ll PD, le nomine e la questione della trasparenza

Pochi giorni prima del commissariamento della provincia di Cagliari da parte di Cappellacci, la presidente Angela Quaquero ha nominato nel cda del Consorzio trasporti e mobilità (Ctm) Renato Chiesa, stimatissimo avvocato Cagliaritano e segretario del circolo PD Emilio Lussu.

Non ho grandi informazioni su Chiesa e tuttavia, a prescindere da questo, vorrei capire come mai a pochi giorni da un commissariamento in arrivo si è voluta fare questa nomina. Qual è il senso di questa “nomina di mezzanotte”? Quali le motivazioni che hanno portato la presidente della provincia a valutare Chiesa adatto per quel ruolo?

Dove si possono trovare i dettagli di questa nomina? Possibile che queste notizie non siano a disposizione dei cittadini? In quale sito istituzionale le posso trovare?

Non essendo la prima volta che le nomine nel CdA del Ctm vengono effettuate senza che si diano chiare e sufficienti spiegazioni circa le motivazioni che ne stanno alla base, penso sia giunto il momento di affrontare pubblicamente la questione. Anche perché essendo il PD in fase pre-congressuale penso sia corretto stimolare il dibattito sul rapporto tra partiti e nomine nei CdA.

Per quanto attiene alle nomine del CTM già un paio d’anni fa, subito dopo le provinciali alle quali Marco Betzu era candidato ma in cui non fu eletto, lo stesso Betzu venne nominato membro del CdA del Ctm da parte dell’allora presidente della provincia Graziano Milia. Molte male lingue dissero che fu una “ricompensa” politica che gli venne data per esser stato sfortunatamente “trombato” alle elezioni.

Anche allora il Presidente della Provincia perse l’occasione per spiegare pubblicamente i criteri della nomina. Eppure sarebbe stato interessante secondo me capire se il Presidente della provincia avesse effettuato nomine nei CdA della partecipata dalla provincia (e ritengo questo argomento politicamente rilevante a maggior ragione dopo il famoso referendum del 2011, sull’acqua secondo buona parte della stampa, ma nell’effettività sui servizi pubblici locali e dunque anche sui trasporti locali) spartendo i posti tra i “mancati consiglieri”, come se il cda del Ctm fosse un parcheggio per politici di scarso successo o se invece effettivamente la nomina fosse stata fatta in base a criteri che esulavano totalmente da questo genere di “premialità politiche e partitiche” , ma che anzi si riferivano solo ed esclusivamente all’attinenza del profilo professionale di Betzu col ruolo che andava a svolgere, e ad altri motivi in base ai quali conferirgli questa “fiducia”.

Ritengo che in queste occasioni sia dovere di chi sta al vertice delle istituzioni dar conto ai cittadini, attraverso i siti internet istituzionali o le pagine dei quotidiani, di quelli che sono i criteri in base ai quali vengono eseguite queste nomine fiduciarie. Quando si parla di questione morale, di costi della politica, di partiti che svolgono male il proprio ruolo ma che al contempo allungano i tentacoli della gestione del potere anche dove non dovrebbero allungarli, beh penso che non si possa prescindere da questi piccoli ma significativi gesti di trasparenza. E francamente mi dispiace che il Partito Democratico non intervenga su questo genere di questioni, ma rimanga sempre “a bordo campo”.

Son convinto che i partiti non debbano avanzare la pretesa di indicare direttamente la persona da designare quando si devono fare delle nomine istituzionali, anche perché è direttamente la legge ad affidare il compito e la responsabilità agli organi elettivi monocratici. Tuttavia penso che sia compito sussidiario dei partiti (e vorrei che nel Pd che verrà sia così), qualora la spinta verso la trasparenza non arrivi direttamente da parte dei propri amministratori, spronarli anche pubblicamente a rendere evidenti i criteri in base ai quali vengono effettuate le nomine, cosicché sia più facilmente valutabile dai cittadini se i CdA delle partecipate dagli enti locali vengono composti con l’interesse collettivo come stella polare o se invece siano frutto di interessi di bottega del politico di turno.

Si sente spesso parlare dell’evoluzione del “partito novecentesco” nel “partito degli eletti” e di quelle che dovrebbero essere le azioni per mitigare gli effetti negativi di questo cambiamento. Bene, io credo che non si debba tornare indietro, alle nomine frutto dell’espressione diretta del partito, ma che non ci si debba neanche arrendere allo strapotere di certi amministratori. I partiti trovino nuovi modi di svolgere il loro ruolo di collante tra Istituzioni e Cittadini, ad esempio facendo sì che certe dinamiche risultino più “leggibili” agli occhi di tutti.

Jacopo Fiori

Attivista Pd

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