Marcello Fois: “Ha subito l’onta di passare per allievo, ma era un maestro”

E’ sgomento Marcello Fois, scrittore e amico di lunga data di Giulio Angioni. “Ci siamo sentiti via Skype il 15 dicembre scorso, in occasione di un convegno su Grazia Maria Deledda. La sua è una morte che oggi ci lascia ancora più soli, qualcuno ora si dovrà porre il problema di come collocarlo nel panorama letterario italiano. Assieme a Maria Giacobbe e Salvatore Mannuzzu è stato capace di portare la scrittura sarda dentro il dibattito nazionale”.

A poche ore dalla sua morte, si fa sempre più evidente la mancanza e il vuoto che lascerà l’assenza della sua voce, una vita dedicata alla ricerca antropologica, alla poesia e alla narrativa: “Giulio ha subito l’onta di passare per allievo e, invece, era un maestro. Un vero maestro. La nostra generazione, quella mia e di Sergio Atzeni, è una generazione di scrittori arrivata anni dopo, ma sono loro ad aver fatto il lavoro più grosso”.

A Gavoi, nei caldi giorni del festival L’Isola delle Storie, lo si incontrava a passeggio tra le viuzze del centro, i libri e i giornali sempre sotto braccio. “Averlo con noi era una festa, in quei giorni di incontri era lui il protagonista, chiunque avessimo invitato. Per me è sempre stato un maestro fondamentale; quando mi è capitato di pensare alla differenza tra un narratore e uno scrittore ho sempre pensato a lui, alla sua scrittura possente. Un uomo che non si sentiva un maestro, che non aveva l’atteggiamento da padre della patria. Negli anni mi ha regalato un’amicizia generosa, un rapporto splendido, incredibilmente paritario. Gliene sono grato. Con lui e con Fresu stavamo lavorando a un nuovo progetto, un’antologia di poesie in sardo, e negli ultimi tempi sono stati molti i pezzi e i materiali che ci siamo scambiati. Chissà se riusciremo ancora a pubblicarla”.

Donatella Percivale

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