Usi civici, lettera aperta di Deliperi a Erriu: “Spiace, ma non ci convince”

Dal rappresentante del Gruppo di intervento giuridico Stefano Deliperi, riceviamo e pubblichiamo.

Dopo averlo fatto nell’ ottobre scorso, l’Assessore degli Enti locali, Finanze, Urbanistica della Regione autonoma della Sardegna Cristiano Erriu cerca nuovamente di tranquillizzare tutti sul nuovo Editto delle Chiudende confezionato dalla Giunta Pigliaru e scodellato dal Consiglio regionale sardo.

A parte il fatto che l’Assessorato competente in materia di usi civici è quello all’Agricoltura, finora silente, spiace, per la stima che gli portiamo, ma non riesce a convincere nemmeno un po’.

Continueremo a difendere i demani civici in Sardegna e altrove con tutti i mezzi a disposizione.

Infatti, non convince nemmeno un po’ una legge – la legge regionale n. 26/2016 – approvata di notte, a poche ore dalla proposta della Giunta, senza alcuna trasparenza, senza uno straccio di dibattito pubblico dopo vari contenziosi davanti alla Corte costituzionale e 120 accertamenti di demani civici effettuati e pagati dalla Regione, ma tuttora non promulgati.

Non convince nemmeno l’intento di volere “affrontare casi specifici” come l’inquinatissimo bacino dei “fanghi rossi” di Portovesme, realizzato su terreni a uso civico.

La legge approvata furtivamente la notte del 25 ottobre 2016 riguarda naturalmente casi generali e astratti, potenzialmente gli oltre 400 mila ettari dei demani civici sardi.  Se si fosse voluto intervenire su singoli pochi casi, gli istituti applicabili potevano esser altri (la permuta, l’alienazione, il trasferimento dei diritti di uso civico) già previsti dal quadro normativo (legge n. 1766/1927 e s.m.i., regio decreto n. 332/1928 e s.m.i., legge regionale n. 12/1994 e s.m.i.).

In più, sul piano giuridico, è l’ennesimo pastrocchio: in pratica, la Regione (Giunta e Consiglio) ha deciso  che i terreni appartenenti ai demani civici siano sclassificati – cioè sdemanializzati – ma la perdita della tutela paesaggistica di cui al decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i. sarebbe sospesa sine die in attesa delle verifiche svolte dal Ministero per i beni e attività culturali e del turismo e della Regione nell’ambito degli accordi di copianificazione propri della pianificazione paesaggistica.

Non si comprende a quale titolo quelle aree rimarrebbero tutelate con il vincolo paesaggistico, in una sorta di limbo giuridico in attesa di futuri ed eventuali accordi di copianificazione Stato-Regione che chissà quando arriveranno, pur avendo perso la qualifica demaniale civica, cioè la il motivo stesso della presenza del vincolo di uso civico (art. 142, comma 1°, lettera h, del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.). Tanto per capirci, a oggi, non c’è stata la conclusione di neanche un accordo di copianificazione Stato-Regione autonoma della Sardegna.

Avrebbe avuto senso e sarebbe stata ampiamente giustificabile un’operazione di trasferimento dei diritti di uso civico dalle aree compromesse irreversibilmente a boschi, coste, pascoli di proprietà comunale e, eventualmente, regionale, così da compensare sul piano ambientale e sociale la perdita in danno delle collettività locali.

Il Gruppo d’Intervento Giuridico onlus ha predisposto in proposito un testo normativo liberamente utilizzabile (Proposta di legge regionale “Trasferimento dei diritti di uso civico e sdemanializzazione di aree compromesse appartenenti ai demani civici”).

Ma così non è stato e la legge regionale n. 26/2016 riapre i termini delle “sclassificazioni” (sdemanializzazioni) dei terreni appartenenti ai demani civici senza che sia previsto alcun corrispettivo per le collettività locali titolari dei diritti di uso civico, così derubate due volte, la prima quando sono stati illegittimamente venduti o occupati i terreni a uso civico, la seconda quando la Regione approverà le “sclassificazioni” senza nulla in cambio.

Non nascondiamoci dietro un dito: fra i terreni a uso civico interessati da questa ben poco virtuosa operazione di sdemanializzazione ci sono sì aree industriali come il bacino dei c.d. fanghi rossi di Portovesme, ma ci sono anche lottizzazioni edilizie lungo la costa orientale, realizzate completamente o solo in parte, come sul litorale di Orosei, dove sono ben presenti interessi di importanti gruppi turistico-immobiliari, così come i terreni a uso civico di Capo Altano, sulla costa di Portoscuso.

Altro che assenza di aree costiere, come sembra adombrare l’Assessore Erriu…

Per non parlare – infatti l’Assessore Erriu se ne guarda bene dal parlarne – dei tanti casi che possono aver determinato la scandalosa mancata promulgazione di ben 120 provvedimenti di accertamento di altrettanti demani civici nei rispettivi territori comunali sardi, pronti fin dal 2012 e non promulgati per motivi ignoti, pur derivando da regolare appalto di servizi collaudato e pagato.

Per non parlare dei mancati recuperi da parte di Comuni e Regione di migliaia e migliaia di ettari di terreni a uso civico illegittimamente occupati da privati senza alcun titolo, spesso e volentieri “non irreversibilmente modificati”, pur in presenza di un preciso obbligo di legge (art. 22 della legge regionale n. 12/1994 e s.m.i.).  E sarebbe anche importante sapere se vi siano consiglieri regionali e altri amministratori pubblici in conflitto di interessi diretto o indiretto riguardo proprio le occupazioni illegittime di terreni a uso civico.

Ma anche di questo l’Assessore Erriu evita di parlare.

Il Gruppo d’Intervento Giuridico onlus ricorda anche il già presente conflitto di attribuzione in materia fra Stato e Regione sulla legge regionale n. 5/2016 davanti alla Corte costituzionale: infatti, queste norme regionali, proposte e votate da una maggioranza trasversale sovranista e di centro-sinistra, violano le competenze statali esclusive in materia di tutela dell’ambiente (artt. 9, 117, comma 2°, lettera s, cost.), come già riconosciuto con la sentenza della Corte costituzionale n. 210/2014, che dichiarò illegittima la legge regionale Sardegna n. 19/2013 di analogo contenuto.

Siamo disponibili a qualsiasi confronto, ma ci opponiamo e ci opporremo con tutti i mezzi al nuovo Editto delle Chiudende, come il provvedimento che nella prima metà dell’800 dette inizio alla privatizzazione dei grandi demani collettivi sardi.

Qualsiasi cittadino, può, comunque fare la sua parte.   Più di 650 l’hanno già fatto.

Infatti, su sollecitazione di tante persone – oltre alla campagna permanente legale e di sensibilizzazione – il Gruppo d’Intervento Giuridico onlus propone una petizione popolare al Presidente della Regione autonoma della Sardegna Francesco Pigliaru con richieste semplici e dirette: l’abrogazione della legge regionale n. 26/2016 di sdemanializzazione delle terre civiche (da proporre al Consiglio regionale), la promulgazione dei 120 provvedimenti di accertamento di altrettanti demani civici che dormono nei cassetti regionali da più di 4 anni, l’avvio delle operazioni di recupero delle migliaia di ettari occupati abusivamente.

Bisogna far sentire la propria voce, bisogna far sentire la volontà dei cittadini: firma e fai firmare la petizione in difesa delle terre collettive!

Si può firmare qui: Petizione contro il nuovo Editto delle Chiudende!

Stefano Deliperi 

Gruppo di intervento giuridico onlus

 

 

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