Ilaria, morire 90 minuti durante un intervento e non smettere di lottare

Ciao a tutti, marzo è un mese di ricordi indelebili, sfumati di chi è passato tra una prima e una seconda vita. Esattamente 7 anni fa, iniziava tutto. Cominciava il calvario della mia vita, quello peggiore.
La mattina del 15 Marzo 2011, ero appena entrata in sala operatoria. Alle 9.00 arrivarono medici e infermieri a somministrarmi i farmaci di contrasto e l’anestesia perché non riuscivano a farmi addormentare. Con me c’erano il mio pupazzo e la mia psicologa di fiducia, Monica con la quale si è instaurato un rapporto straordinario.
Sotto il mio cuscino, c’era una foto di qualcuno di speciale, mio nonno e Padre Pio che mi avrebbero protetta, ed è stato veramente così. Mio nonno era riuscito a salvarmi perché me l’aveva promesso, prima di morire le sue ultime parole erano state: “Darei la mia vita per vedere Ilaria sana”. Lo aveva detto a tutti noi. Eravamo spaventati perché nessuno sapeva come sarebbe andata, nessuno si aspettava che l’intervento sarebbe durato 18 ore. I miei amici e i miei parenti mi immaginavano con un fisico perfetto, e che sarei tornata a danza.

Ma invece questo sogno si infranse. Verso mezzanotte vengo svegliata parzialmente dai medici e non capisco più niente. Vedo attorno a me mascherine, camici blu, dottori con gli occhiali e con i ferri del mestiere in mano. Prima diagnosi: paralisi ai 4 arti. Di corsa vengo nuovamente anestetizzata, i medici mi tolgono la barra in titanio dalla schiena per la seconda volta. Poi mentre provano a inserire delle barre più piccole e meno invasive, va storto qualcosa. Un arresto cardiaco di 90 minuti ferma la mia vita. Una luce trasparente pervade la stanza. Dall’alto vedo sangue e il mio corpo statico, leggero. Sento i medici dire “sua figlia non ce la farà”.

Un team di anestesisti guidati dal grande primario Stefano, intervengono con il defibrillatore tantissime volte, li sento gridare: “dai Ilaria ce la puoi fare, non mollare” e finalmente ritorno nel mio corpo; ma la mia testa no. Un’ipossia cerebrale e poi il coma di molti giorni. Ma i miei angeli custodi erano lì al mio fianco e mi avrebbero salvata.

Un destino più triste e amaro purtroppo, è accaduto alla giovane Sofia 13 anni di Cosenza, nel pieno dell’adolescenza con una vita promettente davanti e una grave scoliosi che le causava una riduzione della capacità respiratoria. Durante l’intervento al Rizzoli di Bologna, il suo piccolo cuore si è fermato. Per sempre. Quante Sofia, quante Ilaria soffriranno ancora a causa di un intervento? Io lotterò anche per Sofia. Mi rialzerò dopo ogni caduta. Mi rafforzerò dopo ogni dolore affinché queste tragedie non si ripetano mai più.
Oggi Sofia vive dentro il corpo di una ragazza di Roma e questo per i suoi genitori significa che lei è sempre presente in mezzo a loro.
Oggi il mio blog lo dedico a Sofia.

Con affetto
Ilaria

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