Sinistra XXI, è la sinistra sarda il nostro progetto strategico

Sinistra XXI è un network nazionale transpartitico che opera concretamente, ogni giorno, per la riunificazione della sinistra del lavoro. Il “noi e voi” che ha finora distrutto la sinistra non fa parte del nostro vocabolario: per questo portiamo avanti la costruzione di una sinistra unita in unico Partito del Lavoro (nel senso di parte, di Polo) contro il Partito del Capitale.

In Sardegna, questa prospettiva si cala nella specificità sarda che necessita di un percorso autonomo, che noi abbiamo identificato nella creazione di una “sinistra sarda”: ben più di una semplice lista elettorale come taluni l’hanno intesa.

Nella nostra idea, espressa in plurimi documenti ed interventi pubblici, riteniamo che sia necessaria la costruzione partecipata di un programma di fase a cui tutti possano aderire individualmente e di un forum che coordini partiti, associazioni, movimenti ed indipendenti che abbiano aderito a tale programma. Il nostro modello è un intelligente mix tra Syriza (partito-coalizione che sostiene Tsipras, attuale candidato alla presidenza della Grecia e della UE) e il Forum di San Paolo, che a partire dagli anni ’90 ha ridato vitalità alla sinistra latinoamericana, che oggi governa quel Continente.

Insieme ad altre organizzazioni, tra cui “La Sinistra per la Sardegna”, abbiamo accettato la sfida elettorale in un contesto unitario, o che almeno tale sembrava dalle parole dei nostri interlocutori prima delle elezioni. L’idea era di sperimentare, direttamente alle elezioni, il tema di una sinistra ben radicata in Sardegna, che decidesse qui le proprie linee programmatiche e i propri indirizzi politici senza aspettare la benedizione di Roma.

In linea generale, i sardi hanno capito questo fatto: il buon risultato della tripartita lista Rifondazione-Comunisti Italiani-Sinistra Sarda è anche il frutto di una impostazione diversa posta dalle associazioni e dai movimenti: basti pensare che, mentre i due partiti ancora difendevano la legittimità di Francesca Barracciu a presiedere la coalizione, associazioni e movimenti della Rete della Sinistra Sarda si rifiutavano di sedere al tavolo della coalizione dopo aver avuto un burrascoso faccia a faccia con la candidata, alla quale si chiedevano scelte conseguenti alle istanze di rinnovamento del popolo del centro-sinistra.

Sul piano programmatico questa diversità ha portato la Rete per la Sinistra Sarda ad incalzare (sola, per l’assenza dei due partiti) la coalizione per centrare sul lavoro l’impegno della nuova Giunta. Un impegno che concretamente si è tradotto nel Piano per il Lavoro, donato dalla Rete per la Sinistra Sarda a tutta la lista, e che è stato oggetto di diverse iniziative elettorali nell’Isola.

Oltre la selezione di candidati dall’alto profilo (per quanto possibile nel rapporto con le segreterie dei due partiti nazionali), vi è stato dunque un lavoro politico notevole (di analisi, con l’apertura di un sito “Ragione Sarda” in cui, tra le tante proposte, figura la creazione di un sistema di giustizia civile sarda, non statale) ed un forte dispendio di risorse, umane e materiali.

La chiusura che le segreterie regionali dei due partiti hanno portato dal giorno stesso delle elezioni, affrettandosi a rivendicare la provenienza di partito dei consiglieri, sebbene eletti unitariamente, ha trasformato il rapporto con le associazioni e dei movimenti della Rete per la Sinistra Sarda in un rapporto servile, che li ha tagliati fuori da tutta la fase post elettorale (sebbene durata più di un mese), tanto da obbligare tale Rete ad un’operazione di trasparenza nei confronti di militanti ed elettori, avvenuta sui giornali e a cui è seguita una ulteriore operazione di chiusura dei due partiti (che hanno definito “esponenti politici del passato” gli ideatori del concetto di “sinistra sarda”, ispiratori della sardizzazione del simbolo elettorale nonché promotori dell’elaborazione programmatica).

E’ chiaro che, rispetto all’idea originaria della stessa Sinistra XXI, questo schema di relazioni si è dimostrato deficitario, sia sul piano della creazione del futuro soggetto politico della sinistra sarda e sovranista, sia dal punto di vista del rapporto con il centro-sinistra.
La posizione di chiusura, divisione e debolezza con cui i due segretari di PRC e PDCI hanno condotto, senza una preventiva consultazione plenaria di tutte le forze della lista su rivendicazioni programmatiche e sull’opportunità o meno di accettare incarichi di governo, ad una “trattativa” debole con il Presidente Pigliaru, la quale ha avvantaggiato quelle forze che, sebbene disunite al momento elettorale, hanno saputo con astuzia unificarsi in un gruppo (Sardegna Vera) che si è dato obiettivi di legislatura comuni e che unitamente si è confrontato con il Presidente.

Fuori dal solito teatrino di accuse sulla “ricerca delle poltrone”, tipiche di una certa sinistra, il dato vero è che né i comunisti né la sinistra sarda hanno oggi un nuovo “fronte di lotta” da aprire. La nostra idea, infatti, era di utilizzare l’eventuale incarico in Giunta per scardinare i processi di governo della Regione: privilegiando ambiti di impegno direttamente riferibili al Piano per il Lavoro, su cui avevamo incentrato la campagne elettorale fino a farne il perno del nostro programma.

Ritenevamo di poter svolgere un’opera di apertura delle segrete stanze, facendole “invadere” dalle masse di lavoratori, studenti, gente comune che aspetta risposte da fuori: i movimenti della Rete per la Sinistra Sarda sognavano un Assessorato all’Agricoltura stabilmente occupato e cogestito con i pastori, con i contadini della Nurra condannata alla Chimica Verde, con i veterinari che ogni giorno operano nelle aziende agricole. Sognavamo un Assessorato all’Istruzione che, come previsto dalle leggi, lanciasse una consultazione di studenti, lavoratori e famiglie per riformare la scuola e l’università sarda. Sognavamo un Assessorato al Lavoro che approvasse subito la nostra prima proposta di legge sul salario sociale e reddito minimo garantito per tutti ed un Assessorato ai Trasporti che lanciasse ai “padroni dei cieli e dei mari” la sfida della continuità territoriale come atto di sovranità popolare rispetto al diritto alla mobilità.

Tutto questo non è stato possibile per la paura dei partiti di aprirsi non alla “società civile”, ma a quella società politica che la politica ha deciso di farla, ma con strumenti diversi: nelle associazioni, nelle reti di cittadinanza, nei movimenti. Una paura che non ha avuto Alexis Tsipras, che oggi gira l’Europa sostenendo l’unità delle sinistre: partitiche, sindacali, sociali.

Riteniamo che il rapporto che la burocrazia di partito ha incrinato possa essere ripreso in via cooperativa e di apertura agli elettori non solo della lista in sé, che evidentemente i nostri interlocutori hanno concepito come un “cartello elettorale”, ma ai sostenitori dell’idea di una sinistra sarda che si annidano dentro e fuori le attuali formazioni politiche del centro-sinistra.

Per questo motivo definiamo la “sinistra sarda” il nostro progetto strategico: perché crediamo convintamente che, oltre le tattiche elettorali e i tatticismi politicistici, esistano forze ed energie nuove tra i lavoratori ed i cittadini sardi per costruire un rivoluzionario progetto che li porti direttamente al governo della nostra Terra. Su questo, Sinistra XXI è impegnata per l’oggi e per il domani.

Alessandro Tedde (Presidente Nazionale di Sinistra XXI – Think Tank per l’Alternativa di Società).

 

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