Lecis Cocco-Ortu: “Una traversata della Sardegna per costruire un nuovo Pd”

Un anno fa la foto della bandiera del Pd trafitta da 101 coltellate sventolata dal Circolo Copernico di Cagliari al corteo del 25 aprile fece il giro di tutta l’Italia. Erano i giorni in cui i ragazzi di #occupyPD segnalavano il proprio disagio.

In tanti hanno definito quei giorni “drammatici” per il Partito Democratico. Giorni in cui un gruppo dirigente sballottato dagli eventi (su mandato più o meno esplicito di pochi decisori) ha scelto di consegnare alle“larghe intese” la possibilità di affrontare la crisi che sta soffocando la società italiana. I giorni del tradimento di Romano Prodi, fondatore del Pd e argine esplicito a patti di governo con un Berlusconi che, nonostante tutto, ancora aveva raccolto il voto di quasi un elettore su tre.

Da quei giorni la situazione del primo partito italiano visto dalla prospettiva della Sardegna sembra abbastanza contraddittoria. I democratici sardi ancora non sanno chi tra i propri delegati ha tradito Romano Prodi e il Pd lo scorso aprile, costringendo Pierluigi Bersani alle dimissioni da segretario. Un numero impressionante di dirigenti e amministratori democratici che in quei giorni deridevano Matteo Renzi (“populista”, “demagogico”, “di destra”, “novello Berlusconi”) oggi sono tra i suoi più fedeli sponsor e tifosi.

Intanto, a Roma, da una parte il presidente del consiglio cerca di produrre quello shock che è necessario per svegliare la società italiana dal sonno di sfiducia verso il futuro che ha pervaso un Paese sempre più lontano dalla propria classe politica (la crescita dell’astensione è sempre più preoccupante); dall’altra il segretario del Pd propone con Berlusconi un pacchetto di riforme costituzionali quanto meno discutibili e, a detta di qualche “professorone”, pericolose per il nostro assetto istituzionale.

In Sardegna il centrosinistra conquista il governo regionale con un’alleanza progressista esplicitamente alternativa alle destre e grazie a un candidato credibile e autorevole (“competenze e non appartenenze”), sacrificando dopo alcune lunghe giornate di sofferto confronto la vincitrice delle primarie. Il partito regionale, non essendo voluto andare a congresso prima delle elezioni regionali, è ancora guidato da Silvio Lai e continua ad essere gestito da un gruppo dirigente (datato 2009) che in tutti questi anni non è stato in grado di affrancarsi dalle appartenenze locali e dalle affiliazioni nazionali.

In effetti, questo contesto può sembrare demoralizzante per chi crede che un partito diverso sia possibile. Ma sono ottimista: conosco così tanti attivisti e amministratori democratici motivati che vogliono che l’elezione del prossimo segretario regionale non sia il frutto di una spartizione gestita a tavolino, ma sia l’occasione per ragionare sul funzionamento attuale del nostro partito per proporre un’organizzazione radicalmente differente.

Un partito in cui poter attuare davvero quelle forme di coinvolgimento che consentano ai cittadini di essere realmente partecipi alla vita della propria comunità, perché la disponibilità condivisa a giocarsi in prima persona per il bene comune è il migliore indicatore dello stato di salute di una democrazia. Un partito che attiri le competenze più fresche e dinamiche della nostra società, in cui potersi confrontare e proporre soluzioni per trasformare un mondo che non ci piace, nel quale le ingiustizie e le disuguaglianze sono sempre più intollerabili e la precarietà è un progetto razionalmente costruito per meglio controllare voti e potere. Un partito che decida di fare della Sardegna il suo punto più avanzato, nello sperimentare un modo di essere autonomo e più virtuoso del partito nazionale.

Un partito che dobbiamo costruire sulle fondamenta solide di una sana etica pubblica (recuperando quella fiducia dei cittadini tradita dall’uso personale e clientelare delle istituzioni) e di una politica vissuta come servizio da parte di chi sente la necessità di fare la propria parte per cambiare un sistema ingiusto che ha deciso di mettere al primo posto l’economia e al secondo (forse) le persone. Sabato 3 maggio a Carbonia ci sarà il primo approdo della Traversata della Sardegna. Vale la pena partecipare: per tutto il mese di maggio ogni fine settimana in un diverso posto dell’Isola si costruiranno insieme le basi per questo nuovo Partito democratico.

Matteo Lecis Cocco-Ortu

 

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