A Gavoi con Pennacchi e Valerio: corpo a corpo sul senso della storia

“Te morivi anche tu de malaria in Sardegna, Valè. Mica solo alle Pontine”. Inizia con un colpo di box il bel match letterario tra Antonio Pennacchi,  vincitore dello Strega nel 2010 con “Canale Mussolini” e Chiara Valerio, critico e moderatrice dell’incontro serale in scena in piazza S’Antiocru al festival “L’Isola delle Storie” di Gavoi. Mentre un incendio mostruoso inghiotte le vene verdi nel cuore dell’Isola, a pochi chilometri di distanza ci si interroga sul senso della storia, della natura, della vita. “Che cos’è Canale Mussolini? E’ un un canale scavato  tra il ’29 e il ’34 per bonificare le paludi pontine, un deserto paludoso e malarico, come ne avete avuto anche voi qui in Sardegna. Ad Arborea, certo, ma anche a Fertilia. E mica le bonificavate voi le paludi. A lavorare chiamavano noi veneti, i miei nonni, i miei zii, i miei parenti”.

E’ un fiume di parole che scorticano quello di Pennacchi qui a Gavoi per presentare la seconda parte del libro, parole strascicate a metà tra il dialetto romanesco e un veneto d’altri tempi,  un concentrato di amarezza e straripante passione per la vita, tenuta a freno dietro la divisa da operaio scrittore e dietro la classica aria da contadino un po’ burbero, fragile, tenero.

Due ore di corpo a corpo a una velocità spiazzante, mentre Valerio tiene la barra a dritta, tra metafore politiche ed equilibrismi critico-letterari. “Vai troppo veloce per me Vale’, tu ch’ai una testa così, io non ho studiato fisica e matematica come te. Da ragazzo facevo l’operaio in fabbrica e poi dopo ho fatto il sindacalista. Quando è uscito il mio romanzo, i librai lo nascondevano. Mi dicevano che con quel titolo così, non lo avrebbe mai letto nessuno. Invece ha venduto 500mila copie Valè, e c’ho pure vinto lo Strega. E di una cosa sono certo: scrivo meglio di come parlo. Me viene meglio. E la vita mia, e quella di chi è venuto prima di me, è ciò che conta. Perché la vita non è nostra, non è tua, ma appartiene a quelli che ci hanno preceduto. Non siamo noi i padroni. E la conoscenza non nasce dalla teoria ma dalla prassi, ed è un processo continuo. E me viene pure da di’ che è appena cominciata. E’ una bella avventura la vita. Capito Valè?”.

Donatella Percivale

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