Bella. Anzi: bellissima. Rosso-arancio in prevalenza e tutta una gamma di colori che sembra dare forma ad ali ricamate. Di certo tigrate, con tonalità di nero e giallo insieme a qualche pezzetto tra il grigio e il bianco. Nella parte del ventre (non visibile nella foto di copertina) prevalgono invece le macchie azzurre. Il suo nome è Aglais ichnusa, una farfalla che viene chiamata vanessa sarda: è endemica della nostra Isola, ma molto diffusa anche in Corsica. Si tratta di una specie piccola: l’apertura alare varia da 37 ai 40 millimetri, anche se esistono esemplari che arrivano a 50 millimetri.
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Come tutte le farfalle, anche la Aglais ichnusa si vede con sempre minore frequenza, al pari degli altri lepidotteri la cui riproduzione è messa in pericolo dall’inquinamento. La vanessa sarda è considerata un insetto di montagna, visto che non è mai stata avvistata a latitudini inferiori ai 500 metri. E il suo habitat naturale arriva sino ai 2.500. La particolarità di questa farfalla è che depone le uova sulle piante di ortiche, di cui si cibano i bruchi. Chi da bambino ha catturato farfalle, si ricorderà la polverina che restava nelle mani: è il rivestimento delle squamette che ricoprono il corpo di questi animali. Il termine lepidotteri deriva infatti dal greco: lepido significa squame, mentre pteron vuol dire ala.