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