IL DIARIO / 5 All’Osservatorio dell’Asinara, la storia di Tumbarino

Lo zoologo Alberto Fozzi, collaboratore di SardiniaPost, ha trascorso sei giorni all’osservatorio faunistico di Tumbarino nel Parco Nazionale dell’Asinara per una ricerca sulle migrazioni degli uccelli attraverso la tecnica dell’inanellamento. Ogni giorno ha stilato un diario sul lavoro della giornata, le emozioni e le immagini. Di seguito quello della quinta giornata, l’ultima. Qui, i precedenti

 

Oramai la sveglia all’alba è diventata routine così come l’intenso lavoro delle prime ore del mattino e solo oggi mi rendo conto che ancora non ho raccontato che cosa era Tumbarino prima di diventare sede dell’Osservatorio Faunistico. Bisogna tornare indietro almeno di mezzo secolo per trovare Tumbarino nella originaria destinazione, era una piccola diramazione penitenziaria, poche celle, la casa del corpo di guardia, due celle di isolamento e un ripostiglio per gli attrezzi dato che i detenuti meno pericolosi erano impiegati in lavori agricoli. Noi, ormai venti anni fa l’abbiamo conosciuta ormai decadente ma aveva una posizione strategica, isolata e lontana dai principali centri dell’isola e circondata da una fitta macchia mediterranea, ideale quindi per condurre ricerche con la tecnica dell’inanellamento. Le prime campagne di inanellamento sono state fatte dormendo in tenda, trasportando l’acqua in bidoni con la bicicletta e scaldandola al fuoco del camino per farci una doccia calda. Oggi questi sono solo piacevoli ricordi ed è bello aver assistito alla rinascita e alla riconversione di una struttura già esistente in un centro di ricerca, grazie alla perseveranza di Danilo e alla lungimiranza del Parco che ha creduto in questo progetto. Ovviamente le migliorie non hanno allontanato i nostri vicini di casa, e all’ombra dei fabbricati sostano gli asini che guardano incuriositi e senza timore questi strani umani che studiano i volatili!

Anche oggi il desiderio di catturare le civette non si è avverato, per contro Stefania è ritornata dall’ultimo controllo con una cornacchia grigia, comunque rara da catturare nelle reti. Le previsioni non sono delle migliori, vento da est in aumento e pioggia, quindi saggiamente decidiamo di chiudere le reti in maniera da evitare che la pioggia o il vento forte possa pregiudicare l’incolumità degli uccelli che vi dovessero finire dentro. Poi domani valuteremo se riaprirle o meno.

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