Olbia, in arrivo la nave dei rifiuti. I cittadini organizzano il blocco del golfo

Prima i dubbi e le verifiche sulla fattibilità dello smaltimento del percolato nel depuratore del Cipnes. Ora la richiesta e l’annuncio di controlli stringenti sull’attracco della nave Othello proveniente da Palermo, i tempi di sosta in banchina, le modalità di scarico del percolato dalla nave per il trasporto fino a Spiritu Santu, location della discarica. Il sindaco Gianni Giovannelli, dopo lo schiaffo in faccia ricevuto dal Tar, che impone il trasporto di due carichi di 3 mila metri cubi di percolato dalla discarica di Bellolampo a Palermo, si rialza e piazza un muro burocratico sull’operatività della pronuncia del Tar che dà il via libera ai due carichi di percolato. Dopo le premesse di ieri e l’esposto alla Procura, il sindaco prende la penna in mano e verga l’ennesima lettera agli enti interessati (Provincia, Regione, Arpas, Direzione marittima e Autorità portuale), oltre alla Procura della Repubblica, comunicando la necessità che si effettuino, da parte delle Autorità competenti, adeguati controlli congiunti al fine di verificare le condizioni di ammissibilità dei rifiuti provenienti dalla Sicilia e delle operazioni di trattamento. Il sindaco invoca il controllo della sosta della nave in porto, le modalità di scarico del materiale da conferire presso il depuratore al fine di garantire che le eventuali operazioni vengano svolte con la massima tutela della salute pubblica e nel minor tempo possibile.

 

Le nuove obiezioni del sindaco, contestata la quantità massima di percolato smaltibile

Partiamo da un dato di fatto: il percolato non rappresenta sostanza pericolosa. Stando al codice identificativo (Cer 19 07 03), il rifiuto di discarica può essere trattato nel depuratore del Cipnes. Ora, sono già stati garantiti ulteriori controlli sulle sostanze chimiche per avvalorare i codici identificativi apposti dai tecnici siciliani. Le obiezioni del sindaco, supportato dal dirigente dell’Ufficio Ambiente del Comune, partono dalle indicazioni dell’Aia (Autorizzazione Integrata Ambientale) dell’impianto di depurazione di titolarità del Cipnes. L’impianto può trattare giornalmente al massimo 400 mc, che in un anno fanno 146 mila mc. Invece il quantitativo massimo del percolato di discarica è di 45 mila tonnellate all’anno, equivalenti a 48 mila e 600 mc. Secondo il Comune, sulla base dell’Aia, dovendo trattarsi nel depuratore rifiuti liquidi per un massimo del 10% dei rifiuti complessivi giornalieri, sulla base di calcoli statistici desunti da rilevazioni dell’Aia sul depuratore, la produzione complessiva di percolato sarebbe tale da rilasciare una capacità residua per il trattamento del codice Cer 19 07 03 presso il depuratore, da utilizzarsi in conto terzi, pari a 11.800 mc/anno e quindi molto inferiore al quantitativo di percolato che dovrebbe provenire dalla Sicilia (per la precisione 30 mila tonnellate complessive, corrispondenti a 32.400 mc, dunque il triplo della capacità residua).

 

Il Tar dà il via libera a 6 mila metri cubi di percolato. Giovannelli scrive alla Procura

La guerra del percolato arriva in Procura. Nella commedia tragicomica sui reflui della discarica di Bellolampo a Palermo si consuma l’ennesima pagina di un paradosso all’italiana, o dell’ambientalismo cialtrone. Ieri il Tar Sardegna ha emanato il decreto cautelare numero 133/2013 con il quale il presidente, preso atto dell’esistenza di un’ordinanza della presidenza del Consiglio dei ministri che prevede il trasporto presso l’impianto del Cipnes, tramite navi cisterna con capienza massima di 3 mila metri cubi per un massimo di due viaggi, ha consentito l’effettuazione di tali due trasporti, per un totale di 6 mila metri cubi di percolato. A quel punto il sindaco di Olbia, Gianni Giovannelli, sulla base delle prescrizioni indicate dall’Aia (Autorizzazione Integrata Ambientale) rilasciata al Cipnes dalla Provincia e sulla base dei rilievi opposti dal dirigente del settore Ambiente del Comune, si è rivolto alla Procura della Repubblica, oltre che a tutti gli altri enti coinvolti nella vicenda, asserendo che nel caso di specie possano mancare le condizioni affinché il trattamento del percolato proveniente dalla discarica di Bellolampo avvenga nei tempi e con le garanzie di sicurezza normativamente prescritte.

 

Pronta la rivolta popolare, si organizza il blocco del Golfo con barche e motoscafi

Intanto il grido di “Fermiamo la Monnezza” risuona alto nelle pagine Facebook e comincia a raccogliere consenso. Dopo le dichiarazioni di guerra della Commissione Ambiente del consiglio comunale e la guerra del sindaco, alcuni cittadini propongono di presidiare il Golfo di Olbia a bordo delle loro imbarcazioni per impedire l’ingresso delle navi con il percolato. Richiami palesemente illegali, che non sappiamo se rappresentino semplici boutade da social network ma che di certo rappresentano il pensiero di una parte del fronte contrario all’arrivo dei rifiuti ad Olbia. Questo il contenuto del messaggio pubblicato da un utente di Fb del quale terremo nascosta l’identità: “Amici ho lasciato un commento sulla bacheca di Marco Vargiu e Matteo Sanna (il primo assessore comunale al Turismo e il secondo un consigliere regionale) a proposito dell’arrivo delle navi dei veleni. Propongo chi dispone di un piccolo natante, e coinvolgendo tutti gli amici dei Yacht Club Olbia Acli Circolo Diportisti Olbiesi Lega Navale Golfo Aranci Lega Navale La Maddalena ecc. Chiudere la canaletta del golfo di Olbia all’arrivo delle navi dei veleni, affinche’ tuteliamo la salute del golfo di Olbia dell’intera Gallura, e del turismo. Ma anche per la salute di tutti noI. S’ALGA SI LA TENZENE IN DOMO SUA, CA DE ALGA NAMUSU FINZA ABBASTANZA NOISI. FATE GIRARE URGENTE”.

Giacomo Legato

 

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