Mario Puddu (M5s) condannato a un anno per abuso d’ufficio

Mario Puddu, il candidato governatore di M5s alle Regionali del prossimo anno, è stato condannato a un anno per abuso d’ufficio. Lo ha deciso il gup Roberto Cau a conclusione del processo con rito abbreviato cominciato lo scorso marzo. Il giudice per l’udienza preliminare ha accolto in toto la richiesta del pm Marco Cocco che per l’esponente Cinque Stelle aveva chiesto la stessa pena.

La vicenda riguarda la gestione del Comune di Assemini quando Puddu era sindaco, dal 2013 al 2018. Secondo l’accusa, l’ex primo cittadino aveva organizzato in Municipio una sorta di pianta organica parallela che penalizzava una dirigente a vantaggio di altri due. Insieme a Puddu è infatti a processo, per concorso in reato, Francesco Murtas, avvocato, il più stretto collaboratore esterno di Puddu, contrattualizzato a tempo. Lo staff del sindaco includeva un perito edile e un ingegnere.

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Puddu, difeso dal legale Luigi Sanna, era in aula quando alle 10,20 il Gup ha letto la sentenza. Nel tribunale di Cagliari è arrivato qualche minuto prima, da solo. L’inchiesta contro Puddu prese avvio dopo l’esposto di tre consigliere comunali elette nel 2013 con M5s e poi uscite dal gruppo perché critiche con la gestione del Comune. Furono Irene Piras, Stefania Frau e Rita Piano a denunciare l’esistenza in Municipio della una pianta organizzativa ombra, realizzata – avevano scritto nell’esposto – attraverso il reclutamento di uno staff esterno. Di qui le indagini, il rinvio a giudizio di Puddu e la sentenza odierna di primo grado. Con la quale è stato condannato a un anno anche Murtas, difeso dall’avvocato Matteo Perra.

Nel primo pomeriggio il legale di Puddu ha diffuso una nota. “Eravamo sicuri – ha scritto Luigi Sanna – di avere ragione e non riesco nemmeno a immaginare quali possono essere state le motivazioni di questa condanna. Il giudice si è preso novanta giorni (come da prassi) per scrivere le motivazioni di questa decisione. Le leggeremo con attenzione e certamente presenteremo ricorso in appello perché siamo sicuri della correttezza dei comportamenti”.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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