Blockchain e criptovalute, dall’arte alla spesa quotidiana

“Il Bitcoin ha cambiato i nostri orizzonti nel campo della compravendita online dal 2009 ad oggi: è una moneta virtuale stabile, capace di sopravvivere a crisi economiche devastanti che, in casi come il Venezuela, hanno permesso agli investitori di rialzarsi e recuperare le proprie finanze”. A sottolineare la silenziosa rivoluzione delle monete virtuali è Raffaele Mauro di Endeavour Italia, protagonista di uno dei workshop ospitati da Sinnova, il salone dell’innovazione in Sardegna ospitato tra ieri e oggi a Cagliari.

L’incontro “La blockchain nella vita di tutti i giorni” ha dato spazio a esperti del settore che hanno raccontato il grande cambiamento nell’economia delle criptovalute: un nuovo modo di gestire le transazioni, in sicurezza e anonimato, ben raccontato dall’articolo “The Trust Machine” pubblicato dalla testata “The economist”.

Nel 2014 Satoshi Nakamoto, pseudonimo dell’inventore del Bitcoin, ha iniziato a parlare di blockchain, una soluzione peer to peer che permette di scambiare informazioni di valore grazie a delle combinazioni di blocchi validati da una comunità di utenti che si attengono alle regole di uno “Smart Contract”.
“La blockchain ha un enorme vantaggio anche rispetto ad altri processi di tracciabilità di valuta, oggetti o servizi, ossia la decentralizzazione, la crittografia avanzata, l’immutabilità e la validazione dei dati e delle informazioni nel tempo – prosegue Mauro- Una nuova forma di democrazia, non solo economica, che rende accessibile e trasparente ogni passaggio ai suoi fruitori.”
La blockchain non riguarda solo le transazioni monetarie, ma come suggerisce il titolo del workshop, può essere applicata al quotidiano, come ha dimostrato il recente caso della catena di ipermercati Carrefour che ha scelto di utilizzarla per tracciare la filiera del pollame nelle sue fasi.

Tra gli interventi del workshop, anche quello di Andrea Concas di Art Backers che ha presentato “Art rights. Protect your art”. “E’ la prima piattaforma a supporto di artisti collezionisti e gallerie che permette di verificare lo storico delle opere d’arte dalla sua relazione con l’artista sin dalla prima vendita o esposizione e le successive. L’utente può gestire la sua collezione da un lato, mentre dall’altro produce un certificato di autenticità, a valore legale, che viene validato da tutti gli stakeholder. Questi ultimi, confermano quelle informazioni passando nei database, attestati dalla blockchain”.
Riassumendo e semplificando, “è come un passaporto, ogni volta che un operatore interviene nella vita dell’opera testimonia un’azione che contribuisce a tracciarla, contrastando la diffusione di falsi e aumentandone al contempo anche il valore commerciale”.

Martina Serusi

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