Valentina Sanna: “Non lasciamo sola la gente di Villaputzu e il suo sindaco”

Da Valentina Sanna, già presidente dell’assemblea regionale del Pd e oggi aderente al progetto “Sardegna Possibile” riceviamo e pubblichiamo.

Dietro quella sbarra finisce la Sardegna, non è più la nostra terra. Dietro quella spiaggia c’è un luogo dove la morte viene misurata, certificata e poi venduta. Morte che viene poi taciuta e sotterrata creando altra morte. Altro dolore. Se fosse soltanto accettabile (e ovviamente non può esserlo) monetizzare la vita umana, aggiungerei che di tutto questo profitto, di questo macabro giro d’affari delle sperimentazioni militari, a noi sardi non viene in tasca niente, al più qualche briciola versata ai comuni limitrofi.

Lo dico chiaramente e fin da subito, cosciente che questo è uno dei primi importanti messaggi che bisogna lanciare: difendere la vita, la salute nostra e della terra, non è semplicemente un diritto, è un preciso dovere che ogni comunità deve assolvere. Perché è difficile dirlo, ma in ogni angolo di Sardegna è nascosto un cancro che hanno smaltito, interrato o semplicemente lasciato a marcire.

Dietro quella sbarra, oggi, c’è il poligono di Quirra e l’uomo che ha alzato simbolicamente quella sbarra e si è ripreso la spiaggia in nome della propria comunità è il sindaco di Villaputzu, Fernando Codonesu. Ora indagato per aver fatto quello che ogni amministratore dovrebbe fare: dare valore al proprio territorio e provare a orientare l’economia verso la sua vocazione migliore e dire, finalmente, che si preferisce un modello diverso per il futuro di quel luogo. Che le bombe e i giochi di simulazione sono assurdi e inaccettabili, ancora di più di fronte a quegli esseri umani che, scappando dalle guerre vere, trovano la morte nei nostri mari. Quelle guerre sono fatte con le armi vendute dagli stessi che affittano la nostra terra ad eserciti e multinazionali di tutto il mondo.

Dietro quella sbarra ci siamo tutti noi, a cercare un nuovo rapporto con il nostro territorio e a interrogarci sul ruolo che dovremo avere in futuro nel difenderlo. Perché la Terra, quando muore, porta via con sé ogni forma di vita, annienta la persona e distrugge il nostro ambiente già pesantemente avvelenato. Ci siamo da tempo, e non siamo pochi a voler fermare questo scempio. Mi rassicura sapere che con Sardegna Possibile i grandi temi che riguardano le servitù e i poligoni militari assumano l’enorme rilevanza che meritano e sono convinta che avremo la maturità necessaria per dialogare nella maniera più costruttiva con ogni comunità che intenda liberarsi di una spietata economia che, a fronte di un enorme profitto dei signori della guerra, lascia a noi sardi la pesante eredità di un territorio fortemente compromesso dai danni del suo inquinamento.

Valentina Sanna

 

 

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