Per Nivola, 108 candeline immaginarie. La memoria è il miglior festeggiamento

Poliedrico, eclettico e geniale: Costantino Nivola giunge ai nostri tempi come artista cosmopolita, sospeso tra la voglia di errare a Milano, Parigi, New York ed il senso di appartenenza alla propria terra. Originario di Orani (Nuoro), dove era nato il 5 luglio del 1911, si è reso interprete di un sentimento identitario che lo ha mantenuto prossimo alle sue origini, permettendogli di esportare, tra tradizione e modernità, la Sardegna nel mondo.

Si formò come grafico e, anche se successivamente minimizzo quest’esperienza, la professionalità maturata negli anni di lavoro presso la celebre azienda Olivetti e lo studio pubblicitario di Armando Testa furono per lui una grande risorsa. Nel 1939, quando dovette trasferirsi in America per sfuggire alle leggi raziali poiché sua moglie, Ruth Guggenheim, era di origine ebrea, riuscì ad occuparsi continuando ad esercitare questa professione. Non tardò peraltro nel manifestare il proprio straordinario talento. Qualche anno più tardi a Costantino Nivola venne affidata la direzione artistica di riviste molto prestigiose, tra cui Interiors, periodico dedicato al design industriale, che seppe rilanciare con un taglio avanguardistico ed internazionale proponendo servizi dedicati all’architettura, anche europea.

Uno dei personaggi che maggiormente ha contribuito al processo di maturazione dell’artista è stato senz’altro l’architetto svizzero Le Corbusier che Nivola conobbe a New York, nel 1946. L’incontro, che avvenne in un momento di transizione in cui l’artista era alla ricerca di sé stesso, fu folgorante e segnò il passaggio ad un nuovo mondo creativo, prossimo ai linguaggi dell’astrattismo e del modernismo. Una delle opere più complete che, unita alla lunga serie di lavori preparatori, ci racconta molto della identità artistica matura di Nivola, è il rilievo realizzato per lo show room Olivetti, a New York. Lungo ventitré metri ed alto quattro, è stato realizzato con una tecnica nuova, inventata dallo stesso artista: il sand custing. Il procedimento consisteva nel creare un calco fatto attraverso una matrice di sabbia nella quale veniva colato gesso o cemento.

Oltre alle sue numerose creazioni, anche i progetti rimasti incompiuti ci raccontano molto dell’inesauribile affezione con cui l’artista guardava alle proprie origini, territoriali e professionali. Nato in una famiglia di carpentieri da molte generazioni, Nivola progettò il Monumento del Muratore di Orani che avrebbe dovuto sorgere nella piazza principale erigendosi per diverse decine di metri. Quest’opera è stata concepita dunque in una dimensione urbana, rivelando l’identificazione che egli viveva tra la figura dello scultore e quella dell’architetto. Ne rimane un modello, attualmente conservato presso il Museo Nivola del suo paese natio.

Anche l’identificazione nelle figure del muratore e del costruttore era molto forte, non solo per la grande manualità che l’artista sviluppò negli anni dell’infanzia, ma anche in senso metaforico. Nivola ha sempre manifestato la volontà di accompagnare l’evoluzione della sua terra natale, mettendola in guardia dai rischi della società dei consumi che, in America, egli aveva conosciuto bene e che sapeva essere distante dalla tutela del patrimonio naturale, paesaggistico e dalla salvaguardia di quei luoghi pubblici atti alla condivisione e allo scambio.

Di questa sua visione resta oggi Piazza Satta, a Nuoro, unica opera ambientale pienamente realizzata rimasta in Europa. “Non sono state mantenute certe condizioni che avevo imposto per la progettazione della Piazza. La prima era quella del divieto di parcheggio, se il parcheggio era cosi importante sarebbe stato meglio riempirla di macchine di granito”, avrebbe sindacato a lavori ultimati l’artista stesso. Piazza Satta è, in ogni caso, una delle più importanti opere dell’artista, pensata in funzione della gente, di chi la deve vivere, e non unicamente finalizzata ad una realizzazione architettonica e urbanistica. Una piccola poesia che Nivola ha voluto vivesse laddove lui era cresciuto.

A margine di uno dei suoi numerosi bozzetti Nivola ha scritto: “Nella mia memoria è ancora presente la campagna dove camminavo, da ragazzo con i piedi nudi, alla ricerca di radici di mangiare e di legna da ardere. Per le circostanze particolari in cui l’ho vissuta e per la mia giovane età, l’esperienza di Orani è rimasta l’esperienza più forte della mia vita”.

È grande e vive l’eredita che quest’uomo ha lasciato alla sua terra che, citando il saggista e critico francese Marcel Proust “non è stata creata una volta, ma tutte le volte che è sopravvenuto un artista originale”.

Gaia Dallera Ferrario
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