Un poeta, Meridiana, la continuità territoriale. E un grido: “Siamo in ostaggio!”

Il poeta Alberto Masala, nato a Ozieri ma di famiglia pattadese, da trentacinque anni residente a Bologna, ha scritto questo testo per raccontare una sua disavventura con Meridiana e con le norme ballerine sulla continuità territoriale. Volentieri lo proponiamo ai lettori di Sardinia Post.

Sono sardo di ascendenze secolari. Certamente sardo. Per motivi personali non vivo in Sardegna da tanto tempo. Ma vado e vengo parecchie volte in un anno. Con un calcolo approssimativo posso dire di aver volato circa 300 volte su quelle linee aeree. Osservo che il diritto di un cittadino a frequentare liberamente la propria terra è sempre più un’opzione labile e di scarsa rilevanza. Ne ho viste già tante, compreso l’abbandono a terra da parte del personale di volo dei bagagli per mancanza di posto in stiva (scoperto solo all’arrivo). Ma non avevo ancora subito ciò che mi è successo il 2 di settembre all’aeroporto di Cagliari. Mi presento al banco del check-in insieme a mio figlio di sei anni e sua madre (sarda, cresciuta in Sardegna, nonostante la sorte la faccia risultare nata in Germania per il fatto che i suoi genitori in quegli anni erano emigrati).

Il mio solo biglietto, fatto on-line il 21 luglio con carta di credito, costava circa 85 euro. Per acquistarlo, come d’abitudine, avevo ingenuamente cliccato l’opzione della continuità territoriale, credendomi ancora sardo e non sapendo che l’affettuosa lungimiranza dei nostri amministratori regionali aveva opportunamente sospeso la convenzione per i mesi estivi.
La signorina dell’accoglienza, dopo aver instradato le valigie, si accorge dai documenti che non risulto residente in Sardegna e, secondo la consegna aziendale, mi comunica (gentilmente) che non posso essere imbarcato. Devo rifare l’intero biglietto. Quello che possiedo mi sarà rimborsato (non so in che misura) contattando il call-center.

Mi reco alla biglietteria per il nuovo acquisto e la funzionaria mi chiede con fermezza punitiva e grande faccia tosta aziendale la somma di 320 euro per una tratta già acquistata e occupata da me stesso. A questo punto faccio i conti e realizzo che rifare il biglietto in rete mi costerebbe cer-tamente meno. Scegliendo il male minore, la mia compagna e mio figlio, sebbene non abbiano un biglietto congiunto, sono imbar-cati. Io resto ancora due giorni a Cagliari senza la valigia: il primo biglietto a prezzi accessibili (109 euro) è per il 4 settembre. Lascio all’immaginazione il disagio in cui mi sono trovato: immobilizzato a Cagliari per due giorni, affidato alla bontà di un amico, senza i miei effetti personali.

Voglio pubblicamente ringraziare gli amministratori regionali che hanno ulteriormente confermato la loro inettitudine o, peggio, la loro colpevole trascuratezza nello stipulare simili accordi con Meridiana concedendo un tale spazio di arrogante discrezionalità.

È evidente che siamo abbandonati a noi stessi e non abbiamo il diritto di tutti gli altri cittadini. Essendo originari di un’isola, non ci sono concesse scelte: non possiamo decidere di andarcene a casa a piedi, a cavallo, in bicicletta, in autostop, in treno…
Ma non è finita qui, ora mi aspetta l’ultima sofferenza: telefonare al call-center Meridiana – a costi salatissimi, tanto al minuto e minimo venti minuti di attesa – per ottenere l’eventuale rimborso del biglietto inutilizzato. Non so se lo farò: sarebbe come accettare di voler subire un furto, pagare un interesse all’usuraio, essere presi ancora una volta per i fondelli.

Una sola cosa è certa: SIAMO IN OSTAGGIO.

Alberto Masala

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