La poesia estemporanea: un nuovo esempio

Da Enrico Lobina, di Lìngua bia, riceviamo e pubblichiamo.

La poesia estemporanea (o poesia improvvisata, o a braccio) è un genere poetico in cui la creazione letteraria avviene di fronte a un pubblico sulla base di temi proposti al momento dell’esibizione. In Sardegna, fin dall’antichità, questa forma poetica si realizza sempre in forma cantata, con accompagnamento vocale o strumentale. Nell’area meridionale dell’isola (Sulcis e basso campidano) la gara poetica, detta genericamente campidanese, viene chiamata cantada e i suoi protagonisti cantadoris. Di solito si svolge in occasione di feste religiose o civili.

Il cantadori riesce a mettere in rima, sul momento, le emozioni, il mondo, la vita, la natura, le relazioni umane. Non è per tutti diventare cantadori, ma è per tutti poter partecipare ad un evento unico.

Sa cantada, che viene eseguita da quattro cantadoris professionisti, si articola per tre ore e più su un argomento (fini), che quasi sempre è nascosto.

Esistono però anche altri modi di dimostrare capacità, conoscenza dell’intimo dell’essere umano e bravura. Ne abbiamo avuto un esempio giovedì 13 luglio, durante “Sardinian Experience”. Alla presenza di due cantadoris, Severino Monni e Paolo Zedda (nella foto), e di un chitarrista di chitarra sarda, gli ospiti (sardi, italiani e stranieri) hanno potuto chiedere sul momento che la poesia estemporanea avvenisse su un tema richiesto. I cantadoris hanno al volo risposto alle richieste del pubblico su un tema “da cantare”, ed hanno dialogato tra loro e col pubblico.
L’hanno fatto in sardo, con una bravissima guida che traduceva anche in inglese. Ieri abbiamo dimostrato un possibile sviluppo della poesia estemporanea.

Le cantadas e le versadas sono bellissime e devono rimanere. Ma vogliamo anche rinnovare ed avvicinare un pubblico che, finora, non sa cosa è la poesia estemporanea. Ora sta alle giovani leve cimentarsi! Venite, provate, Sardinian Experience è a vostra disposizione.

Alla società, alle istituzioni, all’Unione Sarda, alle associazioni culturali sta il compito di coltivare un’aspetto unico, insieme alle arti tradizionali sardi e la lingua, della nostra terra.

Agli operatori della ricettività chiediamo di puntare su questi aspetti, facendone emergere la profondità, senza chiudere queste belle arti nella teca di “ciò che fu”. Sono arti vive, ed i sardi non sono indiani d’America.
Al pubblico, ai sardi, un suggerimento: provate ad avvicinarvi, ad abbandonare le sbobbe televisivie italiote. Sarete più felici!

Si tratta di un patrimonio immateriale senza eguali. Deve diventare un “marcatore d’identità” per i turisti, che apprezzano molto la nostra piccola iniziativa, ma deve diventare un nostro elemento di vita, identitario, che ci aiuta a capire la nostra vita, a darle un senso.

Giovedì abbiamo anche fatto una bella scoperta: Cagliari ha un cantadori! Severino Monni, originario di Burcei, ora è casteddaio! Cagliari è stata la terra di grandissimi cantadoris, e forse qualcosa sta cambiando. Ma sapete quanto è bello diventare poeti estemporanei? Ed i sardi, i cagliaritani ce l’hanno nel sangue.

Enrico Lobina

Lìngua bia

 

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