Da freelance sottopagato a investigatore a Londra, le due vite di Alessandro Garau

L’attenzione per il particolare, lo spirito critico, la capacità di analisi sono il sale del suo lavoro; qualità che in Italia avevano un riconoscimento, soprattutto economico, prossimo allo zero e che a Londra gli hanno permesso di affermarsi. Quella di Alessandro Garau è una storia tutta da raccontare: dall’incertezza professionale ed esistenziale alla stabilità: “In Italia – racconta in poche battute – facevo il giornalista free-lance che economicamente equivale a essere disoccupato. Questo almeno in base alla mia esperienza di articoli non pagati o retribuiti pochissimo”.

Nel 2012 la decisione di emigrare: “Io e Margherita, mia moglie – insegnante di spagnolo e italiano – volevamo vivere un’altra esperienza fuori dall’Isola dopo quella dell’Erasmus a Madrid. Inoltre dopo aver provato per qualche anno a lavorare a Cagliari abbiamo capito molto semplicemente che non c’era spazio per noi. Quella che inizialmente vedevamo come una parentesi all’estero si è trasformata nella nostra stabilità”. Ma anche una scelta che, a distanza di cinque anni, racconta qualcosa in più: un rapporto con il giornalismo ricorrente e bizzarro, capace di riaffacciarsi inaspettatamente nei tornanti imprevedibili della vita.

Alessandro, oggi trentaquattrenne, lavora nella capitale britannica per Mintz Group: “Sono venuto a conoscenza di quest’opportunità tramite un amico israeliano che è ancora mio collega. La compagnia cercava qualcuno che parlasse italiano e il fatto di padroneggiare anche lo spagnolo mi ha dato un ulteriore aiuto. Così, dopo due colloqui e un test, mi hanno preso. Ancora oggi, sono l’unico italiano all’interno del gruppo”.

La società conta circa 300 dipendenti e 15 uffici sparsi nel mondo e svolge ricerche soprattutto per studi legali, banche, enti finanziari e organizzazioni non governative: “Faccio quanto di più simile al giornalismo con la differenza che ciò che scrivo non viene pubblicato ma diventa materiale confidenziale per i clienti”. Un’attività di vitale importanza nel mondo degli affari: “Svolgiamo ricerche di varia natura tramite articoli di giornale, database e talvolta facciamo anche interviste. I nostri clienti sono studi legali, banche, enti finanziari e organizzazioni non governative che con una spesa minima possono risparmiare grosse cifre. Agli studi legali forniamo elementi che possono rivelarsi molto utili sulla loro controparte in tribunale. Alle aziende diamo un quadro completo sulle compagnie o persone, in modo che abbiano gli strumenti per poter decidere se fare un investimento o meno. Il nostro punto di forza è che copriamo praticamente tutti i paesi del mondo”.

Il prossimo passo per Alessandro, è fuori dal perimetro professionale ma estremamente importante “sto studiando per ottenere la cittadinanza britannica” che arriva dopo una gavetta breve e allo stesso tempo molto intensa: “Inizialmente cercavo qualsiasi cosa che mi permettesse di mantenermi. Curiosamente, la mia prima occupazione mi ha trasformato da giornalista a giornalaio: per alcuni giorni ho consegnato i quotidiani gratuiti all’ingresso di una stazione della metro. Poi per un anno e mezzo sono stato assunto in una cartoleria ottenendo il primo contratto a tempo indeterminato della mia vita. Nel mentre ho fatto un corso intensivo di tre mesi alla London School of Journalism e, poco dopo, ho trovato un impiego part-time come analista che svolgevo da casa. Si trattava di esaminare gli articoli dei principali giornali italiani e inglesi dal punto di vista dei clienti che, generalmente, erano multinazionali di vari settori. Così ho cominciato decisamente a riavvicinarmi al giornalismo”.

Cinque anni densi di sacrifici ripagati da tante soddisfazioni: “Professionalmente ho imparato tantissimo sulla cultura del lavoro e soprattutto su quanto sia gratificante vedere riconosciuti e apprezzati i miei sforzi. Dal punto di vista umano, mi sento a casa, in una città a volte faticosa ma che ha sempre tanto da offrire a tutti. Non ho alcun rimpianto rispetto alla scelta di partire e nemmeno troppa nostalgia perché ho la fortuna di poter tornare nell’isola almeno tre volte l’anno. Ovviamente ciò che mi manca maggiormente sono le persone ma, ormai, io e i miei familiari stiamo riuscendo a convincere anche mia madre a trasferirsi a Londra. Ritornare in Sardegna stabilmente? Non è nei nostri programmi anzi, sia io che mia moglie Margherita l’anno prossimo sosterremo l’esame per avere la cittadinanza britannica. In futuro chissà, non si può escludere, magari da pensionati o un po’ prima. Difficilmente però vivremmo in una città italiana diversa da Cagliari”.

Giovanni Runchina

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