Mauro Addari, ingegnere a Vancouver: “Questa è la terra per le sfide vincenti”

«In Canada ho costruito la mia vita con gli strumenti sociali e finanziari che l’Italia mi aveva negato». Trovato il baco nel sistema, senza pensarci troppo, ha seguito l’istinto; era il 1995 quando Mauro Addari è arrivato a Vancouver «la mia prima e sinora unica esperienza all’estero che è diventata la mia seconda patria». Cinquantadue anni, cagliaritano, laurea a Pisa in Ingegneria Elettronica con indirizzo Aerospaziale, dopo tre lustri in alcune grandi società che si occupano di sistemi di sicurezza informatici, si è messo in proprio: «Ho aperto una compagnia che fa consulenza a privati ed enti pubblici. I miei clienti generalmente devono implementare nuovi sistemi di elaborazione per sostituire quelli obsoleti. Perciò hanno bisogno di percorsi dettagliati per: la protezione dei dati, la stabilità, la velocità e la sicurezza del nuovo sistema. La mia azienda crea e implementa questi piani. Ho intrapreso questo nuovo percorso professionale quattro anni fa, dopo aver acquisito esperienza in ruoli di vertice all’interno di colossi quali Raytheon, RSA Security, Best Buy e Ritchie Bros Auctioneers e aver acquisito certificazioni professionali importanti sia in Canada, sia negli Stati Uniti. La parte positiva del mio lavoro è che, come consulente, sono esterno e quindi posso proporre il mio giudizio professionale, senza essere influenzato dal personale della ditta, da cui non dipendo. Dall’altra parte questo è anche un fattore negativo perché non partecipo direttamente all’eventuale successo del progetto».

Nel suo racconto il Canada è stato ed è terra di opportunità professionalie di vita impensabili in Italia, nonostante un lavoro fisso conquistato quasi subito: «Mi sono laureato e ho iniziato, sempre a Pisa, come ricercatore nel campo dell’elettromagnetismo, argomento che mi ha consentito pure di fare quattro pubblicazioni originali che sono state presentate in conferenze internazionali. Facevo cose interessanti ma non vedevo le possibilità di successo che il Nord America mi prometteva. Nel 1995 mi sono licenziato per andare in Canada».

Decisione stimolata da molti fattori e dalla sensazione costante di essere impigliato in una ragnatela invisibile ma capace di impedirti alcuni movimenti e che lui racconta così: «Ho sempre avuto l’impressione che, tanto in Sardegna quanto in Italia, le possibilità di carriera non fossero direttamente connesse alle mie intrinseche capacità ma che, in qualche modo, il mio futuro fosse legato al cognome, alla disponibilità economica e all’accettazione di compromessi professionali ed etici. Volevo stare in una realtà differente, basata realmente sulla meritocrazia, e dove corruzione e nepotismo non giocassero un ruolo così importante come purtroppo accade da decenni nel nostro Paese. Non voglio dire che l’America settentrionale sia immune, tuttavia i casi anche clamorosi, in Canada, non sono la norma bensì l’eccezione».

Il salto, pur coraggioso, è stato tutt’altro che avventato: «Sono sempre stato affascinato dalla bellezza del territorio e dall’economia dell’America settentrionale, il Canada negli anni novanta cercava talenti nel campo tecnico, soprattutto a Vancouver, dove era in atto una crescita molto veloce e c’era la volontà politico-economica di espandere le proprie risorse creando un distretto importante nell’industria del software».

Burocrazia quasi inesistente, condivisione e rispetto diffuso delle regole, mobilità positiva in ambito lavorativo, alta qualità della vita sono le caratteristiche principali del Paese nella descrizione fatta da Mauro. «In Canada ho potuto scegliere liberamente diversi aspetti della mia vita che tuttora mi aiutano a essere sereno. Possiedo una casa costruita su un terreno che ho potuto comprare, mi sono impegnato per anni nel mio lavoro, ma fin da prima dei quaranta anni ho potuto dedicare molto più tempo alle mie passioni personali, sviluppando il mio talento artistico e creativo nel disegno e nella pittura, riuscendo anche a visitare pure altre nazioni e godendo quindi della straordinaria bellezza della natura e il fascino delle culture. Dato che in Canada praticare sport è un valore importante per la salute fisica e psichica, mi sono dedicato a varie attività, rassicurato dalla presenza d’istituzioni statali che hanno cura dell’ambiente e dei cittadini. L’assistenza sanitaria funziona bene e nonostante non sia prevista una pensione statale, come quasi la totalità della cittadinanza, pure io ho investito in altre attività statali e non che, oggi, costituiscono il mio reddito per la vecchiaia. E l’ho fatto e lo sto facendo pagando tasse ragionevoli che mi garantiscono pure servizi attivi e funzionanti. La società canadese è multiculturale e i diritti di tutti sono garantiti. Il mio bilancio è molto positivo, sono felice e ammiro e ringrazio questo Paese in cui vivo da più di venti anni».

Amore incondizionato per la sua seconda patria che però non gli fa dimenticare la prima: «Voglio rafforzare la mia compagnia e avere scambi di lavoro con l’Italia per vivere al meglio le due realtà, canadese e italiana, sia sotto l’aspetto professionale che privato. Sono legatissimo all’isola, a Cagliari e a Gergei, paese d’origine dei miei genitori per questo torno spesso. Vedo in Italia e in Sardegna molte di persone che hanno grandissime qualità; in Canada e in Nord America ce ne sono altrettante che avrebbero bisogno di questo talento. Ecco vorrei creare il ponte tra queste due realtà. Questa – conclude – è terra per chi ha mentalità aperta e vuole dimostrare le proprie capacità».

Giovanni Runchina

 

 

 

 

 

 

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