L’Arpas di Sassari e il sito industriale di Porto Torres

Dal direttore del Dipartimento Arpas di Sassari e Gallura, Antonio Furesi, riceviamo e pubblichiamo.

In riferimento all’articolo (leggi) apparso nella Vs. testata giornalistica, riportato in oggetto, si ritiene doveroso formulare alcune precisazioni.

L’articolo riferisce di attività svolte sul Sito di Interesse Nazionale da parte di ISPRA, laddove riporta: “…come hanno
documentato i tecnici dell’Ispra, l’Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale che, per tutto il 2016,
hanno monitorato l’intera area industriale…. e analizzando i risultati per i quattro mesi successivi”. In realtà non
esiste alcun monitoraggio ad opera dell’Istituto, in quanto i dati riportati si riferiscono a documenti presentati in sede istruttoria e riportanti unicamente valutazioni su dati acquisiti dalla Società Syndial. Tali dati derivano da monitoraggi, che la società esegue su prescrizione del Ministero dell’Ambiente, sottoposti al controllo e verifica della scrivente Agenzia, che periodicamente svolge le proprie attività di controllo sia sul campo sia di laboratorio e contribuisce, al pari di ISPRA, alla redazione dei provvedimenti del Ministero dell’Ambiente sulle attività di bonifica nel Sito di Interesse Nazionale (SIN) di Porto Torres.

L’intero stato del SIN di Porto Torres è seguito da anni da ARPAS (in realtà ancor prima della costituzione dell’ARPAS, con il precedente Presidio Multizonale di Prevenzione), in qualità di ente ambientale territoriale di controllo, sia con attività autonome, sia nell’ambito delle prescrizioni Ministeriali che, fra l’altro, prevedono la validazione dei monitoraggi effettuati dalla Syndial, anche con controanalisi di verifica. Infatti, sulla base delle molteplici indagini ambientali svolte sul sito, sin dai primi anni novanta ad oggi, il quadro ambientale, dato dai rilevanti superamenti dei valori soglia di diversi contaminanti, è ben noto agli enti competenti ed all’opinione pubblica; mentre, al contrario, l’articolo, per la sua impostazione, offre una visione che sembrerebbe rivelare una situazione nuova e mai verificata in precedenza.

Va chiarito peraltro che la situazione presentata in apertura dell’articolo non corrisponde al reale stato di fatto, il quale, seppur di massima gravità, è caratterizzato da aspetti tecnici ben precisi che non sono riconducibili a terreni che si trasformano in “..una poltiglia d’acqua e fango.. e benzene, tricloroetano, toluene, cloroformio, cloruro di vinile, idrocarburi” quando piove, né ad un “…reticolo di ‘‘sabbie mobili’’ sotterranee che sputano e trasudano veleni in quantità inimmaginabili..” con le sostanze contenute nel suolo e nella falda che “dal sottosuolo risalgono con prepotenza in superficie” per poi scomparire “nei meandri della terra”.

Il quadro ambientale reale, verificato negli anni con complesse procedure tecnico scientifiche consolidate ed approvate in sede ministeriale, presenta situazioni diversificate da zona a zona, legate a contaminazioni del suolo in alcuni settori e in prevalenza, in modo diffuso, della falda acquifera, per le quali sono in fase di attuazione dei progetti di bonifica, che hanno richiesto un processo di esame ed approvazione presso il Ministero dell’Ambiente lungo e complesso e sui quali ARPAS è chiamata ad operare in qualità di organo competente in tema di verifica e controllo ambientali. Distinti saluti.

Antonio Furesi

Direttore del dipartimento Arpas di Sassari e Gallura

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