Impianti termodinamici: Roma riapre i procedimenti, battaglia dei comitati

Nuovo giro in commissione “Valutazione impatti ambientali” per gli impianti termodinamici solari che la società Energogreen Renewables s.r.l. (per conto del gruppo Angelantoni) vorrebbe realizzare  tra Villasor e Decimoputzu e tra Guspini – Gonnosfanadiga-Villacidro. In tutto, circa 600 ettari tra specchi solari, power block e infrastrutturazione, sulle terre del Basso e Medio-Campidano. In seguito alla trasmissione di documentazione integrativa (volontaria e non richiesta) da parte della società proponente, il ministero dell’Ambiente ha, infatti, riaperto i termini per la presentazione di osservazioni ai due progetti sottoposti a valutazione d’impatto ambientale rispettivamente nel dicembre del 2013 e nel marzo del 2014 e oggi equiparati nel procedimento: le osservazioni scadono per entrambi il prossimo 6 giugno.

A nulla è valso, dunque, il decreto con cui lo scorso ottobre il ministero dei Beni Culturali ha bocciato il progetto dell’impianto di Villasor-Decimoputzu (Flumini Mannu): “La nuova centrale termodinamica altererebbe il paesaggio e influenzerebbe i corsi idrici presenti nell’area”: queste le ragioni messe nero su bianco dal ministero. Anche i comitati che si oppongono ai due progetti sono critici: “Del tutto irregolare e improprio riaprire la procedura, inoltre le integrazioni volontarie della società non aggiungono nulla di nuovo sul piano tecnico e tanto meno modificano le valutazioni sugli impatti. Né le società hanno mai risposto alle varie obiezioni contenute nelle tante osservazioni inviate. Al momento stiamo decidendo come intervenire, non certo con nuove osservazioni”, spiega Laura Cadeddu del comitato No Megacentrale di Guspini. In altre parole, i comitati Terra che ci Appartiene di Gonnosfanadiga, Associazione Progetto Comune di Villacidro, Sa Nuxedda Free di Vallermosa e Terrasana di Decimoputzu non escludono altre azioni.

Sulle centrali solari che il group di società riconducibili all’Angelantoni vorrebbe costruire in Sardegna si è scritto molto. Ma solo oggi si viene a sapere che a fine 2013 è stata la Regione – allora guidata da Ugo Cappellacci – su richiesta dell’allora Savi a sollecitare con ben due note il trasferimento della valutazione d’impatto ambientale a Roma, sostenendo che la competenza su quei progetti fosse ministeriale. Richiesta accolta dal Ministero dell’Ambiente, che ha equiparato gli impianti termodinamici alle centrali termiche a combustione. Questa l’interpretazione forzata che ha permesso il trasferimento a Roma della valutazione dell’opera.

Il trasferimento era già stato invocato a più riprese dallo stesso Gianluigi Angelantoni, sicuro che nella nuova sede i tempi si sarebbero ridotti. Ma a Roma la cordata italo-nipponica degli specchi parabolici (la realizzazione degli impianti è stata affidata alla multinazionale giapponese Chiyoda, che partecipa all’investimento con 500 milioni di euro) non ha avuto la fortuna sperata. Sono infatti numerose le richieste di integrazioni presentate dalla Commissione nazionale e dal ministero dei Beni e delle Attività Culturali alla società proponente. Tanto numerose che il group ha chiesto al Consiglio dei Ministri di sostituirsi alla Commissione e dare il via libera agli impianti di Villasor e Gonnosfanadiga. La richiesta è stata comunque ritirata.

I motivi che a a fine 2013 hanno portato la Regione ad abdicare dalla procedura di valutazione rimangono, però, ancora avvolti nel mistero. Eccessivo scrupolo? Opportunità politica di spedire a Roma quella che, a causa dell’opposizione della popolazione, stava diventando una patata bollente? Oppure la Regione è stata anch’essa “vittima” delle forti pressioni messe in moto dalla lobby del solare? Sta di fatto che oggi Viale Trento non vede di buon occhio quei progetti. E non ha mancato di manifestare la propria contrarietà in sede di valutazione d’impatto ambientale.

Come da sempre messo in evidenza dai comitati contrari ai due progetti, i problemi sollevati da questi impianti vanno dalla compromissione delle peculiarità paesaggistiche e idrogeologiche alla perdita di biodiversità e all’occupazione di una vasta superficie a vocazione agro-pastorale.  E in effetti, se approvate, le diverse proposte progettuali presentate ad oggi andrebbero ad occupare centinaia di ettari negli agri di Villasor, Gonnosfanadiga, Cossoine e Bonorva (anche nel Nord Sardegna, infatti, sono stati proposti impianti simili).Il minimo sarebbe l’ubicazione di queste centrali nelle aree industriali.

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Piero Loi

Twitter @piero_loi

 

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