Primarie del Pd, le linee programmatiche di Giuseppe Luigi Cucca

Il confronto sulle Primarie del Pd è partito: in questo spazio prosegue la pubblicazione delle linee programmatiche presentate dai tre candidati alla segreteria, Giuseppe Luigi Cucca, Yuri Marcialis e Francesco Sanna. Sardinia Post, come sempre, seguirà l’appuntamento sul fronte della cronaca politica. A seguire il testo diffuso dal senatore Giuseppe Luigi Cucca per illustrare ragioni e obiettivi della propria candidatura. S’intitola “Connessioni democratiche”.

Lo scenario attuale è caratterizzato da profonde lacerazioni nel tessuto sociale, economico e culturale.
Il progetto politico Connessioni democratiche si propone di mettere al centro la condivisione e la partecipazione, quale metodo di lavoro per la ricerca delle soluzioni ai tanti problemi che affliggono la Sardegna.
Il Partito democratico, dato il suo ruolo di principale attore della scena politica regionale, ha il dovere di dare un messaggio di unità e di spostare l’attenzione dalle contrapposizioni interne verso i temi reali.
Questo gli impone di riconnettersi al suo interno e con l’elettorato.

Un partito disgregato non ha infatti la forza di affrontare la drammaticità della crisi che sta attraversando la nostra regione, in un momento storico estremamente complesso che richiede maggiore coesione e un impegno serio e responsabile.
Da qui la necessità di mettere insieme le persone e le idee per stimolare il dibattito pubblico che deve essere aperto ai contributi delle varie componenti sociali, da coinvolgere nel processo decisionale.
L’ascolto dei territori e delle comunità è l’elemento imprescindibile nella costruzione di un nuovo modello di partito dialogante, in costante rapporto con la realtà e con i bisogni dei cittadini.
Solo in questo modo è possibile recuperare la distanza tra la politica e la società, con particolare riguardo alla componente giovanile, smarrita nel disagio dovuto alla mancanza di opportunità e all’incertezza del futuro.
È ai giovani, ai disoccupati, alle famiglie, alle imprese in difficoltà e alle fasce deboli della popolazione che deve rivolgersi il nostro operato, attraverso un progetto inclusivo e di recupero dello spazio pubblico, inteso come luogo di scambio e di confronto costruttivo.
Perché soltanto uniti si può vincere la sfida del progresso e del cambiamento.

Connettere la società

Partire dalla società significa rimettere al centro le persone, gli individui e le aggregazioni. In cima alle priorità dell’Agenda politica del Partito democratico deve esserci l’attenzione verso il tessuto sociale, oggi lacerato da una crisi materiale e valoriale.
L’impegno deve essere rivolto al recupero del senso civico e di appartenenza alla comunità, unitamente ai valori di cittadinanza attiva e di solidarietà.
Il Partito democratico deve farsi promotore della creazione di reti sociali, allo scopo di contrastare la tendenza all’individualismo tipica dell’era attuale, accentuata dalla progressiva sostituzione della comunicazione interpersonale con quella telematica.
Un problema che anche in Sardegna coinvolge soprattutto i giovani, sempre più immersi nello scenario virtuale e talvolta sconnessi dalla vita reale.

Abbiamo la responsabilità di educare i cittadini di domani all’importanza delle relazioni umane e delle strutture di aggregazione.
La necessità di tenere connesso il tessuto sociale implica di agire, inoltre, sul rapporto tra le generazioni, promuovendo il dialogo intra-generazionale e inter-generazionale, quest’ultimo divenuto sempre più conflittuale a causa della crisi.
È innegabile, infatti, che la fascia dei “giovani adulti”, dai 25 ai 40 anni, viva oggi un gap di prospettive rispetto al passato. Va, pertanto, disgregandosi la capacità di pianificare e costruire il proprio futuro.
Ciò alimenta la dissoluzione delle relazioni, intese come strutture sociali costruite anche intorno ad una solidità materiale ed economica, oltre che culturale e antropologica.
Dobbiamo, perciò, essere in grado di ripristinare, in chiave contemporanea, la rete di opportunità costituzionalmente garantite, che stanno alla base della tenuta della pace e della sicurezza sociale.
Connettere la società significa anche rimuovere le disuguaglianze tra cittadini e promuovere l’inclusione sociale, intervenendo sui fattori che maggiormente incidono sull’esclusione e sul divario, a partire da lavoro e istruzione.

Allo stesso modo deve essere promosso il dialogo tra i vari settori della società civile e le istituzioni, per facilitare la collaborazione e ridurre la percezione negativa verso chi amministra la cosa pubblica, partendo dal livello comunale fino a quello regionale.
Il partito democratico deve, perciò, recuperare quella funzione propria dei partiti politici, di mediazione tra pubblico e privato, facendosi portavoce delle istanze della collettività e portandole all’interno dell’operato istituzionale.
Deve essere favorita la partecipazione dei singoli soggetti, delle comunità e delle associazioni ai processi decisionali pubblici, secondo una logica che va dal basso verso l’alto, per garantire la piena democratizzazione delle decisioni politiche.
La Sardegna va, dunque, ripensata come un piccolo continente di peculiarità anche sociali che vanno funzionalmente connesse.

Connettere i diritti

Non vi può essere connessione sociale senza un’adeguata attenzione ai diritti delle persone, in un’ottica di giustizia sociale.
Il diritto al lavoro, all’istruzione, alla salute, a un ambiente salubre, rappresentano le priorità dell’Agenda del partito.
Si tratta di diritti il cui concreto esercizio dipende notevolmente dall’azione svolta da chi esercita una funzione pubblica ed è chiamato ad agire per il bene della collettività.
Il Partito democratico ha il dovere, perciò, di intervenire per rimuovere gli ostacoli alla piena realizzazione di tali diritti, partendo dall’erogazione di servizi pubblici adeguati e dalle azioni di tutela.
Alcune importati iniziative in tal senso sono state avviate nell’attuale legislatura regionale, con il contributo determinante del PD. Si tratta, nello specifico, della Riforma dei servizi e delle politiche per il lavoro, e della Riforma della sanità, in parte realizzata con l’istituzione dell’ATS e in parte da completare con l’approvazione della nuova rete ospedaliera.

Vogliamo realizzare interventi che possano incidere in modo strutturale e in un orizzonte temporale di lungo periodo, durante il quale devono essere attivate le legittime azioni di controllo sull’efficacia e sull’efficienza, producendo dati fruibili e misurabili anche dai cittadini.
Il diritto al lavoro rappresenta in assoluto la principale emergenza in Sardegna, fortemente legato alla difficile congiuntura economica aggravata dal processo di deindustrializzazione.
Data l’urgenza, devono essere intraprese tutte le iniziative in grado di incentivare le aziende a investire nell’Isola, intervenendo su annose questioni legate al costo dell’energia e all’adeguamento delle infrastrutture e dei trasporti.
Se è vero che la forza di una catena si misura dall’anello più debole, è lì che la politica deve incidere maggiormente, e questo non può prescindere dalla lotta alle povertà.

Povertà al plurale perché non si limita alla sola dimensione economica ma si manifesta anche nella carenza di altre risorse quali la conoscenza e la capacità di autodeterminarsi.
Dobbiamo ristabilire degli standard di vita più elevati per le persone che vivono una condizione di grave disagio. È un atto di civiltà dovuto e una leva imprescindibile per un progresso sostenibile.
Rispetto al diritto all’istruzione è prioritario contrastare il fenomeno della dispersione scolastica, vero freno allo sviluppo culturale ed economico della Sardegna.
Ancora oggi registriamo, infatti, un elevato tasso di abbandono della scuola dell’obbligo, che può essere limitato incentivando l’attivazione di percorsi di istruzione e formazione professionale, permettendo così ai giovani di conseguire qualifiche professionali ed essere proiettati verso il mondo del lavoro.
L’universo dei diritti civili è l’altro importante tassello dell’agenda politica del PD regionale, in continuità con la riforma nazionale.
È necessaria un’iniziativa culturale incisiva per diffondere una maggiore consapevolezza dei propri diritti, scardinando le forme di discriminazione che ancora oggi sono ampiamente diffuse.

Connettere i territori

La Sardegna è un unicum dal punto di vista della varietà delle aree che la compongono.
Una diversità culturale e ambientale, che è da ritenersi un valore, ma che talvolta costituisce un limite alla coesione.
I territori hanno risentito notevolmente della crisi, specie quelli dell’interno, soffrendo maggiori limitazioni nelle disponibilità di infrastrutture servizi, quindi più vulnerabili al rischio dello spopolamento.
Si stima che entro il 2050 in Sardegna scompariranno circa 150 paesi al di sotto dei mille abitanti e la popolazione totale sarà poco più di un milione.
Una proiezione drammatica che andrebbe contrastata mettendo in campo iniziative che puntino a valorizzare i territori e a creare reti tra il centro e la periferia.
Andrebbe, a tal scopo, potenziata e rimodulata la programmazione territoriale, distribuendo in modo equo le risorse ai comuni e alle province per l’erogazione di servizi decentrati.
In quest’ottica vanno rimosse le disuguaglianze tra gli abitanti delle aree interne e dei centri più grandi, anche attraverso un adeguamento del sistema dei trasporti.

Il principio guida resta quello della sussidiarietà, garantendo al livello amministrativo più vicino alla collettività, i comuni e gli altri enti locali, la primaria funzione di erogazione diretta delle prestazioni sul territorio.
Ciò deve avvenire nell’ambito di una corresponsabilizzazione dei vari livelli di governo, da quello comunale a quello regionale, misurabile attraverso l’analisi del rapporto costi-benefici non solo in senso strettamente economico ma anche sociale.
In questa fase deve essere portata a compimento la riforma degli enti locali valorizzando il modello dell’Unione dei comuni, quale soggetto aggregante, per facilitare la governance di aree omogenee per caratteristiche culturali e ambientali.
Una maggiore connessione territoriale richiede un impegno da parte del partito che deve essere presente in tutti i centri della Sardegna, incoraggiando le realtà più fragili alla crescita e a farsi protagoniste nel processo di cambiamento.
Il partito deve, dunque, aprirsi ai territori promuovendo la leale collaborazione tra i circoli, le segreterie provinciali e la segreteria regionale.

Connettere l’economia

La grave crisi economica che ha travolto la nostra regione, in misura per certi aspetti più pesante rispetto al resto del Paese, ha generato profonde lacerazioni nei settori un tempo strategici e destabilizzato il nostro sistema produttivo.
Il processo di deindustrializzazione è una delle conseguenze più allarmanti per l’impatto generato nel mercato del lavoro. Sono tante ancora le vertenze aperte, dal nord al sud dell’Isola.
La prioritaria esigenza di dare una risposta immediata alla perdita dei posti di lavoro impedisce di guardare a soluzioni alternative orientate verso i settori emergenti.
La Sardegna, in quanto Isola, ha un gap infrastrutturale che condiziona notevolmente il trasporto delle merci e la commercializzazione dei prodotti.
Al contrario, settori come l’Ict e le produzioni ad alto valore aggiunto possono svilupparsi con più facilità perché i costi del trasporto fisico sono contenuti al punto da incide in maniera impercettibile sul valore complessivo del bene.
Lo sviluppo del settore Ict è vincolato alla realizzazione di reti telematiche ed informatiche adeguate che in questi anni sono notevolmente cresciute.

Il potenziamento delle infrastrutture di rete è funzionale anche allo sviluppo di altri settori dell’economia più tradizionali, che possono migliorare le loro prestazioni.
Occorre, pertanto, puntare sulle nuove tecnologie, promuovendo anche la formazione e l’acquisizione di competenze professionali da parte dei giovani, garantendo in questo modo maggiori probabilità di trovare una occupazione.
Gli altri settori strategici su cui investire sono il turismo, la cultura e l’agroalimentare.
Il settore turistico ha recentemente registrato un trend positivo che può essere migliorato intervenendo sui trasporti e sull’allungamento della stagione favorendo, accanto al turismo balneare, quello archeologico e interno.
La cultura è anch’essa un settore in espansione da promuovere facendo leva sugli elementi identitari della Sardegna, dall’ambito archeologico a quello rituale e tradizionale. Occorre investire sul capitale umano, valorizzando le professionalità e ripensando il patrimonio culturale nel suo potenziale suo valore economico.

Infine il settore agroalimentare, che continua a essere la principale fonte di reddito per molte famiglie sarde, soprattutto dell’interno, è quello che in questo momento richiede la massima attenzione.
Il Partito democratico ha il dovere di dialogare con il mondo delle campagne, sostenere le battaglie del comparto e portare avanti le istanze nelle sedi opportune, a Roma e a Bruxelles.

Connettere il progresso

Il progresso costituisce la sintesi perfetta di tutti i punti programmatici, è l’orizzonte sostenibile, obiettivo che deve guidare l’azione della nuova segreteria regionale del Pd.
Un concetto che è nel Dna del partito e che racchiude in sé il sistema di valori e di priorità dell’intera Agenda politica.
Non ci può essere connessione con il progresso se non siamo in grado di promuovere le reti sociali, territoriali, economiche e della conoscenza.
Tali reti devono essere tenute insieme da una linea strategica che deve accompagnare l’operato della segreteria del partito democratico in sintonia con il Governo regionale.

L’approssimarsi dello scadere della legislatura richiede uno sforzo comune per concentrare le energie in obiettivi concreti e benefici tangibili per i sardi che tra due anni saranno chiamati a votare.
Sono tante le politiche portate avanti con coraggio dal Consiglio e della Giunta regionale, molte delle quali devono però produrre risultati evidenti e tangibili.
Il lavoro per i prossimi mesi è quello di far emergere i miglioramenti che alcune riforme hanno già determinato e dare un contributo per correggere eventuali storture. Il Partito democratico deve perciò impegnarsi per portare a termine la legislatura e avanzare una nuova proposta politica per le prossime elezioni regionali.
Una visione realmente progressista guarda al futuro con responsabilità e dedizione.
È l’impegno che viene sottoscritto in queste linee programmatiche, affinché si intraprenda un cammino costruttivo, nel rispetto dei cittadini che ci daranno la loro fiducia, per portare avanti un progetto di sviluppo nel segno della condivisione.

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