Inquinamento Sulcis, Legambiente: “Prima le bonifiche, poi eventuali progetti industriali”

Prima di tutto le bonifiche. In seguito, quando il territorio sarà completamente risanato, si esaminino nuove proposte industriali. Questa la posizione di Legambiente Sardegna alla luce dei dati sui livelli di inquinamento del Sulcis (leggi)“Il territorio di Portoscuso è talmente inquinato, non solo nel perimetro della zona industriale ma in un raggio molto più ampio, che il piano di risanamento varato nel 1993 interessava cinque comuni (Portoscuso, Gonnesa, Sant’Antioco, Carbonia, San Giovanni Suergiu) – ricorda il presidente del comitato scientifico di Legambiente Vincenzo Tiana – prevedendo un importo complessivo di 220 miliardi di lire. Il piano di risanamento era stato originato dalla dichiarazione di zona ad alto rischio di crisi ambientale del 1990 attuata dal governo su richiesta della Regione Sardegna alla quale aveva contribuito Legambiente con un proprio dossier a causa dei valori elevati di inquinamento acqua, aria, suolo certificati la prima volta in maniera ufficiale dalla indagine dell’Istituto Superiore di Sanità nel 1984, che aveva analizzato gli effetti di 20 anni di industrializzazione. Infatti negli anni ’60 in poco tempo era sorta la Samin (oggi Portovesme srl), il polo alluminio Eurallumina ed Alumix ed il polo energetico insieme ad industrie metalmeccaniche. Si trattava di uno dei tanti progetti delle partecipazioni statali nei poli industriali del Mezzogiorno (Gela, Priolo, Brindisi, Ottana, Porto Torres, Macchiareddu, Sarroch, Taranto, ecc…) per modernizzare il sud”.

“Il piano di disinquinamento – ricorda Tiana – prevedeva una serie di interventi urgenti sopratutto a carico delle aziende e del pubblico che in 4 anni avrebbe dovuto ridurre tutti i fattori inquinanti. Il risultato è stato che a causa della resistenza delle aziende a finanziare gli interventi di risanamento ancora oggi il piano, che ha attuato numerosi interventi ma non con la dovuta celerità ed insufficienti ad affrontare l’inquinamento che aumentava, è ufficialmente in corso di attuazione (leggi il documento parte Iparte IIparte III). Si sono sommati altri 20 anni di emissioni inquinanti, per fortuna non agli stessi livelli degli anni ’80. Per cui in qualsiasi punto si va ad indagare si trovano valori elevati. Successivamente tutto il territorio è stato compreso nel SIN (Sito di interesse nazionale) con una competenza diretta del Ministero dell’Ambiente che ormai da oltre 10 anni si sta occupando del caso più eclatante delle falde nelle quali tutto si accumula (leggi ‘L’inferno sotto Portovesme’).

Infine, “l’impostazione del Piano di disinquinamento era stata di esaminare complessivamente l’area per tutte le matrici ambientali. Ora si procede caso per caso (falde, Eurallumina, discarica Portovesme srl) senza esaminare la compatibilità complessiva del territorio. Si tratta di un metodo non più accettabile. Pertanto a parere di Legambiente occorre prendere atto che tutti i monitoraggi attestano un territorio pesantemente inquinato da risanare nel suo complesso. La situazione è talmente grave che appare necessaria un impulso nuovo: sia assegnata la priorità al disinquinamento delle falde e dei suoli e solo successivamente all’avvenuto risanamento possano essere esaminate nuove proposte industriali”.

 

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