Simone Sbaraglia, un matematico fra i macachi

Cosa spinge un brillante matematico dalla promettente carriera a lasciare il suo centro ricerche a New York a viaggiare negli angoli più remoti del pianeta per fotografare gli animali selvatici negli ambienti più inospitali?

Ce lo spiega Simone Sbaraglia in occasione della presentazione del suo splendido volume “Immagini dal pianeta terra”. Nella gremita sala della “Feltrinelli Point” di Via Paoli a Cagliari l’autore ha risposto alle tante domande di un pubblico numeroso ed appassionato, raccontando la sua storia.

«A trent’anni — dice — ero un promettente matematico con un luminoso futuro di ricerca davanti. Poi si è verificato un incidente di percorso che ha modificato (in meglio) la mia vita. Dopo avere scattato alcune foto nella Wave americana è stato come scoprire dentro di me un mondo di emozioni, sommerso sotto metri cubi di razionalità. Dopo quelle fotografie tutto era già scritto».

Quindi il ritorno in Italia, l’approdo a Cagliari dove ha vissuto per sei anni alternando un incarico di ricercatore presso l’Università con la fotografia naturalistica. E’ l’inizio di una carriera di ricca di soddisfazioni, con numerosi riconoscimenti tra cui il Campionato italiano di fotografia naturalistica, due edizioni del Nature’s Best Photography e tre edizioni consecutive (un record) del Glanzlichter, il più importante concorso tedesco dedicato alla fotografia naturalistica. La sua foto della “danza” delle gru giapponesi è divenuta la copertina di “Haiku” di Roy B. Merritt, edito da Neponset River Press. Nel 2014, la sua fotografia del gruppo di babbuini gelada è tra le vincitrici del prestigioso Wildlife Photographer of the Year.

“Immagini dal pianeta terra” è un libro autoprodotto, acquistabile (per ora) sul web (info@simonesbaraglia.com), che sintetizza, in 130 pagine, nove anni di lavoro. “Nove anni — scrive Simone — di zanzare e di fango, di dubbi e di difficoltà, ma anche di grandissima emozione e soddisfazione, di amore e condivisione. Ci sono al mondo milioni di persone pronte ad emozionarsi, a lasciarsi coinvolgere, sensibili alla bellezza e desiderose di proteggerla. Questo libro è per loro, per tenere acceso quel lampo di emozione nell’unico modo che conosco: prestandogli i miei occhi”.

E i suoi occhi ci restituiscono immagini dallo stile sempre inconfondibile, realizzati nei luoghi più sperduti della terra: dal Madagascar all’Alaska, dal Giappone all’Indonesia, dal Borneo all’Africa. Un grande viaggio inteso non solo come semplice scoperta, ma come ricerca di radici ancestrali. Un viaggio nelle pieghe più nascoste del pianeta e dell’anima, un pellegrinaggio nei luoghi più belli e lontani  accompagnato da Oranghi, Macachi, Orsi, Lemuri, felini.

Nella fotografia di Simone Sbaraglia convivono un grande fotografo naturalista, con il suo bagaglio di tecnica, di cultura e di emozioni e un brillante matematico portatore di visioni razionali. Il fotografo abbandona gli strumenti classici come il mimetismo e il teleobiettivo per cercare un coinvolgente rapporto di vicinanza e di fiduciosa accettazione da parte degli animali. Il matematico semplifica le inquadrature in un lavoro teso a levare il superfluo, a cogliere geometrie, a scoprire l’estetica della semplicità e la bellezza dell’essenziale. Il risultato è un felice incontro dove stile e tagli di luce — che sono la cifra estetica e stilistica — si fondono con le emozioni delicate, intime e coinvolgenti, che sono la vera essenza delle sue immagini.

Ma è una fotografia che oltre ad emozionarci ci fa anche riflettere sulla fragilità di mondi che stanno pian piano scomparendo. In questo senso la fotografia di Simone Sbaraglia è un atto d’amore e, anche, un sommesso (come nel suo stile) grido di allarme per questo popolo senza voce e senza diritti che con noi condivide il pianeta.

Enrico Pinna

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