Province sprecone? Cappellacci pensi ad agenzie, consulenti e società regionali

Come saprete, sia il governatore Cappellacci che la sua maggioranza di centrodestra, hanno voluto approvare il 28 Giugno 2013 una legge regionale che molti di noi ritengono illegittima ed incostituzionale e che io personalmente ritengo una legge-truffa.

Questa legge prevede il commissariamento di 5 province. Quella di Cagliari che per lo Statuto Sardo è definita “provincia costituzionalmente riconosciuta dallo Stato“ insieme alle 4 province cosiddette “ nuove “ in quanto istituite poco più di 10 anni fa e riconosciute con legge ordinaria dallo Stato stesso.

La motivazione di questa scelta è fatta derivare dall’esito referendario che, è bene ricordarlo, era, per le 4 nuove Province, di carattere abrogativo mentre per le altre 4 storiche e costituzionali meramente consultivo.

Molti adesso pensano che le 5 province non esistano più. Che siano state abrogate o abolite o meglio cancellate ( il termine usato a seconda del politico regionale che si cimenta su questo argomento ) ed in linea col decreto Monti sulla spending review. Quindi , appare ai più, che il governatore Cappellacci abbia voluto così contribuire a dare voce ai 500.00 sardi che si erano espressi per mandare a casa i consiglieri provinciali ed i loro presidenti, quasi a voler dimostrare che tutti i casi di mala-politica e di sprechi pubblici fossero in capo alle Province o, come se le stesse, non svolgessero compiti e funzioni che sempre il Consiglio regionale aveva deciso di affidare loro con la L.R. n° 9.

Che Ugo Cappellacci non sia un campione di coerenza politica ed amministrativa non lo scopriamo ora. Infatti, nel volere questa legge regionale truffa e per paura dei franchi tiratori della sua maggioranza, minaccia la Company di dimissioni se non fosse passata in aula, scordando che circa un anno fa lui stesso si fece promotore di un ricorso, cosi come altre 7 Regioni, contro lo stesso decreto Monti ed il famigerato art 23.

I più maligni possono anche pensare che con questa legge in salsa sarda, i nostri capaci e responsabili amministratori regionali volessero anche passare come autentici riformatori ed innovatori e, forse, anche passare alla storia come i primi della classe. E visto che ci siamo, anche superare in cultura giuridica i nostri emeriti costituzionalisti sardi (Ciarlo, Chessa, Ballero e Deffenu) che avevano già bocciato, con argomentazioni giuridiche, il fatto che non rientrava nei poteri del Presidente della Regione, e neanche nei poteri del Consiglio Regionale, commissariare le Province e, allo stesso tempo, accorciare i mandati elettivi dei Consigli Provinciali. Pur sapendo che la sentenza n° 48 del 2003 della stessa Consulta si era già espressa in merito. Qualcuno potrebbe addirittura affermare “ a loro insaputa !“.

I più machiavellici, che hanno letto le pagine dell’inchiesta parlamentare sulla P2 di Licio Gelli, hanno seguito l’inchiesta sulla P3 e vedono sempre complotti dietro l’angolo, invece hanno pensato che la legge truffa, finemente arzigogolata per i suoi puntuali e precisi riferimenti giuridici ( Sic ) fosse da approvare qualche giorno prima della decisione della Corte Costituzionale proprio sul ricorso presentato da 8 Regioni ( Sardegna compresa ) proprio contro l’art 23 del decreto legge di Monti, sperando di influenzare l’opinione pubblica ed i magistrati contabili nonché quelli emeriti della Consulta. Ed in questi giorni abbiamo saputo come è andata a finire. La Consulta ha bocciato il decreto Monti con la motivazione che un decreto legge o una legge nazionale, seppur in momenti di crisi economica ed importante per gli equilibri finanziari, non può by-passare il percorso di riforme della struttura dello Stato e del titolo V della Costituzione che prevede sempre un percorso delineato con la doppia lettura da parte delle due Camere del Parlamento.

Cappellacci quindi uguale Monti? Parrebbe di si. Anche Ugo Cappellacci & Company, dopo l’esito referendario, avrebbero dovuto predisporre la modifica dello Statuto sardo riformulandolo senza la presenza delle Province, e quindi senza ridisegnare i confini delle 4 storiche e seguire poi l’iter parlamentare, ma non prima di una legge di riordino generale sulle funzioni degli enti locali .

Ma Cappellacci ha preferito non far niente di tutto ciò ed arrivare, poco prima dell’inizio della sua personale campagna elettorale, in modo spregiudicato ad annullare l’esito delle elezioni provinciali di 3 anni fa e nominare i suoi bei 5 commissari. Elezioni provinciali svolte a suffragio universale e di maggior rilevanza politica e democratica rispetto all’istituto dei referendum, e che avevano visto la vittoria del centrosinistra in 4 delle 5 province commissariate. Un golpe quindi che solo nei paesi antidemocratici possono accadere.
Vi chiederete: ma il Testo Unico sugli Enti Locali allora è carta straccia? E lo Statuto e la Costituzione Italiana allora non sono più le carte fondanti della nostra autonomia e della nostra Repubblica? Il retro pensiero di questi furbetti dell’aula consiliare lo conosciamo. Un ingombro. Solo un ingombro per chi deve comandare, senza troppe lungaggini e senza partecipazione popolare.

Arroccati nel palazzo senza rendersi conto di quello che accade nei Comuni e nelle altre istituzioni sarde. Insomma, cosa vi aspettavate da un uomo scelto da Berlusconi? Lui, riconoscente, ha voluto imitare il suo mentore nell’avversione alle regole. Il concetto della separazione dei poteri dello Stato in Sardegna non conta. Potremo vedere i pidiellini isolani protestare in piazza Repubblica ed il concetto apparirà chiaro a tutti i sardi che, in buona fede, hanno voluto credere a lui e alla sua company di restauratori del centralismo regionale.

Poi, abbiamo scoperto, che i veri sprechi e gli alti costi della politica derivavano dai costi e dai benefit dei parlamentari e dei manager di Stato, dall’uso dei fondi dei gruppi consiliari in quasi tutte le Regioni e dall’eccessivo costo dei cosiddetti “ carrozzoni politici “ rappresentati da oltre 35.000 enti, società in house, società partecipate, consorzi industriali e di bonifica, agenzie varie che rappresentano il vero cancro dello spreco di danaro pubblico e che alimenta 35.000 presidenti, vicepresidenti e consiglieri di amministrazione e conseguentemente staff di collaboratori personali, benefit per dirigenti ed indennità di risultato roboanti nonché 35.000 collegi dei revisori dei conti (minimo 3 componenti per collegio) In Sardegna gli enti strumentali della Regione Sardegna sono ben 35. Tutti a carico del bilancio regionale per ben 305 milioni di euro e con una perdita di circa 19 milioni. Trovarne uno in pareggio di bilancio è come trovare un ago nel pagliaio.

E anche qui troviamo 35 presidenti con relativi consigli di amministrazione, oppure dei commissari straordinari nominati sempre dal cerchio magico del governatore Cappellacci e della company. Il report annuale, redatto dalla sezione sarda della Corte dei Conti, fa capire esattamente che il vecchio modo di gestire la cosa pubblica è duro a morire e che circa 17 milioni sono stati spesi per mostre, pubblicità, pubbliche relazioni e spese di rappresentanza. Mentre di soli consulenti 4 milioni e mezzo. In questo caso, sono certo, che non vedremo i pidiellini isolani protestare in Piazza Repubblica.

Ritorniamo adesso alla pseudo fantapolitica. La legge di riordino è all’esame del Consiglio Regionale. E vi domanderete se ce la faranno ad approvarla e quale pastrocchio ne uscirà fuori. Ma ce la devono fare prima del 23 Luglio. Forse per poi programmarsi le ferie estive? No cari conterranei. Devono approvarla prima del 23 perché in quel giorno il Consiglio di Stato si dovrà esprimere sul ricorso dell’UPS (Unione delle Provincie Sarde) ricevuto dal tribunale ordinario di Cagliari, che non diede la sospensiva sul referendum e decidendo che fosse il Consiglio di Stato ad esprimersi in merito alla illegittimità ed incostituzionalità dei 10 quesiti referendari.
Come andrà a finire questa spy-story? Staremo a vedere.

Io fui uno di quei 500.000 sardi che andarono a votare per il referendum. Ritirai solo le schede riguardanti la richiesta di elezioni primarie per designare il governatore. Il referendum ottenne il quorum ma di primarie sento parlare solo il centrosinistra ed i Riformatori a minacciarle con la pistola puntata al PDL. Ma la pistola è una misera scacciacani. Fa solo rumore e non spaventa.
Ritirai la scheda elettorale anche per eliminare i 35 enti strumentali della regione e anche quel quesito passò superando il quorum previsto. Ma a distanza di oltre un anno gli enti sono tutti li e cosi pure i presidenti ed i consigli di amministrazione. Ed i Riformatori sempre a sparare con la scacciacani.

Che dire poi della battaglia delle battaglie. Quella storica. La scrittura dello Statuto Sardo attraverso una assemblea costituente. Si sono scritte pagine intere su tutti i giornali locali e sprecato fiumi di inchiostro. Poi niente. Si è voluto chiedere ai sardi l’avvallo popolare attraverso il referendum ed io ritirai anche quella scheda. Ovviamente, una volta incassati i voti tra una elezione comunale e l’altra, anche il rumore di questa battaglia si è spento. Vi risparmio la mia considerazione sui Riformatori che da quando esistono non sono ancora riusciti a riformare un bel niente. E continuano a sparare con la scacciacani. Penserete anche che queste mie considerazioni nascano dal ruolo che attualmente ricopro nella Provincia di Cagliari. Certo, è evidente che mi sento colpito in prima persona, ma il mio obiettivo è evidenziare il rispetto delle regole. Forse, senza un organico disegno di legge che individui i passaggi di competenze e del personale assegnato alle Province, sarebbe stato più facile, e produttivo, attuare i risultati degli altri referendum che sono di più facile attuazione: ad esempio quello che ha previsto che i Consigli di amministrazione degli enti fossero sciolti e sostituiti da una figura unica. Ma così avrebbero dovuto mandare a casa troppe persone ed accontentarne un terzo…nominando i commissari per le Provincie invece, non si tolgono poltrone ma se ne aggiungono. Ogni ulteriore commento mi pare superfluo.

Stefano Delunas

Già capogruppo del Partito democratico nel consiglio provinciale di Cagliari 

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