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Continuità territoriale aerea: dovrebbe pagare lo Stato, ma ci costa 170 milioni di euro

La notizia secondo cui la decisione della Giunta Cappellacci di applicare un’unica tariffa a tutti i viaggiatori che si recano in Sardegna, partendo da Roma Fiumicino e Milano, costa alla comunità regionale 170 milioni di euro in tre anni, riporta d’attualità la disciplina dei rapporti finanziari fra Governo e Regione sulla continuità territoriale aerea.

Le ultime norme in materia risalgono alla legge finanziaria dello Stato per il 2007, con la quale, a conclusione di una trattativa riservata e mai sottoposta all’attenzione del Consiglio regionale, sono stati modificati aspetti fondamentali del regime fiscale della Regione. Pur in assenza di un’esplicita intesa con la Regione, come sarebbe stato costituzionalmente necessario, il Parlamento ha infatti modificato l’art. 8 dello Statuto sardo ed ha aumentato la quota di tributi spettanti alla Regione, assegnandole in particolare la quota fissa dei “nove decimi del gettito dell’imposta sul valore aggiunto generata sul territorio regionale da determinare sulla base dei consumi regionali delle famiglie rilevati annualmente dall’ISTAT”.

Si tratta, peraltro, di un accordo fra Governo centrale e Regione che, per questa parte, a tutt’oggi, non ha ancora trovato attuazione, per esclusiva responsabilità della Giunta Cappellacci-La Spisa, che, pur costretta ad ammettere che il nuovo testo dell’art.8 dello Statuto fosse “immediatamente applicabile”, ha sempre rifiutato di aprire un contenzioso di fronte alla Corte costituzionale con il Governo Berlusconi-Tremonti per rivendicare quanto era dovuto alla Regione ed ha così impedito che la Sardegna potesse ricevere le ulteriori risorse che le norme della legge finanziaria le avevano formalmente attribuito.

A giudizio della Giunta regionale, perché il nuovo sistema di quantificazione delle entrate regionali potesse entrare in vigore era infatti preliminarmente necessario approvare specifiche “norme di attuazione statutaria”, con le quali la cosiddetta “commissione paritetica” avrebbe dovuto confermare, con un apposito accordo, quanto era già stato puntualmente e minuziosamente definito dalla legge finanziaria. L’intesa così raggiunta avrebbe poi dovuto essere sottoposta al parere del Consiglio regionale per essere infine approvata con un decreto legislativo del Governo che, evidentemente, non avrebbe potuto far altro che confermare il testo ed i contenuti della legge finanziaria.

Per contro, la Giunta regionale ha invece accettato supinamente di dare immediata attuazione alle parti dell’intesa relative agli impegni posti a carico della Regione.

Per compensare il maggior gettito tributario, la legge finanziaria aveva infatti impegnato la Regione a farsi carico, con risorse proprie, della copertura “del fabbisogno complessivo del Servizio sanitario nazionale sul proprio territorio senza alcun apporto a carico del bilancio dello Stato”. Come ulteriore contropartita, la legge finanziaria aveva anche previsto che alla Regione fossero trasferite “le funzioni relative al trasporto pubblico locale (Ferrovie Sardegna e Ferrovie Meridionali Sarde) e le funzioni relative alla continuità territoriale”.

Il passaggio alla Regione delle funzioni sul trasporto pubblico locale è avvenuto con le norme di attuazione contenute nel decreto legislativo n. 46 del 2008, che ha recepito gli accordi raggiunti in sede di commissione paritetica ed ha trasferito alla Regione “tutte le funzioni ed i compiti di programmazione e di amministrazione relativamente ai servizi di trasporto pubblico di interesse regionale e locale attualmente erogati dalle Gestioni Governative Ferrovie della Sardegna e Ferrovie Meridionali Sarde, nonché le relative aziende e le risorse finanziarie necessarie a garantire l’attuale livello dei servizi erogati dalle gestioni stesse senza maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato”.

Viceversa, per quanto riguarda le funzioni riconducibili alla “continuità territoriale”, la Giunta Cappellacci ha ritenuto che non fosse necessario specificare in appositi provvedimenti legislativi quali funzioni e quali oneri contenesse una definizione così generica ed imprecisa. Piuttosto che aprire un confronto con il Governo, la Giunta Cappellacci ha quindi accettato senza discutere di finanziare con risorse regionali i collegamenti aerei con la Sardegna, ritenendo, quindi, che, nonostante la complessità della materia e la genericità della definizione, non fossero necessarie norme di attuazione statutaria e che le funzioni che disciplinano i meccanismi per l’attivazione della cosiddetta “continuità territoriale” e l’imposizione degli oneri di servizio pubblico riguardassero solo il trasporto aereo e non anche, ad esempio, i trasporti marittimi, per i quali la titolarità in capo alla Regione delle competenze in materia di “continuità territoriale” pare non esistere.

La verifica della superficialità e della faciloneria del comportamento della Giunta regionale trova conferma nel fatto che l’estrema genericità e l’imprecisione delle norme della legge finanziaria hanno reso necessaria la sottoscrizione di un “protocollo” aggiuntivo (siglato il 7 settembre del 2010) fra la Regione, l’Enac ed il ministero dei Trasporti, con il quale sono state riservate a quest’ultimo la gran parte delle funzioni di “governo” della continuità territoriale e si è ribadito che spetta alla Regione il pagamento delle “risorse finanziarie necessarie per l’imposizione degli oneri di servizio pubblico”.

Sarebbe stato sufficiente un minimo di dignità istituzionale e di intelligenza politica e qualche rudimentale conoscenza di diritto regionale per comprendere che il trasferimento delle funzioni relative ad una non meglio precisata “continuità territoriale”, indicate in maniera così imprecisa dalla legge finanziaria, non possedeva alcun valore prescrittivo e, al più, poteva rappresentare l’occasione per inserire in una trattativa più generale con il Governo l’intero sistema della continuità territoriale, chiamando lo Stato ai doveri di solidarietà e leale collaborazione imposti dalle regole costituzionali.

Dunque, ad oggi, in forza di una norma statale che è stata applicata illegittimamente ed alla quale la Giunta Cappellacci ha ottusamente dato attuazione, la collettività regionale è messa nelle condizioni di dover pagare con proprie risorse attività e compiti che spetta solo ed esclusivamente allo Stato finanziare. Il solo “privilegio” che gli accordi con Enac e Governo centrale hanno attribuito alla Regione è la presidenza della conferenza di servizi, il che, per un presidente della Regione che aveva fatto della vanità e dell’inutile apparenza i soli tratti distintivi del suo agire politico, è certamente un “valore” da non trascurare, ma che non può certo trovare attenzione in un presidente della Regione che possiede una diversa autorevolezza, ben altre dignità e qualità personali e ben altre capacità di governo.

L’auspicio è quindi quello che, quanto prima, il presidente della Regione e la Giunta regionale affrontino con la dovuta fermezza il tema della continuità territoriale nel suo complesso e, senza sciocchi ossequi, pretendano da un Governo presunto “amico” l’apertura di un confronto che porti lo Stato a farsi carico di quanto le norme gli impongono e la Regione ad avere il giusto “peso” nel campo della continuità territoriale e dei trasporti marittimi ed aerei, cancellando i tanti fallimenti e le tante risorse sprecate in questi anni e riconoscendo ai sardi il diritto di viaggiare, non solo in aereo e non solo per Roma e Milano, alle stesse condizioni di tutti gli altri cittadini italiani.

Fulvio Dettori

Docente di diritto regionale

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