I sardi nel mondo di Antonio Mannu al Lazzaretto di Cagliari

Prosegue la presentazione al pubblico, al Lazzaretto di Sant’Elia a Cagliari, della mostra fotografica di Antonio Mannu “Migrazioni – I sardi nel mondo”. Il periodo di esposizione, che si sarebbe dovuto concludere il 30 giugno, è stato infatti prorogato sino a  domenica 8 luglio. La mostra presenta parte della documentazione raccolta con il progetto “Migrazioni – in viaggio verso i migranti di Sardegna”, realizzato dall’Associazione Ogros tra il 2008 e il 2016. La ricerca racconta la migrazione isolana del nostro tempo, dando voce, in prima persona, ai suoi protagonisti. L’ obiettivo è conoscere, attraverso immagini e storie di vita, le esperienze di chi ha lasciato la Sardegna, comprendere come è mutato il rapporto con la terra d’origine, indagando insieme il senso d’identità, il modo in cui questo si esprime e si trasforma nei luoghi del mondo, come cambia, evolve o si annulla il sentimento di appartenenza. Nell’arco di oltre 7 anni di lavoro, attraverso interviste video registrate, sono state raccolte le testimonianze di più di 170 persone, incontrate in 21 paesi di 4 diversi continenti. Al progetto di ricerca hanno partecipato Andrea Deiana, Antonio Mannu, Tao Mannu, Luis Murrighile e Paola Placido.

Il progetto ha il sostegno della Fondazione di Sardegna ed é organizzato in collaborazione con l’Associazione Sarditudine. A Cagliari ha il sostegno e il patrocinio del Comune di Cagliari;  collaborano l’Associazione Tina Modotti, il Centro Culturale Man Ray, il Centro Fotografico Cagliari, la Cooperativa Sant’Elia 2003 e ArtaRuga – Coworking e Spazio Creativo. La mostra  sarà aperta tutti i giorni, sino all’8 luglio, tranne il lunedì, dalle 9 alle 13 e dalle 16 alle 20 

La mostra è stata inaugurata lo scorso 15 giugno. E’ stata presentata dall’assessore alla Cultura del Comune di Cagliari Paolo Frau e da Felice Tiragallo, docente di antropologia ed etnografia visuale all’Università di Cagliari, membro del comitato scientifico dell’Isre di Nuoro. Paolo Frau ha parlato del significato di un lavoro che propone una riflessione sul tema migratorio “in cui la prospettiva è rovesciata. Qui siamo noi a migrare, noi che andiamo e siamo andati a cercare situazioni e luoghi in cui costruirci un futuro. Ricordarlo oggi è quanto mai importante. Anche noi siamo gli altri.” 

Felice Tiragallo ha sottolineato all’aspetto sociale del tema indagato. “Ho lavorato a lungo sul paese di Armungia, affrontando la questione dello spopolamento. Cos’è l’emigrazione in rapporto al luogo d’origine, cosa comporta, che cambiamenti genera. Chi lascia un luogo smette davvero di farne parte? La mia sensazione, analizzando il fenomeno, é che esista, e sia esistita, un’Armungia locale e una sparsa per il mondo, che fa parte della storia del luogo, mantiene relazioni, spesso ritorna. Così è per tutta l’isola”

Il racconto fotografico in mostra documenta la vita e il lavoro di sarde e sardi che vivono in luoghi diversi del pianeta. È stato prodotto in situazioni e contesti eterogenei, in paesi distanti nella geografia, nella storia, nella cultura, nel tessuto economico e sociale. Letizia Battaglia, illustre fotografa palermitana ha scritto in proposito: “Ho guardato con attenzione le fotografie realizzate da Antonio Mannu per il suo progetto sulla migrazione sarda, un lavoro eseguito in diversi anni e svariati paesi. Lo ritengo molto interessante e utile, anche per la riflessione a cui ci porta l’evidenziare che, lasciare la propria terra di origine, è uno dei temi più drammatici di questi anni.”

La spagnola Cristina Garcia Rodero, membro dell’agenzia Magnum, a sua volta scrive: “Il progetto fotografico sull’emigrazione sarda di Antonio Mannu è un lavoro fatto con amore, creatività e valentia, difficile sia sotto l’aspetto documentale che concettualmente. Con uno sguardo umano, sincero e sensibile, dona ai protagonisti grande dignità e forza.” 

Il tema dell’indagine non è nuovo; ricerche analoghe hanno fatto altri fotografi e fotografe isolane. Mi viene in mente Daniela Zedda con uno straordinario approccio estetico e con un’attenta e scenografica messa in posa dei soggetti, coerente col fatto di rappresentare, in gran parte, sardi diventati famosi. I sardi di Antonio Mannu sono invece un variegato microcosmo di persone qualunque sparse nel mondo, dall’Argentina agli Emirati Arabi, da Malta alla Tailandia. Emigrati per caso, per necessità, per inseguire il proprio talento. Sono tappezzieri, marinai, informatici, camerieri, musicisti, chef, artisti. La cifra estetica di racconto è diversa, adeguata al campionario umano rappresentato. «Pochissime immagini —dice Antonio Mannu — sono posate perché ho preferito l’approccio del reportage, cogliendo i soggetti in pose spontanee durante le interviste che facevano parte della ricerca».

Il risultato è un “inventario” di sarditudine internazionale che è metafora e riflessione sul passato e sul presente. Un censimento etnico, l’unico doveroso e indispensabile, dove la fotografia non si sottrae al suo mandato storico: quello di conservare la memoria, soprattutto per coloro che l’hanno persa, insieme al buon senso, non per la vecchiaia che sbiadisce i ricordi, ma per l’ondata di mistificazione, di odio e di egoismo collettivo da cui si sono fatti travolgere.

Enrico Pinna 

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