Omicidi di Orune, padre di Masala a imputato: “Dimmi dov’è mio figlio”

Nuovo disperato appello, oggi in tribunale a Nuoro, del padre di Stefano Masala, il 29enne di Nule (Sassari), ucciso e mai ritrovato la sera del 7 maggio 2015. Rivolto ad Alberto Cubeddu, il 21enne di Ozieri (Sassari) accusato del delitto e di quello dello studente 19enne di Orune (Nuoro) Gianluca Monni, Marco Masala ha detto: “Guardami negli occhi e dimmi dov’è mio figlio”.

Non ha avuto risposta. Secondo l’accusa, Stefano Masala sarebbe stato ucciso la sera della scomparsa e la sua Opel Corsa sarebbe stata usata da Cubeddu e dal cugino 18enne Paolo Enrico Pinna per andare a Orune e uccidere Monni. L’auto poi era stata incendiata nelle campagne di Pattada, la sera stessa dell’omicidio dello studente. Intanto oggi in aula sono state consegnate al Gip Mauro Pusceddu nel corso dell’incidente probatorio, le perizie dell’ esperto informatico Giancarlo Rosa sui tre telefonini di Alessandro Taras, il supertestimone nell’inchiesta sui due delitti. Proprio sull’incendio dell’auto si basa la testimonianza di Taras, il quale ha raccontato agli inquirenti di aver assistito all’incendio da parte di Alberto Cubeddu. Una testimonianza chiave, anche perché il Pm nei giorni scorsi aveva chiesto il rinvio a giudizio dello stesso Taras per il reato di incendio dell’auto in concorso con Cubeddu. Soddisfatti del risultato delle perizie gli avvocati di Taras, Sergio Milia e Maria Claudia Pinna. “Sostanzialmente – hanno detto i due legali – non c’è nessuna novità rispetto alle cose già dette da Alessandro Taras. Le perizie confermano le dichiarazioni già rese agli inquirenti dal nostro assistito”. La prossima udienza è stata fissata per il 18 aprile.

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