La città spopolata di Gianluca Vassallo

Siamo assuefatti a vivere in un paese in cui da quasi dieci anni i morti superato i nuovi nati e in una regione che da 15 anni registra una costante diminuzione della popolazione residente. Eppure fa ancora effetto leggere che entro 60 anni, in Sardegna, scompariranno 31 comuni con meno di 1000 abitanti. Forse la parola declino ci sembra più accettabile della parola scomparsa, oppure la morte delle comunità viene ancora percepita come una perdita culturale inaccettabile. È un problema complesso che per essere dibattuto e compreso appieno richiede forse strumenti e approcci nuovi.

Così è nato il progetto SPOP, un percorso di ricerca sul tema dello spopolamento in Sardegna. SPOP è un’iniziativa promossa dalla Fondazione di Sardegna nell’ambito della piattaforma AR/S – Arte Condivisa in Sardegna. Il progetto è in divenire e trae origine da due principali ambiti di indagine: da una parte la ricerca scientifica, curata dal collettivo Sardarch, dall’altra la ricerca artistica che, nel corso delle ultime due settimane del mese di agosto 2016, ha visto in azione l’artista Gianluca Vassallo in alcuni dei centri maggiormente colpiti dal fenomeno.

Se con i numeri si analizza scientificamente il fenomeno, con l’arte ci si inerpica su sentieri visuali più complessi e affascinanti che passano attraverso la condivisione di emozioni e la ricerca di una dimensione poetica. Pur riconoscendo che la matematica possiede una sua indubbia creatività a volte visionaria vi parlerò solo della parte del progetto a me più vicina: quella artistica.

Gianluca Vassallo, ha fatto tappa in dieci comuni tra quelli indicati in via di estinzione: Bortigiadas, Nughedu San Nicolò, Semestene, Giave, Padria, Monteleone Rocca Doria, Esterzili, Ussassai, Armungia, Aidomaggiore. I materiali video e fotografici raccolti rappresentano il nucleo del lavoro “La città invisibile”, curata da Roberto Cremascoli, che terrà aperte le sue porte sino al 6 gennaio 2017 negli spazi espositivi della Fondazione di Sardegna a Cagliari, in via San Salvatore da Horta 2.

Il metodo dell’artista è coerente con il suo stile: dieci giorni di lavoro intenso e serrato, un giorno per ogni paese decimato. Dieci ore al giorno per perdersi in una dimensione fatta di simboli, di segni di una condizione sospesa tra presente e passato. Dove il futuro è “invisibile”. Un mondo dove i necrologi superano di gran lunga i fiocchi, rosa o celesti che siano, dove lo spopolamento rende la cifra, la misura fisica della solitudine, dove troppi verbi sono declinati al passato. Alla fine di ogni giornata le fotografie, stampate in grande formato e affisse sui muri, hanno costituito il “segno” di un percorso artistico, di un passaggio partecipato.

È quindi evidente che esaurire il lavoro di Vassallo con la visione delle sole foto in “mostra” sarebbe operazione riduttiva e fuorviante. Significherebbe semplificare l’operazione artistica alla sola esposizione fotografica. Invece per l’artista la fotografia rappresenta solo il veicolo della sua visione, un substrato in cui fermentano le emozioni. Per entrare nella sua “Città Invisibile” occorre invece valutare la coerenza del lavoro di ricerca e di contatto umano in un viaggio di conoscenza e di arricchimento personale che costituiscono la cifra della sua visione sociale dell’arte. Attraverso le sue installazioni riusciremo dare significato a quelle piazze vuote riempite dei segni del loro “svuotamento”, dare un senso più ampio a quei volti, simboli viventi di comunità in estinzione, prefigurazione attuale di quel cimitero dei ricordi che potrebbero diventare in futuro i loro (nostri) paesi. Questa è una premessa importante per visitare la sua città con la mente aperta.

Allora Gianluca Vassallo ci condurrà nella città invisibile calviniana in punta di piedi, con lui attraverseremo i vicoli, il suo sguardo diventerà il nostro, non cederemo alla tentazione di «abbandonarci ad una visione giudicante, alla fretta delle risposte anziché alla durata delle domande». I freddi dati statistici saranno mutuati con la sua visione sociale in cui «la superficie quadrata pro-capite diventa la circonferenza della solitudine». Il suo sguardo, rispettoso della dimensione individuale fatto di « comprensione per le scelte di chi se ne va e di chi decide di restare», sarà condiviso e ci sembrerà l’unico possibile. Alla fine del (nostro) viaggio il suo lavoro ci apparirà arricchito di sfumature nuove e coerenti con il suo stile: non un rumoroso grido d’allarme, non una visione polemica e scomposta ma un contributo pacato, una introspezione che serva a costruire ciò di cui a volte si sente un gran bisogno: la consapevolezza».

Enrico Pinna

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share