Caro Giulini, noi a Tavecchio preferiamo Gigi Riva. Ecco perché

Caro presidente Giulini, intanto in bocca al lupo a lei e al Cagliari.

Non le nascondo il dispiacere dopo le sue prime dichiarazioni di sostegno a Tavecchio alla Presidenza FIGC nonostante l’infelice frase: “da noi gioca titolare chi prima mangiava banane.”

Ieri orgoglioso del Cagliari e di Daniele Dessena per aver indossato i lacci colorati di lotta all’omofobia. Oggi di Paolo, 18 anni, di Jerzu, neo acquisto della Torres. Lo vedremo dopo. Orgoglioso ricordando Gabriella Dorio, ex atleta italiana, medaglia d’oro nei 1500 metri piani alle Olimpiadi che disse che “praticare uno sport non deve fondarsi sull’idea del successo, bensì sull’idea di dare il meglio di sé”. In quel momento Daniele ha dato il meglio di se, ha dato il meglio del Cagliari.

Oggi apprendo del suo appello affinchè Tavecchio “faccia un passo indietro”. Avrei preferito una condanna tempestiva ad una frase inaccettabile. Ma va bene anche cosi.

Eleggere alla Presidenza della massima espressione del calcio in Italia l’uomo che ha dato dei “mangiabanane” agli extracomunitari del calcio concorrerebbe a perdere la già difficile e durissima battaglia contro il razzismo. Bastano poche parole ai tesserati per vedersi comminare multe salate o squalifiche umilianti, e ai tifosi per vedersi applicato il Daspo, il provvedimento di legge comminato a chi dimostra di non essere ritenuto adatto a presenziare a una manifestazione sportiva. Con quale autorevolezza, dopo quanto successo, Tavecchio sarebbe in grado di condurre questa battaglia?

Tavecchio si è di fatto autoescluso dalla corsa alla presidenza della Federcalcio. Per distrazione o per incultura o per errore che importa? Ha detto una grossolana fesseria. Si è pronunciata perfino la Comunità Europea, mentre la FIFA ha inviato una lettera chiedendo ufficialmente l’apertura di una indagine sulle parole pronunciate.

Probabilmente Tavecchio non è razzista ma solo un anziano signore che viene da un’altra generazione in cui anche la cultura del linguaggio era diversa. Persone di un’altra epoca, magari anche di vedute aperte, ma che ogni tanto si lasciano sfuggire espressioni come “negro” e “ricchione” (dopo la gaffe sugli stranieri e sulle donne “handicappate”, attendiamo a breve quella sugli omosessuali).

“Per ogni individuo, lo sport è una possibile fonte di miglioramento interiore” scriveva De Cubertain. Io credo che anche il calcio italiano, oggi, ha bisogno di migliorare interiormente. Serve un rinnovamento generazionale, serve un rinnovamento culturale. Con lui, purtroppo, sarà impossibile.

Da ieri abbiamo appreso con gioia della decisione che consente alla Torres di rimanere nel calcio professionistico. Da ieri ho appreso con grande orgoglio che Paolo Ganadu, classe 1996, di Jerzu, giocherà in questa prestigioso club sardo.

Paolo Ganadu, 18 anni, jerzese, neo acquisto della Torres mi scrive questo:

Per ottenere risultati efficaci contro il razzismo nel calcio e non solo, occorre prevenzione e creatività. Gli stadi di calcio sono da sempre anticipatori e amplificatori di problematiche presenti nella nostra società e razzismo e xenofobia trovano spesso una loro espressione. Dagli striscioni ingiuriosi come: “Auschwitz la vostra patria, i forni le vostre case” al “buuu..” nei confronti di giocatori neri etc… Non sono solo i tifosi ad avere atteggiamenti razzisti: allenatori e dirigenti che discriminano i gay, giocatori che in campo offendono l’altrui etnia, media che usano metafore a sfondo razziale. Andando oltre il calcio, espressioni come “uomo nero” cosi come “mangiatore di banane”, rischiano di trasferire ai più piccoli in primis, un’ immagine negativa della diversità. Nello sport non ci deve essere razzismo e discriminazione; lo sport in generale, come il calcio, che ormai pratico da quando avevo soli tre anni, unisce le persone, ti fa conoscere nuove persone, ti fa fare nuove amicizie; si creano delle seconde famiglie che ricorderai per sempre. A me, avere un compagno di colore nella mia squadra non dispiacerebbe affatto e anzi, sarei il primo a far si che si integri al meglio. Il razzismo dev’essere superato ad ogni costo, per il bene del calcio italiano.

Paolo, 18 anni.

E in ogni caso, caro Giulini, al posto di Tavecchio, perché non Gigi Riva?
Forza Cagliari, forza Torres, e no al razzismo.

Gianluigi Piras

gianluigipiras@gmail.com

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