Continua il 16 e il 23 marzo 2023 il processo sul presunto disastro ambientale determinato dai roghi al campo rom di Cagliari, lungo la Statale 554. Il resoconto sulle ultime udienze del 13 e del 26 ottobre scorsi lo ha pubblicato il Grig, il Gruppo di intervento giuridico che per primo, con dettagliati report del 31 luglio 2015 e del 24 novembre 2015 ha fatto partire l’indagine da parte della Procura.
Adesso è venuto fuori che “per la prima volta, nell’area vasta di Cagliari – scrive il presidente Stefano Deliperi – è stato contestato il reato di disastro ambientale”. Ma se il Comune di Cagliari si è costituito parte civile, insieme “ad alcuni proprietari dei terreni occupati abusivamente dai rom e utilizzati come discariche abusive – si legge nella nota del Grig -, assente dal processo la Regione autonoma della Sardegna, evidentemente poco interessata a inquinamento ambientale e salute dei cittadini affumicati“.
I roghi al campo rom erano una spina nel fianco per gli abitanti dei quartieri prossimi alla 554, come Mulinu Becciu e San Michele, dove arrivavano i fumi inquinanti degli incendi, specie nelle giornate di maestrale. Nei terreni della zona, collocabili vicino alla Motorizzazione civile, venivano sistematicamente depositati anche rifiuti pericolosi, “di certo illeciti”. Il fuoco veniva appiccato su tutto: pneumatici, elettrodomestici, prodotti tessili, fusti con olio esausto, veicoli, detriti da edilizia, bombole di gas, rifiuti organici, carcasse di animali in via di decomposizione, apparecchiature elettriche ed elettroniche fuori uso.
Dal Grig parlano di “un’area di 5mila metri quadri occupata abusivamente con assurda presenza di un insediamento abitativo rom comprendente anche bambini. Sarebbe ora di voltare pagina, una volta per tutte. Un po’ di sana giustizia sarebbe il primo passo”, ha scritto Deliperi. E se l’inquinamento e il disastro ambientale sono i reati più pesanti, gli imputati devono anche rispondere di abbandono, raccolta, gestione di rifiuti illeciti, speciali e pericolosi.