Riaprono le scuole: costruiamo il monumento della mamma dei poveri

Dal Partito dei Rossomori riceviamo e pubblichiamo.

Io voglio innalzare un monumento alla mamma dei poveri. Alla mamma di tutti i bambini che domani mattina vanno a scuola accompagnati da una amorevole signora che sorride. E’ dolce, coccola i suoi bambini. E, arrivata davanti alla scuola, gioisce perché i suoi bambini sono contenti di ritrovare i vecchi compagni, in città. Nei paesi si vedono tutti i giorni. Però è bello tornare in classe, insieme, di nuovo. Davanti a scuola la mamma dei poveri, con dignità e fermezza guarda, osserva, annota. I figli dei “ricchi” hanno lo zaino nuovo; hanno le scarpe nuove e di marca; hanno vestiti nuovi e di marca. E scendono da belle macchine. Ed anche le mamme sono cariche di griffe.

Lei annota e capisce una cosa nuova . La possibilità di accesso alla scuola non è uguale per tutti. E le condizioni per frequentare la scuola non sono uguali per tutti. La mamma dei poveri sa che i conti di casa questo mese non tornano. Ai bambini crescono i piedi e ci vogliono scarpe nuove. Ai bambini si allungano le gambe e servono vestiti più lunghi. Ai bambini si allargano le spalle e servono giacche, cappotti, giubbotti, magliette. Tutto più grande. E meno male che non sono potuti andare al mare; altrimenti sarebbero cresciuti anche di più. E i conti non tornano, questo mese. Ma come fa la mamma dei poveri il mese di settembre quando deve affrontare tutte le spese mensili: mutuo, affitto, bollette luce gas telefono, condominio, un tot per la benzina e i trasporti, le spese per la pulizia. E questo è fisso.

I grandi non rinnovano il vestiario(I ricchi lo chiamano guardaroba). Ma bisogna pure mangiare. Olio, pasta pelati carne poca e di taglio poco pregiato da insaporire. Verdura al mercato a fine mattina. Offerte studiate in tutti i depliant di tutti i super mercati. Biscotti, no, li fa migliori la mamma. Marmellata, qualche volta. Per i pelati forse è meno costoso comprare i pomodori a cassette e farseli in casa. Meno pane. Anche raffermo che è più salutare, quasi dietetico. Le liquidazioni tutte studiate ,ripassate, rivalutate, paragonate. Il problema è che devi stare attenta a quel che compri che se il bambino cresce troppo non gli dura abbastanza. Meglio una taglia più grande, tanto cresce….

Ma a settembre ci sono i quaderni. Ci sono i libri e anche i grembiuli. E tutta la cancelleria. Quei pacchi di penne coloratissime; e quelle confezioni di attrezzi da disegno, assolutamente irrinunciabili; e un diario che non può mancare. E uno zaino che può contenere tutto, anche tutto quello che la mamma dei poveri non potrà comprare mai. E, a settembre, i conti non possono tornare. Coro ‘e mamma.

Voglio fare il monumento alla mamma dei poveri.

Le mamme dei poveri sono in aumento. Prima i disoccupati, i cassintegrati, quelli in mobilità, i mai occupati, i laureati e diplomati, figli di poveri eroici, ma disoccupati. E ora è povera la famiglia monoreddito. Chi ha il mutuo non ce la fa più. E la vecchia dignitosa famiglia del ceto medio, due stipendi e un mutuo, stenta ad arrivare a fine mese. Anzi ha venduto qualcosa non strettamente necessario.

E, nelle città,  la mattina, nei luoghi dell’assistenza (per fortuna aprono presto) si forma la fila discreta e silenziosamente solidale di chi “deve” chiedere per campare. E si vedono signori di sobria eleganza demodé, con la cartella da ufficio, in fila, umili e umiliati. Alla Caritas, alle parrocchie, a tutti i centri di volontariato laico e religioso. Anche nonni fanno la fila. Non si sa se lo fanno per sé o per risparmiare l’umiliazione dei figli e dei nipoti. E li chiamiamo i nuovi poveri. Nei paesi per fortuna la solidarietà delle famiglie e della comunità è meno impersonale. Ma anche lì si fatica a tenere la dignità del povero.

Voglio fare il monumento alla mamma dei poveri.

E scolpirei una statua di ribelle. Non una statua di pietà o compassione. Una statua che gridi che una società diversa è necessaria e che giustizia e libertà devono pure potersi affermare.

Intanto subito una scuola diversa. Una scuola per tutti. Il diritto allo studio per tutti. Per dare a tutti la possibilità di esprimere al meglio e compiutamente i propri “doni”. Diritto allo studio e diritto a una scuola di alta qualità. Come quella che si danno i veri ricchi. Dalla scuola per l’infanzia all’università. Alle specializzazioni. Per formare nuove classi dirigenti. Di popolo. Non si può più sopportare la vergogna di essere ultimi per qualità dell’apprendimento nella graduatoria europea. Ultima regione d’Europa. E la vuoi chiamare sovranità?

E, subito, almeno in tutte le scuole dell’obbligo, la mensa con prodotti locali, senza catering internazionali. Prodotti cucinati da donne del posto con amore di mamma. Gratis per tutti. Perché altrimenti chi non può dare il contributo giornaliero ,il più povero tra i poveri non ci potrà andare. Tutte le classi e tutta la classe.

E di conseguenza molta più scuola. Molta più lezione, molta più socialità.

Non mi si facciano questioni di risorse; quelle che i poveri chiamano soldi. Esiste una Regione che per bocca dei suoi amministratori di ogni genere, dice che la scuola e i saperi sono il futuro di questo troppo paziente popolo sardo. Ebbene si taglino gli sprechi; si riducano le spese inutili, si facciano scelte diverse per investire in futuro per i nostri figli.

Noi faremo il monumento alla mamma dei poveri con la nostra lotta di libertà e giustizia.

Partito dei Rossomori

 

 

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