Clima ‘impazzito’, i sardi hanno paura. Ma cambiare lo stile di vita è difficile

Caldo torrido con temperature oltre i 40 gradi, nubifragi improvvisi, allagamenti e umidità da tagliare a fette. Gli eventi meteorologici di quest’estate anche sulla Sardegna sono in parte gli effetti del ‘climate change’ (cambiamento del clima) che inesorabile si abbatte su tutto il pianeta. Nell’anno di Greta Thunberg, degli incendi in Amazzonia e di una risvegliata consapevolezza sul futuro della Terra per le nuove e prossime generazioni, l’importanza della presa di coscienza dei cittadini sulla necessità di adottare comportamenti diversi in relazione all’ambiente è fondamentale.

E se le bacheche dei social network sono zeppe di post che inneggiano a una rivoluzione ambientale ed ecologica, quali sono davvero le posizioni sui cambiamenti climatici e i loro effetti, in particolare in Sardegna, dove il rischio desertificazione è alto e in cui negli ultimi anni si sono moltiplicati eventi alluvionali devastanti per il territorio e le comunità?

A indagare sulla percezione dei sardi in relazione ai temi dell’ambiente è stato nei mesi scorsi Giacomo Del Chiappa, professore di Marketing nel dipartimento di Scienze economiche e aziendali dell’Università di Sassari. All’interno di un più ampio progetto di ricerca internazionale, di cui il docente è responsabile scientifico e coordinatore, lo studio è stato realizzato intervistando, tra i mesi di gennaio e maggio, un campione di 3.036 residenti in Sardegna, invitati a esprimere il proprio grado di accordo su una serie di affermazioni che descrivono la percezione del fenomeno dei cambiamenti climatici e dei suoi effetti. Gli intervistati hanno risposto scegliendo un valore da 1 (per niente d’accordo) a 7 (in totale accordo).

Che la consapevolezza sul ‘climate change’ sia cresciuta, soprattutto nel giro dell’ultimo anno, è testimoniato dalle percentuali di molte risposte. Il 91,5 per cento degli intervistati ritiene infatti che il cambiamento climatico sia un fenomeno reale e già in atto, quasi il 90 per cento è poi convinto che il fenomeno danneggerà le future generazioni (89,2%) e che il comportamento dell’uomo è la principale causa del problema (84%).

“Ma se è forte la convinzione che ogni individuo abbia la responsabilità di agire per contrastare il mutamento del clima (89,9%), ben il 94,2 per cento del campione pensa che siano i Governi nazionali a doversi impegnare per mitigare gli effetti del fenomeno attraverso politiche mirate”, spiega Del Chiappa commentando lo studio.

E se da un lato la responsabilità di un doveroso cambio di passo sui temi dell’ambiente è da attribuire ai Governi, spesso la convinzione che debba essere la politica, il sistema, a risolvere le cose allontana il problema. Quando ai sardi che hanno risposto al questionario è stato chiesto se avessero personalmente toccato con mano gli effetti del cambiamento climatico, solo il 42,5 per cento ha risposto positivamente e il 49,3 per cento ritiene invece che gli effetti interesseranno soprattutto i Paesi sviluppati.

“Emerge in questo una sorta miopia generale, come se le conseguenze di un aumento delle temperature dei mari o degli eventi meteorologici improvvisi non riguardassero in prima persona i cittadini”, continua il docente. La percentuale di chi è convinto che la zona in cui vive rischia di essere influenzata dagli effetti del mutamento climatico è infatti del 57 per cento, così come non arriva al 50 quella di chi ritiene che le zone in cui vivono i propri familiari non saranno colpite dal fenomeno.

E dalla teoria alla pratica le cose cambiano un po’. “In media il campione sembra essere predisposto a modificare i propri comportamenti (riducendo i consumi di energia e gli sprechi quotidiani) per contribuire a contrastare il cambiamento (circa l’80%) – sottolinea Del Chiappa -. Tuttavia è interessante segnalare come ci sia una parte, tutto sommato non marginale, di persone che non sono disposte a rinunciare a qualche comodità, come usare meno acqua o plastica, per contribuire a mitigare i rischi”.

Mar.Pi.

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