Una catarsi da cinque metri per due: ecco ‘La tela’ delle emozioni scolpite

Continuano i riconoscimenti per Salvatore Garau, artista sardo di fama internazionale che, nel ruolo inedito di regista, ha concepito un’opera di coraggiosa poesia, facendosi portavoce di un messaggio di libertà ed emancipazione.’

‘La tela’, il docu-film di sessanta minuti realizzato con Fabio Olmi nel ruolo di direttore della fotografia, sarà ospitato al ‘Dumbo film festival’ di New York (8-9 luglio 2019) e al ‘Brazil international film festival’ di Rio De Janeiro (23-25 agosto 2019) dopo essere già stata ospite del ‘Dada Saheb Phalke Film Festival” 2019 di Nuova Dehli in India, ottenendo la menzione d’onore da parte della giuria, e del ‘Portugal international film festival” 2019.

L’opera (nella foto) documenta la realizzazione di un dipinto di cinque metri per due eseguito da Garau, insieme ad alcuni detenuti, all’interno del carcere di Massama, in provincia di Oristano. Un’esperienza tanto inclusiva che può essere raccontata unicamente per affinità e contrasti, la cui ragion d’essere prescinde dalle convenzioni estetiche di gallerie e musei.

Il risultato è una doppia opera, pittorica e filmica, prodotto della creatività intesa come forma di liberazione, dell’uomo e dell’artista. Se la gestualità dell’arte ha dato la possibilità ai carcerati di modificare il proprio contatto con la realtà, calandosi di uno stato mentale favorevole alla creazione, si è altresì liberato l’artista dall’implicito dovere di rispondere ai concettualismi del sistema dell’arte contemporaneo.

L’opera pittorica che ne risulta è frutto di un approccio immediato, che plasma pulsioni interne di persone generalmente estranee alle dinamiche di un mercato tanto articolato.

Nella sua narrazione ‘La tela’ custodisce, invece, il grande lavoro realizzato dall’artista e dai detenuti. Momenti, sguardi e idee compongono il racconto di un percorso destinato a colmare ogni spazio vuoto della grande superficie, metafora di un’inedita finestra carceraria sul più ampio dei paesaggi: quello interiore. Questo horror vacui non è unicamente sintomo dell’angoscia della reclusione, ma rappresenta il bisogno di tradurre dei contenuti interni, difficilmente esprimibili in tale circostanza, in richiami visibili. Il progetto nasce dunque per mettere in luce il potere immenso dell’arte poiché, come afferma Garau, “la pittura è liberazione”.

Gaia Dallera Ferrario
https://www.instagram.com/gaiafe/

Biografia essenziale dell’artista

Salvatore Garau (Santa Giusta, Oristano, 1953) si diploma, nel 1974, all’Accademia di Belle Arti di Firenze.
Nel 1977 entra a far parte degli Stormy six, gruppo rock d’avanguardia europeo, con i quali incide 5 Lp e tiene oltre mille concerti. È del 1984 la sua prima personale allo Studio Cannaviello di Milano.
Nel 2003 è invitato ad esporre alla Biennale d’Arte di Venezia e al Parlamento europeo di Strasburgo. Nel 2005 espone a Milano ‘Scultura nel cielo’, una gigantesca tela di 200 metri quadri. Nel 2006, in Sardegna, con ‘Ichthys sacro stagno’ allaga tre chiese portandovi all’interno l’acqua e i pesci degli stagni circostanti, mentre nel 2010 realizza a Santa Giusta la scultura in ferro battuto alta 12 metri ‘Anguilla di Marte’. Seguono personali a Londra, Losanna, Washington, San Francisco.
Nel 2011 è ancora alla Biennale di Venezia dove espone una grande tela dipinta a tempera sulla quale permette al pubblico, con l’aiuto di acqua e pennello, di intervenire ridipingendo così l’opera (o distruggendola). Recentemente sue personali sono state ospitate nei musei di Saint-Etienne, Lima, Còrdoba (Argentina), Brasilia, San Paolo, Montevideo. Nel 2017 ha diretto il suo primo film ‘La tela’ realizzato assieme ai detenuti all’interno di un carcere di alta sicurezza. Nel 2019 ha realizzato un corto di 24 secondi ‘Futuri affreschi italiani’ attorno alle sue ultime opere.

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