Andrea Piras, manager a 34 anni nei colossi americani: «La mia carriera a Cisco System, Yahoo e Microsoft»

«Questa è la terra delle opportunità, se t’impegni al massimo, ottieni risultati». Andrea Piras non ha dubbi e la sua storia, del resto, è la testimonianza migliore dei suoi convincimenti. Cresciuto a Macomer, studi superiori all’Istituto tecnico commerciale cittadino, laurea in Giurisprudenza a Pisa, è dal 2005 negli Stati Uniti. In dieci anni d’America ha bruciato le tappe: nello studio e nel lavoro. «Sono arrivato con il titolo accademico italiano in tasca, per un anno ho studiato intensivamente la lingua e poi mi sono iscritto alla Golden Gate University School of law di San Francisco ottenendo il master in US legal studies. Concluso questo percorso ho deciso di proseguire con lo studio allo scopo di ottenere l’abilitazione all’esercizio della professione di avvocato negli stati di New York e della California; una grande soddisfazione – spiega – perché contemporaneamente lavoravo a tempo pieno e ho sostenuto le prove, molto selettive, non nella mia lingua madre. Ho superato tutte le prove al primo colpo».
Ma questo è stato solo il primo, per quanto prestigioso, traguardo raggiunto. La carriera di Andrea si è svolta infatti sempre all’interno di colossi conosciuti a livello globale: Cisco Systems, Yahoo e Microsoft. «Ho trascorso i primi sette anni in Silicon Valley, da tre sono a Seattle alla Microsoft come Senior Policy Manager, mansione che avevo ricoperto pure nelle precedenti esperienze in California. Attualmente sono il responsabile delle politiche che riguardano pubblicità e marketing per i nostri clienti, partners e team interni. Oltre a dare direttive e indicare strategie su questi temi mi occupo di adattarle rispetto alle novità legislative, alle indicazioni aziendali e ai modelli di profitto. Concilio il business con le esigenze di qualità e di sicurezza, sfida affatto semplice ma molto varia e interessante; non mi annoio di certo perché ho sempre di fronte problemi nuovi da risolvere. Questa varietà si riflette ovviamente sul mio impegno giornaliero. Solitamente arrivo al lavoro attorno alle nove e resto almeno sino alle diciassette, ma gli orari variano molto in base ai progetti e alle aree di riferimento; essendo il mio un impegno a livello globale, le giornate possono essere strutturate in maniera differente a seconda del fatto che i gruppi di lavoro siano in Europa o in Asia. Parallelamente a tutto ciò porto avanti privatamente la pratica legale».
Scalata veloce, quella del manager macomerese, frutto di applicazione e d’idee chiare: «Per me gli Stati Uniti si sono rivelati il luogo ideale a livello di carriera, il sistema offre opportunità in tanti settori diversi. Vivere qui mi ha consentito inoltre di maturare esperienze culturali impensabili altrove. Personalmente non ho mai avuto problemi d’integrazione e non mi sono mai sentito escluso. A chi vuol venire negli USA consiglio d’avere un piano concreto, la tenacia nel portarlo avanti e, soprattutto, di avere molto chiaro come ottenere il visto dell`immigrazione. Quest’ultimo aspetto è cruciale per rimanere legalmente e ottenere un impiego regolare; diversamente si apre il baratro del lavoro nero, senza garanzie e protezioni».
La lingua è l’altro pilastro: «Conoscerla bene fa ovviamente la differenza – sottolinea Andrea – e io ho da subito cercato di legare con persone locali e, comunque, non con italiani per apprendere il più velocemente possibile pure al di fuori dei corsi d’inglese. A distanza di tempo posso affermare d’aver fatto la scelta migliore perché in questo modo ho potuto dare un’accelerazione al mio processo di adattamento».
Con ostacoli non da poco. Infatti, se è pur vero che gli Stati Uniti offrono tantissime occasioni c’è da dire che le aziende possono facilmente risolvere i contratti: «Non ho passato nemmeno un anno senza assistere a licenziamenti massicci nelle compagnie in cui sono stato. Questo è un risvolto indubbiamente negativo del sistema ma non è il solo. Le criticità riguardano pure educazione e sanità. La prima è ottima se hai i soldi per permettertela, la seconda è un vero incubo se non hai un’assicurazione alle spalle che ti copra in caso di necessità. Ovviamente da sardo non posso che avere nostalgia per i sapori della nostra cucina, qui il cibo notoriamente non ha la qualità del nostro».
Alla fine però il paragone con l’Italia, pur tenendo conto di tutti gli elementi negativi, è impietoso: «Torno volentieri solo in vacanza, il nostro è un Paese ideale da quel punto di vista, per il resto preferisco rimanere dove sono. Sin dal primo giorno ho avuto il convincimento di essere arrivato nel posto giusto per portare avanti i miei progetti. Ho superato tantissime prove ma ho mantenuto costante la determinazione nel voler dare concretezza alle aspirazioni e sono stato assecondato da un sistema che è spietato e iper competitivo ma molto dinamico e aperto ad accogliere i talenti di tutto il mondo. Per la mia personale esperienza posso dire che negli Stati Uniti l’impegno e la bravura sono premiati, la meritocrazia è non solo dichiarata a parole ma praticata. Il mio futuro lo vedo sinceramente ancora qui; mi concentrerò sulla carriera in Microsoft, anche se non posso dire quanti anni vi trascorrerò. Sono pronto a cogliere qualunque buona occasione mi si presenti. Sinceramente vorrei trovare più tempo per portare avanti la pratica legale».
Giovanni Runchina

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