I Rossomori: “La zona franca è una cosa seria. Non è propaganda”

Qualche mese fa sembrava che la Sardegna fosse sul punto di diventare una Zona Franca fiscale e doganale. Già si leggevano i cartelli all’ingresso dei paesi e delle città sarde: “questo comune è zona franca”.

Il presidente della Regione Sardegna, fiutando la possibilità di uscire dal pantano del nulla, in un momento in cui pur con la Sardegna agonizzante nella crisi economica più profonda mancava di qualunque idea, vide servita su un piatto l’argento la possibilità di una battaglia di riscossa. Riscossa sua, non certo della Sardegna. E via con l’inventarsi percorsi giuridici, con l’Europa che, puntualmente, rispediva al mittente le missive.

Gli annunci e i proclami erano tutti intrisi di retorica. Da un momento all’altro la Sardegna sarebbe diventata il punto di riferimento internazionale per gli investitori e i sardi non avrebbero pagato più tasse ecc. ecc. ecc. Il mese fatidico sembrava dovesse essere giugno. Invece, siamo a settembre, ma oltre ai cartelli, non mi sembrano ci siano altre modifiche sulla strada della ZF.

Dall’altra parte si sprecavano i commenti e le interpretazioni. In casa Pd dopo una prima levata di scudi ( la zona franca è contro la Sardegna, si diceva, con tanto di argomentazione giuridiche), successivamente s’inizio ad essere possibilisti. S’inizio ad introdurre i se e i ma, ma alla fine tutto si è perso nella diatriba politicista e nessuno ha mai capito cosa pensi sulla ZF uno dei partiti maggiori della Sardegna.

La Zona Franca è una cosa seria. E quando una questione ha interessato così capillarmente tutto il popolo sardo, investendo tutte le sue sfere e settori, significa che è necessario andare oltre le spiegazioni e specificazioni accademiche. Certamente va superata la strumentalizzazione ai fini meramente elettorali o di parte. 

Rossomori sul tema ha sempre avuto un parere coerente: La zona Franca è uno strumento utile allo sviluppo economico della Sardegna.  La questione va quindi studiata, sviscerata da tutti i punti di vista e deve essere costruito un piano di fattibilità economica, che descriva il percorso più idoneo da seguire e che valuti i pro e i contro in modo razionale. E, prioritariamente, va scelto il modello economico del quale la zona franca deve essere strumento propulsore.

C’è un elemento su tutti che non può essere sottovalutato e che ritengo sia alla base stessa della battaglia portata avanti dai movimenti pro zona franca, ed è il fatto che la Sardegna, per la sua caratteristica geografica, strutturale economiche, sociale e demografica e per i poteri ad essa attribuiti dallo Statuto speciale e dalle leggi attuative, può optare per l’istituzione della Zona Franca.

La Sardegna, quindi, a differenza di altre regioni, gode del potere di scelta: può avere la zona franca, deve solo decidere di istituirla. Stiamo parlando di SOVRANISMO.

Il resto è solo la declinazione di tale paradigma posseduto. E il declinatore è la buona politica, vale a dire quella capace di sposare come missione unica l’interesse del popolo. La zona franca è uno strumento disponibile, su tale opportunità può essere costruito un modello di sviluppo industriale e produttivo, da cui l’isola e il popolo sardo possono ricavare un futuro di progresso e di benessere.

Salvatore Melis -Segretario Nazionale Rossomori.

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