Della impressionante catena di azioni invereconde perpetrate per diretto intervento mariano (dal nome di un noto consigliere del precedente presidente della Regione) o su sua ispirazione, meritoriamente denunciata da questo sito, fa forse parte un piccolo ma significativo episodio accaduto a me all’inizio di maggio dello scorso anno.
Stavo scendendo a piedi in viale Merello quando di fronte a un ristorante, meta preferita delle scorribande culinarie della crème (si fa per dire) della giunta di quei tempi, incrociai casualmente quel presidente in compagnia dell’allora assessore all’Industria e dell’amministratore unico di una società in house della Regione, oggi al centro delle cronache giudiziarie per il sospetto trasferimento di sede. Venni assalito con veemenza e fatto oggetto di ingiurie e di minacce per essermi rifiutato di modificare il bando per la realizzazione di interventi riguardanti l’innalzamento della qualità complessiva del sistema scolastico regionale nonostante le pressioni ricevute dal presidente medesimo e da quel suo consigliere, che tendevano a farne oggetto di correttivi per me poco chiari e anche sospetti.
Mi parve allora di cogliere un lampo rosso che attraversava la vetrata del ristorante, involontario spettatore di quello sfogo scomposto. Mi illusi che fosse una reazione di vergogna di fronte a quella scena ben poco edificante. Oggi questa illusione ha una conferma che pare avvalorarla. Quel luogo di ristoro ha chiuso i battenti, forse proprio perché non riusciva a superare l’imbarazzo provocatogli da quanto accaduto allora.
Di questa vicenda, che ho raccontato anche in un esposto alla magistratura tendente ad accertare le eventuali responsabilità penali delle revoca del bando, oggetto della contesa e motivo di quella aggressione verbale, ci sono stati, come ho detto, spettatori in carne e ossa che potrebbero confermarla, ma che saranno restii a farlo, per complicità e omertà.
Silvano Tagliagambe