Debutta l’enigma di Kaspar di Manuli Vincent Gallo sceriffo nel Sinis

Dopo aver fatto il “giro del mondo” in 60 festival, “La leggenda di Kaspar Hauser” di Davide Manuli approda con le ansie e le difficoltà di qualsiasi film italiano contemporaneo nelle sale. Dal 13 giugno è in proiezione in Sardegna a Cagliari (all’  “Odissea”) e a Oristano e nel resto della penisola, dopo l’anteprima romana del 12.

Il circuito distributivo è cominciato, comunque, nella nostra isola, dove il film è stato interamente girato (soprattutto nella penisola del Sinis, fantastica nella rivisitazione da “ultima terra del mondo”) e a presentarlo c’erano il regista, Alessandro Bonifazi (produttore della pellicola con Bruno Tribbioli della “Blue Film”, la “Shooting hope production” con la partecipazione del MIBAC, della Regione Sardegna e della Regione Lazio) , la direttrice della Film Commission sarda Nevina Pinna e alcuni interpreti, tra cui Silvia Calderoni, emozionante Kaspar Hauser in vesti androgine, sorta di doloroso Dioniso vitalizzato dalla musica.

Il regista ha ricordato come “La leggenda di Kaspar Hauser” insieme a “Su re” di Giovanni Columbu e a “Bellas mariposas” di Salvatore Mereu, fosse uno dei tre film a cui nel 2010 la Regione Sardegna assegnò un finanziamento, ma ha aggiunto come “sembrano passati trent’anni, perché, ormai, qualsiasi supporto statale è impossibile, la produzione cinematografica italiana è ferma. La soddisfazione è, semmai, vedere queste opere girare il mondo, richieste e premiate dai festival”.  Girare in Sardegna, per Manuli, è stato tracciare un continuum tra il precedente “Beket”, anch’esso d’ambientazione isolana, e la nuova opera (“rappresentano quasi un dittico”) e bisogna sottolineare  come le location del Sinis, di Fordongianus e di altri affascinanti luoghi dell’oristanese sono parte fondamentale della vicenda, ambientata in una terra “primitiva” (nel senso pasoliniano del termine) e senza tempo, dove il vento , il mare la sabbia segnano i gesti dei protagonisti. D’altronde Kaspar viene ritrovato tra le acque e, da questo elemento ancestrale materno, viene “salvato” e fatto rivivere dal bizzarro sceriffo-padre  interpretato dall’istrionico Vincent Gallo. La scelta di proporre Hauser al femminile è stata, allo stesso tempo, causale e predestinata.

Racconta, su questo argomento,  Manuli: “L’interprete doveva essere un ragazzo russo contorsionista, ma poi, a ridosso delle riprese, ci sono stati dei problemi e mi sono ritrovato, in panico, senza il mio Kaspar. Allora ho ricordato di aver assistito ad uno spettacolo del teatro Valdoca, dove si esibiva Silvia e l’ho ritenuta l’unica scelta possibile per il mio protagonista, che si è mutato in un essere androgino perfettamente sovrapponibile alla mia idea di realizzare un Kaspar Hauser archetipico, un essere “perfetto” maschio-femmina”. La performance della Calderoni è di grande fascino, il suo delicato corpo “senza sesso”, come un angelo caduto senza ali, produce “vibrazioni” (come le definisce il regista) vitali, disegna un personaggio che, appena entrato in sintonia con la realtà, viene ucciso. L’attrice ha raccontato le emozioni e le difficoltà del suo personaggio, del suo debutto sul
grande schermo: “Ero abituata ad essere felice spettatrice al cinema; Davide Manuli mi ha insegnato che, dietro questo aspetto, ce ne può essere un altro di resistenza amorosa e di poesia”. La Calderoni, prima di girare “La leggenda di Kaspar Hauser” non era mai stata in Sardegna e l’ha trovata una terra “affascinante, ma difficile. E’ una terra che ti mette alla prova: nei luoghi delle riprese sono riuscita persino a farmi male, io che pure conosco a perfezione il mio corpo…” Lavorare con una star così “complicata” come Vincent Gallo le ha dato tanto, ma “allo stesso modo degli altri interpreti come Marco Lampis o Antonio Fenu”.

Nel film la recitazione della danzatrice è quasi plasmata dalla musica elettronica di Vitalic, altro elemento fondamentale per la costruzione del puzzle cinematografico. “Vibrazioni”, ritmo costante ed ossessivo sono l’unico linguaggio che Kaspar può imparare, ogni altra sua “esibizione” le provoca terribili crisi epilettiche. Così il padre-guru-sceriffo può insegnare al “ragazzo” le abilità del DJ e in “Paradiso” continuerà questa comunicazione artistica. Per Manuli il rapporto con il musicista Vitalic è stato complicato, ma proprio partendo dal commento musicale del film che in Francia (dove “La leggenda” uscirà fra alcune settimane in 50 copie) l’opera è stata considerata commerciale, cosa meno evidente in Italia, dove qualunque film non sia una commedia, è ritenuto problematico. Ma il film, sceneggiato sulla scia dei dialoghi tipicamente da teatro dell’assurdo, dove la banalità e l’incomunicabilità linguistica diventano paradosso, surrealismo e battute comiche, ha dei momenti di grande ironia, che lo spettatore può godere totalmente.

Elisabetta Randaccio

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share