Miele sardo sotto attacco dall’estero: crollo verticale della produzione isolana

Il miele sardo rischia di attraversare un grande periodo di crisi a causa dell’invasione di quello straniero (2 barattoli su 3 sono importati). Il 2020 è stato l‘anno nero per gli apicoltori con una primavera che ha fatto registrare produzioni praticamente nulle. Nel sud Sardegna la media è stata di quattro chili ad alveare rispetto ai venti di media. Va un po’ meglio per alcune aree del centro e nord dell’Isola e nel Logudoro dove le perdite si sono fermate al cinquanta per cento. A lanciare l’allarme è la Coldiretti che denuncia come come questo settore, fondamentale dal punto di vista ambientale, rischi il collasso visto che è anche quasi l’unico in cui con la produzione crolla anche la remunerazione agli apicoltori e lancia l’hashtag #compramielesardo.

Quest’anno sarà molto difficile trovare miele di arancio sardo visto che gli agrumi in forte stress per il clima anomalo hanno fiorito con un mese di anticipo. Le fioriture prodotte sono prevalentemente di macchia mediterranea e asfodelo, assente quella di cardo. E non va meglio d’estate. La produzione dell’eucalipto, ancora di salvezza degli apicoltori, quest’anno si è sviluppata in modo molto più lento a causa del forte maestrale che ha colpito la Sardegna nel momento di maggior produzione del nettare delle piante e ha compromesso la capacità operativa delle api e produttiva della pianta. Inoltre la presenza della psilla, parassita delle piante, sta annullando la secrezione della pianta fermando la produzione a circa 8 chili ad alveare.

Le vendite di miele, inoltre, sono ferme a causa di una stagione turistica estiva mai partita dovuta all’emergenza sanitaria del Covid-19. Dopo la crescita delle vendite durante il lockdown la vendita del miele adesso si è bloccata per l’assenza di turisti e la minor capacità di spesa dei sardi. Ma a condizionare il mercato è soprattutto la presenza delle miscele di miele straniero a prezzi economici, con due barattoli su tre di origine straniera. Secondo elaborazioni Coldiretti (su dati Istat) il 40 per cento arriva dall’Ungheria e oltre il 10 per cento dalla Cina. Per questi motivi i 1767 apicoltori rischiano di dover dismettere i 66.773 alveari presenti in Sardegna. A rischio sono ovviamente gli 828 apicoltori professionali (939 sono in autoconsumo, i cosiddetti hobbisti).

A tutto questo si aggiunge anche la solita burocrazia, macigno sempre più pesante per le imprese agricole. “Circa il 70 per cento degli apicoltori aspetta ancora gli indennizzi per la siccità del 2017 – ricorda il presidente di Coldiretti Battista Cualbu -, una lentezza ingiustificabile e improponibile per imprese che aspettano da tre anni nell’incertezza assoluta”. Sulla stessa linea il direttore, Luca Saba: “L’apicoltura è uno dei settori più trascurati nonostante l’importanza che assuma dal punto di vista ambientale. Sono i primi a subire le conseguenze dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento a testimonianza della centralità che assumono le api per l’ambiente. Compriamo sardo, diamo un contributo all’ambiente e alla nostra economia, scegliamo il miele dei nostri apicoltori, un prodotto garantito del quale conosciamo l’origine”.

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share