Tossilo, tra un mese la sentenza sull’inceneritore. Protesta a Cagliari

No all’inceneritore di Tossilo, per la salute e per l’occupazione: queste le due principali motivazioni che hanno portato in piazza comitati, associazioni e sindaci contro l’impianto di smaltimento di rifiuti previsto nell’area industriale di Macomer. La protesta, con bandiere, striscioni e cartelli con disegni di scheletri appesi al collo, si è svolta davanti alla sede del Tar della Sardegna in concomitanza con l’udienza per il ricorso presentato da chi contesta progetto e opera. La decisione dei giudici arriverà probabilmente entro un mese.

“Abbiamo spiegato – sottolinea il rappresentante legale dei ricorrenti Mauro Barberio – che questo impianto va contro il piano regionale dei rifiuti e non tiene conto dei preoccupanti dati sanitari che fanno registrare un aumento della mortalità e dell’incidenza tumorale nel distretto di Macomer”. E sono proprio questi – compatibilità con il Piano di gestione dei rifiuti licenziato dalla Regione nel 2008 e impatto sanitario – i due punti su cui si è acceso il confronto durante l’udienza presieduta dal giudice Lucrezio Monticelli. Le posizioni sono – com’è ovvio – opposte: se, infatti, per i ricorrenti il potenziamento dell’inceneritore di Macomer non è contemplato dagli scenari del Piano, per la gli avvocati della Regione la decisione è legittima.

Per quanto riguarda la salute, invece, Barberio – citando l’Autorizzazione integrata ambientale di cui chiede l’annullamento –  sottolinea che con il nuovo inceneritore aumenteranno le emissioni nocive e invoca il principio di precauzione, mentre per l’avvocato della Provincia di Nuoro Andrea Cannas – l’ente che ha rilasciato l’autorizzazione integrata – l’intervento è sostenibile da un punto di vista ambientale. Sulla questione è intervenuto anche il legale dell’Asl 3 Gianmarco Tavolacci, sostenendo la correttezza dei dati contenuti nel report sulle cause di morte fornito dal Centro Epidemiologico dell’Azienda sanitaria di Nuoro (Cea) al Savi nell’ambito della valutazione d’impatto ambientale. Tuttavia, quei dati sono fortemente contestati dai comitati e dai sindaci che hanno presentato ricorso. Infatti, mentre il Cea conclude il report sostenendo che “per i tumori, la zona di Macomer certamente non è la più colpita (tra i distretti monitorati dall’Asl 3 di Nuoro ovvero Nuoro, Ottana, Siniscola e Sorgono, ndr)”, i riccorrenti sottolineano che il confronto dei dati relativi ai periodi 2000 – 2003, 2006-2009 e 2011-2013 fa emergere un aumento della mortalità in quell’area. Sul punto è intervenuto anche l’avvocato del Consorzio industriale di Macomer Antonello Rossi, per il quale manca, in ogni caso, il nesso di causalità tra inceneritore e patologie tumorali.

In campo anche una delegazione composta dai primi cittadini di Sarule, Mariangela Barca, e di Olzai, Ester Satta, pronte a resistere in Consiglio di Stato qualora il Tar non accolga il ricorso o Regione, Provincia e Consorzio impugnino la sentenza.

“Come Unione dei comuni – spiega Barca – abbiamo proposto anche noi il ricorso al Tar. Abbiamo già vinto la battaglia contro l’inceneritore di Ottana, ma crediamo sia giusto per la Sardegna continuare queste lotte. Gli inceneritori hanno dalla loro parte il fatto che rappresentano un grosso affare economico. Ma per il territorio questo è un discorso che non regge: noi abbiamo il dovere di tutelare la salute, i prodotti locali, l’occupazione”. Il sindaco di Olzai ribadisce il concetto: “Non vogliamo danni per la salute e per l’economia”. Solidarietà anche dal Campidano con una folta delegazione da Villacidro per il comitato in lotta contro il progetto per l’ampliamento della discarica del centro a sessanta chilometri da Cagliari. “Ricordiamo – precisa Gabriele Frigau – che a livello europeo le linee generali di trattamento dei rifiuti vanno in tutt’altra direzione”.

“Noi abbiamo da tempo proposto una soluzione alternativa – dice Sergio Pilia, presidente del comitato ‘Non bruciamoci il futuro’, contro l’inceneritore di Tossilo – L’impianto non solo ci preoccupa per gli effetti sulla salute, ma anche perché brucia posti di lavoro. Noi abbiamo un’idea diversa in grado di decuplicare l’occupazione e ridurre le spese: perché non ci ascoltano? Ormai tutte le politiche sui rifiuti stanno andando verso la raccolta differenziata e il riciclo. Continuiamo a non capire a che cosa serva un impianto del genere”.

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