Macomer, le famiglie in piazza contro la crisi: “Il paese adesso vuole rinascere”

Una manifestazione pacifica e spontanea quella organizzata oggi a Macomer. Nata da un piccolo gruppo sulla pagina Facebook “Uniti per Macomer”. E’ su quella pagina che è nato un dibattito intorno alla crisi che attanaglia la Sardegna centrale, e che ha investito pesantemente il Marghine negli ultimi decenni.

Oggi, ad un passo dalle elezioni comunali previste per il 26 maggio, la crisi appare ancora più drammatica. È
di appena dieci giorni fa la notizia del suicidio di un imprenditore nell’area industriale Bonu Trau. E proprio da Bonu Trau, dagli stabilimenti della ex Dreher, ora ex Funte Fria, è partito il corteo per sfilare nelle strade della città fino alla sede del Municipio. Organizzata da un lavoratore disoccupato e da un giovane imprenditore, la manifestazione ha assunto una caratteristica apartitica. Come a dire che un po’ tutti i partiti sono responsabili della crisi di queste aree comprese tra Ottana e Tossilo.

È lunga la storia del lento ed inesorabile declino per il territorio di Macomer,  cittadina che come tutti i centri dell’interno ha subito uno spopolamento inesorabile. Posta in una posizione centrale, sulla dorsale 131 che collega Sassari e Cagliari, Macomer non ha saputo nel tempo trarre vantaggio da questa posizione, ed essere centro catalizzatore di iniziative commerciali che guardassero al futuro. La crisi dell’industria ne ha dettato il declino. Sono poi seguite le stagioni dei sequestri degli imprenditori più in vista, Locci e Vinci, gli ultimi in ordine di tempo, ed infine, il tracollo del consorzio industriale. Con logiche di commissariamento non sempre lineari e chiare come denuncia il Comitato Non Bruciamoci il Futuro, che da sempre si oppone al progetto revamping dell’inceneritore di Tossilo, proponendo un progetto alternativo capace di generare occupazione virtuosa, in risposta alla crisi.

A pagarne le conseguenze, come sempre, sono sempre gli operai e le loro famiglie, presenti oggi al corteo con
il loro carico di palese sfiducia nella classe politica. Uno stallo che con l’acuirsi della crisi non lascia adito a scusanti, né a tecnicismi: “Lo scopo di questo evento era in primis unire il paese nella lotta contro la disoccupazione e la pressione fiscale che penalizza il lavoro della piccola e media impresa”, dice Siino, uno degli organizzatori: “Macomer conta circa 3000 disoccupati e 3500 cassaintegrati. Tanti giovani studenti non hanno
aspettative per il futuro. Il messaggio che volevamo dare era quello di una ribellione a questo declino economico”.

Nella manifestazione la regola è stata quella del divieto di esporre bandiere politiche o sindacali. “Fino ad oggi non sono riusciti a risollevare il nostro paese. Abbiamo voluto manifestare proprio in questo delicato periodo elettorale, per far capire a chi prenderà il posto delle decisioni e delle responsabilità di questa città, che Macomer ha voglia di rinascere. Vogliamo risposte, concretezza, e sopratutto l’occupazione.” Questo il messaggio. Forte e chiaro.

Davide Fara

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