La cronaca – che non è altro che il nome che diamo alla realtà che ci viene raccontata, perché non tutto accade accanto a noi – ha il potere di creare simbologie e metafore che nemmeno i più grandi romanzieri osano, tanto sono poco verosimili.
Poco verosimili ma reali perchè nascono dalla coincidenza temporale di eventi che ‘si parlano’. Uno di questi strani miracoli della cronaca è accaduto oggi da noi, in Sardegna. E val la pena di rilevarlo.
E’ successo che la sera dello stesso giorno in cui tutte le agenzie nazionali rilanciavano la notizia apparsa stamani su la Nuova Sardegna del suicidio assistito di un imprenditore in una clinica svizzera specializzata, i notiziari locali riferivano di un altro suicidio, solo tentato, di una donna di Carbonia che aveva deciso di fuggire dal mondo bevendo un ‘frullato’ di oleandro.
Pochissimo altro dice la cronaca di questo fatto. Solo che la donna – della quale come è giusto non è stato reso noto il nome, ma nemmeno l’età, la professione, la condizione sociale – è stata salvata grazie a una staffetta di volanti della polizia che hanno trasferito l’unica dose di antidoto presente in Sardegna da Sassari all’ospedale di Carbonia.
Nulla si sa del fatto, ma moltissimo si sa dell’oleandro. Del suo essere un potente veleno naturale. Dicono altre cronache che in un’isola lontanissima dalla Sardegna, lo Sri Lanka, i contadini usano suicidarsi ingerendo un seme di oleandro. E la scrittrice indiana Vandana Shiva ha raccontato che l’oleandro è il veleno usato dagli agricoltori del suo Paese per andarsene per sempre quando non riescono a pagare i debiti.
L’oleandro è il veleno dei poveri. Non dà i risultati certi delle pozioni servite nelle cliniche del suicidio assistito. Ma, a quanto pare – se lo sai dosare – dà una morte relativamente dolce. Non una delle morti orribili alle quali ci hanno abituato questi tempi di disperazione con i disoccupati, gli indebitati, gli usurati, i licenziati che si danno fuoco o si gettano dalla finestra. L’oleandro, quando è ben dosato, dà quasi una “morte svizzera”.
Questo ci dice con le notizie odierne il “romanzo” della cronaca in atto. Che se un tempo non lontano il grido dei diseredati era “riprendiamoci la vita”, oggi c’è chi si accontenta di riprendersi la morte. E al lettore viene il dubbio che il “romanzo”, il romanzo di noi tutti, stia davvero per finire.
G.M.B.