Bonifiche subito ed emissioni climalteranti zero: è la rotta tracciata da Legambiente Sardegna per il polo industriale di Portovesme. !In questo modo – spiega il presidente del comitato scientifico dell’associazione Vincenzo Tiana -, l’area industriale potrà trasforomarsi in un laboratorio a cielo aperto dell’economia sostenibile. “Una vera e propria ricetta non c’è”, ammette Tiana, ma qualche paletto e proposta sì. “Prima di tutto le bonifiche e il risanamento ambientale”, precisa il direttore di Legambiente nazionale Stefano Ciafani. E aggiunge: “Si tratta di interventi che scontano un decennale ritardo, a Portovesme come altrove”.
Poi c’è una richiesta mirata: Legambiente Sardegna, infatti, chiede lo stop della nuova centrale a carbone e dell’ampliamento del bacino dei fanghi rossi proposti da Eurallumina nell’ambito del progetto per il rilancio della raffineria di bauxite di Portoscuso. “Se Portovesme deve continuare ad essere un centro per la produzione dell’alluminio primario, regione e governo studino dei progetti a impatto zero, nel rispetto di quanto sancito con l’accordo sul clima sottoscritto a Parigi un anno fa”, precisa Tiana. In altre parole, anziché un’inquinante centrale a carbone, spazio a impianti da fonti rinnovabili. “Anche perché oggi è più che mai necessario- spiega Daniele Cocco, professore d’Ingegneria dell’ateneo cagliaritano – abbattere le emissioni di co2 sprigionate dagli impianti per la produzione di energia alimentati da combustibili fossili, individuati anche dal Piano energetico come i maggiori responsabili della produzione di gas climalteranti in Sardegna”. “Bisogna correre ai ripari – ammonisce il professore – e volare alto per evitare un riscaldamento globale che si rivelerà disastroso”.
Insomma, un modello di sviluppo più green, come richiesto anche dalla Commissione ENVE (Ambiente, Clima, Energia) del Comitato europeo delle Regioni guidata dal presidente Francesco Pigliaru a Marrakech, nell’ambito della Conferenza sui cambiamenti climatici Cop 22.
