E’ tempo di festival per “Le isole del cinema” ma tra gli operatori c’è aria di bufera

Alla conferenza stampa di presentazione del circuito festivaliero “Le isole del cinema” si tracciano bilanci, si azzardano percorsi futuri, persiste la passione, ma pure l’inquietudine, mentre corre esterna la polemica di chi ancora crede alla possibilità di una industria del cinema in Sardegna con un impegno reale economico e politico, non solo con parole legate al pulviscolo dei sogni. Ma andiamo per gradi.
“Le isole del cinema” sono state negli anni (20 quelli del Festival di Tavolara, 10 per La Maddalena, 8 per l’Asinara, 7 per Carloforte) un circuito culturale filmico  di ottimo valore. Pensato, come afferma il regista Gianfranco Cabiddu (uno degli ideatori del complesso delle manifestazioni e direttore artistico di “Creuza de Ma’” nell’isola di S. Pietro) come la messa in pratica del metodo collettivo tipico del realizzare i film, “Le isole del cinema” sono appunto un esempio di sinergia culturale: quattro associazioni differenti che hanno collaborato ognuna per evidenziare un settore della settima arte: Tavolara ha dato spazio alla regia e al pubblico; La Maddalena al mestiere dell’attore, l’Asinara alla scrittura, Carloforte alla musica. La circuitazione ha allargato la visibilità dei Festival, che hanno avuto sempre uno spazio importante sulla stampa non esclusivamente isolana, ha supportato le potenzialità individuali, ha permesso finanziamenti meno aleatori. Da due anni, poi, attraverso il progetto “La Sardegna cresce con l’Europa” cofinanziato dall’Unione Europea mediante il FESR (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale), “Le isole del cinema” hanno potuto, grazie a questo importante sostegno economico, proporre dei programmi, delle iniziative di straordinario interesse. Certo, a poco sarebbero serviti i soldi, se alla base di tutto non ci fosse la passione per la diffusione della cultura cinematografica da parte dei direttori artistici dei “rami” della manifestazione; infatti Giovanna Gravina (La Maddalena), Sante Maurizi (l’Asinara), Gianfranco Cabiddu (Carloforte) e Marco Navone (Tavolara) e l’insieme dei loro collaboratori hanno profuso energia e dedizione, che chiunque abbia frequentato i festival notava evidentemente.

Ma questo è l’ultimo anno del progetto europeo e, dunque, bisogna trarre bilanci e cercare di capire cosa riserva il futuro in un periodo di crisi economica, dove il comparto della cultura e, soprattutto quello del cinema, sembrano condannati a vivere con difficoltà, sempre camminando sull’orlo del baratro. Se per il sindaco della Maddalena, Angelo Comiti, capofila dei comuni coinvolti nella manifestazione, il festival è stato “un veicolo straordinario per le piccole isole. Le ha mostrate non solo come paradisi naturali, ma come luoghi di riflessione culturale di alto profilo”, allo stesso tempo, mette in evidenza i dubbi sul domani, i problemi coi finanziamenti
ancora bloccati dal patto di stabilità, la speranza di replicare un modello di collaborazione virtuoso, che metta da parte gli individualismi e riproponga così il Festival delle isole con la sua specifica unitarietà.

L’importanza del prosieguo della alleanza tra le quattro manifestazioni la conferma Gianfranco Cabiddu, il quale ricorda come la metafora da cui è scaturita l’idea delle “isole del cinema”, sia stata quella dell’arcipelago, composto da piccole realtà che si supportano a vicenda. Il regista lo definisce “quasi un sogno romantico con la periferia che diventa centro culturale”. D’altronde, in questa sorta di utopia rientra il metodo di partecipazione degli ospiti, amici, “gente di cinema” che interviene senza pensare esclusivamente al gettone di presenza, che sbarca nelle isole col piacere di raccontare le proprie esperienze, di riflettere sulla propria arte e, eventualmente, di metterla a disposizione dei colleghi e degli spettatori.

Giovanna Gravina, che nel suo “La valigia dell’attore” ha puntato anche sulla formazione (il laboratorio per attori prende il via, quest’anno, il 15 luglio e sarà condotto da Sonia Bergamasco per 16 aspiranti interpreti venuti da varie parti d’Italia oltre dalla Sardegna), sottolinea proprio questo elemento importante nella struttura del festival. Ma si domanda quale sarà il futuro della manifestazione finito il momento del POR europeo. Sembra si ricada nell’aleatorietà: i loghi dei finanziatori sono tanti, ma per ora c’è solo la delibera del Banco di Sardegna, per il resto si deve aspettare e, così, sembra una pura follia continuare a progettare e a realizzare.

Il direttore generale del settore culturale della Regione Antonio Conti, che parla per conto dell’assessore impegnato in altra riunione, sembra rassicurare tutti: a settembre ci dovrebbe essere sia un incontro con gli operatori del comparto sia un tentativo di riequilibrare le spese della cultura in positivo. A questo punto scoppia una piccola bufera tra uno dei rappresentanti del “Moviementu”  rete cinema Sardegna, Luca Melis e il funzionario regionale. Il “Moviementu” ha raccolto intorno a sé più di 200 tra registi, tecnici, operatori culturali del cinema isolano, da fine giugno, da quando a Sassari durante il Festival del cortometraggio, ha cercato di riflettere sulle debolezze del tentativo di creare una industria del cinema in Sardegna.

Il “Moviementu” è stato negli scorsi giorni ricevuto dall’assessore Milia, ma come è stato detto “la gentilezza non basta, bisogna fare qualcosa di più. Bisogna che la Regione dimostri di interessarsi seriamente del problema, politicamente e economicamente.” Insomma, non solo parole dalle quali sembra che il cinema sardo (come alcuna pubblicistica anche nazionale ha scritto) sia un mondo idilliaco dove gli artisti riescono a esprimersi liberamente, ma fatti che tengano in considerazione come “l’industria” del cinema in Sardegna debba ancora nascere. Il “Moviementu”ci crede; Conti si offende e si allontana dalla sala. Ma chi rimane sa che la situazione è difficile, anche per i festival delle isole, che quest’anno faranno la domanda di finanziamento nei bandi che dovrebbero riguardare tutte le iniziative di diffusione cinematografica in Sardegna. Budget? 190.000 euro….per tutti fare cultura filmica nella nostra isola sarà un incubo.

(Foto: Fabio Presutti)

Elisabetta Randaccio

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