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Gessa temeva di essere vittima di una vendetta per lo stadio di Is Arenas

Che avesse “parlato”, confermando l’impostazione dell’accusa, lo si era intuito quando era stato trasferito ai domiciliari dopo una decina di giorni, al contrario di Andrea Masala, l’altro tecnico comunale arrestato assieme a lui. Ma Pierpaolo Gessa, 52 anni, ingegnere del comune di Quartu e “responsabile unico del procedimento”, non è un “pentito”. Appare piuttosto un uomo che si è liberato, assieme alla sua famiglia, da un incubo: “Ho fatto l’errore – ha detto in lacrime al magistrato – di non avere la forza di dire di no”. Un uomo che a un certo punto, ha riferito la moglie, ha cominciato a temere per la propria incolumità fisica.

Le pressioni che subiva dal presidente del Cagliari Massimo Cellino e dallo stesso sindaco di Quartu Mauro Contini (che poi entrarono in conflitto tra loro) erano continue e insistenti. A volte offensive – “Se non porti a termine questo tipo di lavori, io il culo che vado a cercare è il tuo” (frase rivoltagli da Cellino e riferita da Gessa al magistrato) – a volte quasi minacciose. Lo inducevano a compiere atti illegittimi. Come quando, in occasione dell’incontro Cagliari-Catania, dichiarò che l’impianto, giudicato non idoneo dalla commissione provinciale, era conforme alla normativa.

Non bastava mai. Scrive il gip Giampaolo Casula, nella sua ordinanza che ha usato parole durissime sull’indole del presidente del Cagliari : “Lo strenuo prodigarsi dei dipendenti comunali non è mai stato sufficiente a placare l’irruenza, l’invadenza, l’arroganza, l’aggressività di Cellino che, pur di raggiungere i suoi scopi, non mostrava alcun rispetto per le persone. Uno degli interventi più brutali avvenne poco dopo l’incontro Cagliari-Atalanta che pure si era svolto solo grazie alla disponibilità di Gessa. “Ricordo – ha riferito l’ingegnere – che la notte successiva a quella partita, intorno all’una di notte, mentre mi trovavo a letto a casa mia, ricevetti una chiamata al mio telefono cellulare da parte di Cellino che, minacciandomi a voce alta, mi diceva che se non fossero arrivate le recinzioni previste me l’avrebbe fatta pagare personalmente”.

Un’intera famiglia coinvolta. La moglie di Gessa, Daniela Bianco, ha confermato ai giudici le continui pressioni: “Un vero e proprio assedio da parte del sindaco e del presidente del Cagliari”. E ancora: “Le pressioni che mio marito riceveva da parte di Cellino, Contini, Lilliu e Vasapollo, cioè la persona che segue i lavori per conto di Cellino, erano davvero tante e senza rispetto di orario e di giornata”.

Pressioni alla quali Gessa cedeva, pur consapevole di agire contro la legge. Come stretto tra il rispetto delle regole e il timore di scontentare i suoi potenti interlocutori. Ancora la moglie: “Pochi giorni prima del suo arresto, mio marito mi ha confidato di sentirsi in pericolo e di sentirsi sicuro solo a casa nostra. Secondo me Pierpaolo temeva di essere oggetto di vendetta personale o familiare da parte di ignoti, ma con riferimento ai lavori dello stadio”.

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